𝐀 𝐬𝐭𝐨𝐥𝐞𝐧 𝐥𝐨𝐯𝐞

II

L'isola brulicava di vitalità. Sebbene non fosse enorme, manteneva la sua tipica vivacità. Donne che ridevano e scherzavano fra di loro, uomini intenti alle riparazioni navali e a lavorare nelle locande. Kyle osservava ogni singola persona che passava per le strade, e le locande che si presentavano con precisione e attenzione. Se ne avesse individuata una per far bere e riposare i suoi uomini, allora si sarebbe rilassato del tutto. Ma la sua attenzione si destò su un individuo alquanto particolare. Un ragazzo in particolar modo. Avrà avuto su per giù la maggiore età, e sembrava intento a chiedere informazioni ai pescatori. Forse cercava qualcuno, o qualcosa. Ma c'era qualcosa in quel ragazzo che lo fece alquanto...interessare. D'un tratto però, fu deconcentrato dalla mano di Jonh, catturando del tutto la sua attenzione.

«Visto una locanda dove i tuoi uomini possono divertirsi capitano?»

Non era molto interessato nel rispondere, e per un momento cercò con lo sguardo se il ragazzo fosse ancora lì. Ma di lui nessuna traccia. Chiuse per una frazione di secondi gli occhi, indicando una piccola locanda situata vicino alla foresta. Ma sembrava che in quel momento non avesse avuto molta voglia di parlare. Sembrava che la testa fosse tutt'altra parte. Non capiva il come e il perché, ma quel ragazzo completamente sconosciuto era come se lo avesse già visto in passato, come un vago ricordo lontano.

«Va tutto bene Kyle? Ti vedo alquanto distratto.»

Notò come Jonh si fosse immediatamente preoccupato per il suo stato d'animo, sia da come lo guardava che da come si atteggiava. Gli ricordava molto un cane. Inspirò profondamente, calmando i pensieri e tornando in sé.

«Tranquillo Jonh, sono solamente stanco per il viaggio. Non abbiamo mai avuto un attimo di respiro, soprattutto dopo la tempesta.»

«Lo credo bene. Quella tempesta era come viva, infuriata con noi».

Infondo in parte c'era una certa verità in quello che diceva. Sapeva che dove stavano andando, pericoli maggiori li avrebbero aspettati con impazienza, in agguato in ogni angolo che si presentava.

«L'importante è che per stanotte ci dobbiamo solo rilassare e festeggiare questa vittoria»

Jonh non poté che annuire con convinzione alle sue parole. Se si fossero distratti in quella serata nel bere e nelle risate, avrebbero avuto minor peso sulla reale situazione che li stava aspettando. E questo non l'avrebbe accettato. L'ultima cosa che voleva vedere nei suoi uomini erano dubbio e timore. No. Dovevano divertirsi e lasciarsi andare quella notte.
Come la sera calò, tutto l'equipaggio si appartò nella locanda. Era accogliente ed allegra, ben disposta e con liquori da leccarsi i baffi. Risate e canzoni riempivano la locanda, uomini sopra i tavoli che brindavano e cantavano con tutto il fiato canzoni di avventure e sogni da realizzare. Fra questi, c'era Jonh, che rideva solare e beveva rum come se fosse acqua. Kyle invece se ne stava in disparte, osservando tutta quella felicità mentre con l'indice accarezzava con movimenti circolari il bicchieri riempito fino a metà di rum scuro. Molti avevano invitato il capitano ad aggregarsi con loro, ma rifiutava con gentilezza senza pensarci due volte. Da una parte voleva aggregarsi, rilassarsi e divertirsi soltanto per quella sera, ma i ricordi del passato lo aggredivano come cani rabbiosi, sbranandogli la carne pezzo dopo pezzo.

«Stai un pò attento!»

Quell'urlo fece risvegliare del tutto Kyle, con lo sguardo che andò verso il punto da cui era partito l'ultimo. Quello che vide lo fece istintivamente alzare dalla sedia dalla quale era stato per tutto il tempo seduto e distanziato dagli altri.

La stessa mattina...

Il giovane Erik era appena sbarcato sull'isola. Finalmente terra, non vedeva l'ora di riposarsi sulla terra ferma. Erano giorni, forse settimane, che navigava nell'oceano, senza equipaggio. L'unica compagnia che aveva avuto era il piccolo Fern, un furetto albino. Come mise piede per terra, estrasse dalla cintura una mappa che, prendendo una matita, segnò un tracciato da dove era partito a dove era arrivato.