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Han POV
Dopo quella lunga e strana giornata di scuola, ritornai a casa. Appena misi piede dentro, un sonoro schiaffo mi arrivò dritto in faccia.
Io guardai l'aggressore mentre mi toccavo la guancia dolorante.
«Pensi che non sarei venuta a sapere di che cosa hai ricombinato?! Ti avevo detto di chiedere scusa e tu invece vai a buttare del riso addosso alla stessa ragazza! Ma che problemi hai??» Esclamò furiosa mia madre.
Mi prese per il braccio e mi spinse nella mia camera.
«Oggi non mangi, te lo puoi scordare.» Affermò per poi chiudermi nella stanza.
«MAMMA ASPETTA, POSSO SPIEGARE!» provai a dire ma lei mi ignorò, sentendo i suoi passi farsi più lontani.
Alla fine mi arresi e mi sedetti sul letto, guardando tutte le foto di famiglia che erano attaccate sui muri.
Potevo ancora considerarli genitori?
Staccai tutte le foto di loro dal muro e le strappai, mentre delle lacrime scaldavano le mie guance.
Inutile dire che restai chiuso in camera per tutta la pomeriggio, saltando pranzo e cena.
Sentii mio padre tornare, sinceramente non sapevo nemmeno cosa facesse durante il pomeriggio, lavorava? Non credo proprio.
Fatto sta che quando tornò, mia madre ovviamente doveva informarlo delle novità.
Lo sentii lanciare qualcosa per terra.
Mi avrebbe picchiato di nuovo? Probabilmente.
Poi mi ricordai delle sue parole
«Se ricapita una cosa del genere ti finisco del tutto»
La paura e l'ansia in quel momento mi assalirono e iniziai a sudare freddo, quell'uomo era capace di farlo per davvero.
Poi a chi sarebbe importato se fossi morto? A Hyunjin? Manco spesso a scuola quindi lui non si farebbe nemmeno troppe domande sulle mie assenze.
I miei pensieri vagavano nel futuro e a quello che mi sarebbe capitato, dimenticando del tutto il presente, non accorgendomi che mio padre si trovava dietro la mia porta, intento ad aprirla.
Ok, è arrivata la mia fine.
Aprì la porta e venne verso di me, poi tutto nero.
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I miei occhi si aprirono ma non vidi altro che buio, ci misi un po' a capire che fossi ancora in camera mia, vivo.
Cercai di alzarmi ma sentii dolore in ogni parte del mio corpo.
Ma che cazzo.
Riuscii ad arrivare al mio telefono e lo accesi, vedendo che erano le 4 di notte.
Accessi la telecamera del telefono per vedere come fossi ridotto ma poi mi diedi dello stupido mentalmente perché la stanza era completamente buia.
Accesi il flash e quasi persi la vista, ma mi allarmai di più a vedere la mia faccia completamente stroppia. Avevo un livido sull'occhio destro e tanti piccoli tagli per tutta la faccia e probabilmente anche sul resto del corpo, su alcuni c'era del sangue, ormai asciutto.
Come sarei dovuto andare a scuola conciato così? Che scusa mi sarei dovuto inventare?
Pian piano, senza svegliare i miei, riuscii ad andare in bagno per farmi una doccia, anche per vedere cosa mio padre avesse combinato al resto del mio corpo visto che ero in condizioni di non riuscire quasi a reggermi in piedi.
Decisi di entrare in doccia senza disinfettarmi le ferite, non sapevo nemmeno dove stessero gli antibiotici e non volevo rischiare di fare troppo rumore.
Verso le 6 di mattina uscii fuori di casa così che i miei non mi avrebbero trovato al loro risveglio, e andai un po' in giro per la città per ammazzare il tempo.
Sarebbe stata la prima volta che non ero in ritardo per scuola.
Dopo due lunghe ore "finalmente" era arrivato il momento di entrare in quel grande edificio dove gli adulti facevano perdere la testa agli studenti. Mi sentivo gli occhi di TUTTI addosso, probabilmente bisbigliavano anche cose sulle mie ferite.
Mentre camminavo nei corridoi mi sentii toccare la spalla, mi voltai, ritrovandomi Minho che sgranò gli occhi al vedermi.
«Cosa diavolo è successo alla tua faccia?» Chiese.
«Oh- ho...mi hanno picchiato?» Dissi, non era raro che finissi in risse.
Lui mi esaminò il viso per poi prendermi il braccio e portarmi verso l'infermeria.
Cercai di ignorare il dolore delle vecchie ferite sui miei polsi per la 'forte' strinta che Minho aveva su essi.
Ovviamente l'infermiera mancava perché era letteralmente la prima ora.
«Ti medico la faccia, tu siediti.» ordinò indicandomi il lettino e così feci, senza obbiettare. Mi sedetti ancora dolorante alle gambe e lo guardai mentre cercava il disinfettante.
Quando lo trovò, mi si avvicinò, troppo vicino devo dire, per poi iniziare a tamponare delicatamente la mia faccia.
Io strizzai gli occhi, anche con la sua gentilezza faceva male.
«Per oggi ti do il permesso di andare a casa» affermò, allontanandosi.
«Nono, davvero sto bene, posso restare a scuola, poi non mi va di andare a casa-» gli dissi.
Lui mi guardò confuso ma poi annuì.
«Allora salta almeno la prima ora, ce lo dirò io alla preside, non preoccuparti» mi rassicurò.
Io cercai di alzarmi, fallendo miserabilmente perché quasi caddi dal lettino ed il maggiore venne subito ad aiutarmi.
«Per caso sei ferito anche alle gambe?» Domandò osservando la mia figura da testa a piedi.
«Sapessi» borbottai e lui sospirò.
«Resta qui a riposarti e quando viene l'infermiera fatti visitare.» Proferì per poi uscire dalla stanza, lasciandomi solo.
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KAMU SEDANG MEMBACA
Troublemaker • MINSUNG •
Fiksi PenggemarJisung, un ragazzo di 16 anni che non fa altro eccetto causare problemi, viene affidato a Minho, che lo aiuterà a rimettersi nella giusta strada. Jisung però sembra nascondere qualcosa, cioè... la causa di tutti i suoi problemi e le sue misteriose a...
