Cap. 2(4 di 5) - 1°Giorno. ORE 01:00

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Piccola Shangai esterna, IX Anello: centrale di polizia.

  È l'ora della rubrica 'Fatto o Finto?', annunciò la conduttrice radiofonica. "Sono un miracolato". Queste le parole di un trentenne invalido civile. Quattro anni fa, a detta sua, avrebbe perso la gamba destra dopo essere stato investito da un tram. Ma ieri mattina, sempre a detta sua, si sarebbe risvegliato con entrambe le gambe. Indagato per truffa allo stato, l'uomo non ha però perso il senso dell'umorismo e ha dichiarato: "Peccato, mi ero appena abituato a usare la terza gamba. Adesso dovrò comprarmi sempre tre scarpe".
  Esplosero le risate registrate, seguite da quelle dell'anziano sceriffo e dal giovane vice.
  Il marito si Sposta di nove metri mentre fa l'amore con la moglie. Lei non se ne accorge minimamente, anzi, dichiara: "La migliore scopata di tutta la mia vita". Il marito, invece, dice di essersene accorto solo perché il termosifone che si stava ingroppando era più caldo della moglie.
  Altre risate, sia finte sia dei due poliziotti.
  Una signora si è fatta suora dopo che le sono ricomparse quattro dita perse in gioventù. Adesso sarà velocissima nello sgranare il rosario. Poi c'è Lessie, tornato a casa dopo tre anni dalla sua sepoltura: nomen omen?
  Ancora risate, ma poi lo sceriffo spense la radio. «Torniamo da quel matto drogato della pioggia.»
  Gambe abbracciate e mento sulle ginocchia, Gottlob dondolava maniaco in punta di piedi sul pavimento, scalzo e tremante, e farfugliava a fior di labbra. Testa e collo erano bendati a mo' di velo islamico, a causa delle ferite riportate dall'autoesplosione dell'uomo che aveva tentato di uccidere lui e Penny, quello a bordo del furgoncino bianco. I jeans e il maglione nero puzzavano di whisky.
  Quando lo sceriffo e il vice entrarono nella cella, Gottlob sembrò non accorgersene. Anzi, accentuò il suo ciondolio, tra risolini e piagnucolii spenzolanti, e continuò a parlare da solo, sottovoce, scavato da poetica demenza.
  «Scommetto che ti sei bruciato la faccia mentre eri strafatto. E non ti sei accorto che quella che stavi bevendo era pioggia infiammabile.» Lo sceriffo si puliva i denti con uno stecchino. Nell'altra mano aveva invece un bicchiere. «Ma la pioggia che ti ho portato io non lo è, ed è appena caduta. È di un bel blu acceso, proprio come i tuoi occhi.»
  Gottlob si zittì, si leccò le labbra e fece per afferrare il bicchiere, ma lo sceriffo tirò indietro il braccio, e lui finì palmi a terra.
  «No, prima ti devi decidere a parlare. Dopo te la faccio bere tutta quanta, così ti passa l'astinenza. Dimmi innanzitutto perché la tua macchina è bucata come un cazzo di formaggio.»
  Come un neonato, Gottlob gattonò fino alla parete, attratto da una scritta incisa nel muro: qualcuno, che non si era firmato, prometteva amore eterno a qualcuno che non era stato nominato. Poi, dopo essersi perso in quell'amorevole cesellatura, si sedette su una delle lerce chiazze marroni del materasso, e congiunse le mani come un uomo in preghiera; pareva avesse cambiato personalità.
  «Ho atteso che arrivasse un giorno, Padre. Ho atteso quel giorno per tanto tempo.» La bocca di Gottlob era impastata; la gola, piena di catarro. «Un giorno che però... si è presentato nelle vesti di questo triste oggi.»
  «Questo è fuori come un balcone. Mi ha preso per un dannato prete.» Lo sceriffo guardò divertito il suo vice, poi sputò lo stuzzicadenti sporco di saliva e sangue. «Ehi, guardami, figliolo. Questa non è una chiesa e tu non sei un chierichetto. Devi solo dirmi quello che è successo. Così, io finisco il mio bel rapporto, tu ti bevi la tua bella pioggia e tutti noi ce ne andiamo a fare un bel pisolino.»
  Gottlob non parlò né lo guardò.
  Lo sceriffo allora s'innervosì e smise di interpretare la parte del poliziotto gentile. «Mi dispiace per la tua troia, lei è morta. Morta, hai capito? Come è morto quello che ti voleva fare la festa. Cazzo, questa è proprio una storia di fuori di testa! Perché quel tizio si è fatto esplodere? C'erano pezzi del suo corpo sparsi dappertutto, dannazione.» Gottlob continuava a non rispondere, così si rivolse al suo vice. «Ehi, senti qua. Mi hanno detto che la bionda che lavora al distretto sud ha trovato il cazzo del tizio esploso e se l'è portato a casa.»
  I due poliziotti presero a ridere di gusto, quando delle bottigliette di vetro caddero improvvisamente sul tetto della centrale, facendo sussultare entrambi.
  «Maledetta immondizia volante, e maledetto quel rotto in culo del batterio mangia rifiuti!» imprecò lo sceriffo. «Lui, chi l'ha inventato e soprattutto chi l'ha manomesso.»
  «Pensa che mia moglie ha messo fuori dalla finestra un paio di mutande, e quei batteracci se le sono portate via. Ora ci sono le mie mutande che girano per tutto il quartiere. Ahahah.»
  «Ahahah. Dici cazzate.»
  «Prova a dormire una nottata fuori, capo, e inizierai a volare pure tu. Ahahah.»
  «Fecero un esperimento, Padre.» Lenta e rotta, quella di Gottlob era una voce da psicofarmaci; una voce che fissava il vuoto, come i suoi occhi. «Lo fecero su tre topolini nati dalla stessa madre. Li misero in gabbie diverse. Il primo crebbe con la madre. Il secondo, con un peluche. Il terzo, invece... crebbe completamente da solo.»
  «Vuoi uscire fuori da questa gabbia? Prima parli e prima ti faccio uscire» recitò premuroso lo sceriffo. «Oppure vuoi che uso il manganello? Anzi, no, magari preferisci il cazzo di quel tizio. Ahahah.»
  «Il primo topolino divenne forte e robusto. Il secondo crebbe poco, debole e triste. Il terzo, invece, sempre solo, senza una madre o un amico, senza... una compagna...»
  Gottlob si arrestò e guardò i due poliziotti come se potesse vedere attraverso e oltre loro; non li vedeva, vedeva solo sbarre. In parte era incosciente e in parte lo era ancora di più.
  «Il terzo topolino?» domandò lo sceriffo, ma poi si vergognò di essersi fatto incuriosire e si alterò. «Cosa me ne fotte di quei topi di merda! Dimmi chi cazzo siete veramente. Tu, la troia morta e l'altro suonato esploso. Perché avevate una barca di soldi?»
  Gottlob non cambiò atteggiamento, così il vice si sfilò la cinghia, mentre lo sceriffo si faceva scrocchiare le dita. «Non costringerci a...»
  D'un tratto, una forte esplosione fece tremare l'intera stazione di polizia. Caddero vetri rotti, saettarono spari e grida, e il profumo acre dei lacrimogeni si sparse ovunque. I poliziotti corsero subito fuori dalla cella, senza curarsi di chiuderla.
  Gottlob, invece, ci mise qualche istante per capire che quel boato non proveniva dalla sua testa: erano le Foche Verdi, pensò, venute a finire il lavoro iniziato alla stazione di servizio dall'uomo con il furgoncino bianco. Quindi uscì anche lui dalla cella e imboccò il corridoio desolato, coprendosi bocca e naso con il maglione.
  In uno degli uffici trovò lo zaino di Penny, ma non la borsa con i soldi. Poi percorse tutto il corridoio, alla fine del quale trovò lo sceriffo, ferito alla pancia.
  «Aiutami» supplicò quest'ultimo.
  «Aiutarti?!» Gottlob gli prese prima la pistola, poi le scarpe, che indossò subito. «Nessuno ha aiutato il terzo topolino. Ma lui... lui ha rotto la gabbia e... libererà tutto il mondo.»
  I tafferugli scemarono in un sinistro silenzio, interrotto solo dallo sbavare delle radioline, e passi circospetti venivano verso di lui, frantumando cocci di vetro. Allora ritornò indietro, sparò ai cardini di un finestrone, lo prese a calci e si ricavò un'uscita all'esterno. Però, una volta fuori, fu subito bersaglio dei laser rossi dei fucili dei Latro, i soldati del Gruppo.
  «Assassino di Suad individuato all'esterno. Ripeto: assassino individuato. Terminate le ricerche» comunicò Khrstin alla squadra Latro all'interno della centrale di polizia.
  Vestiva una mimetica nera e grigia, non nera e porpora come l'uniforme dei Latro, ed era così attillata che ricalcava ogni curva del suo fascinoso corpo scultoreo. Invece di anfibi, calzava alti stivali neri con tacco 12. I biondi capelli erano legati in una lunga coda di cavallo. Gli occhiali quadrati erano allacciati dietro la testa con una fascia elastica.
  «Avanti, venga. Butti via la pistola.» Khrstin si era rivolta a Gottlob, ma come allungò una mano verso di lui, un proiettile le ferì una spalla, e dovette ritirarsi dietro le auto blindate. «Cecchino! Cecchino!»
  Anche Gottlob tentò di trovare riparo, ma un proiettile gli staccò di netto l'avambraccio sinistro, mentre un altro lo colpì alla schiena schiacciandolo a terra.
  «Sono almeno tre» disse via radio il LatroCapo, accanto a Khrstin. Poi attivò un ologramma dell'intero quartiere, stimò la posizione dei cecchini e la comunicò alla squadra aerea. «Eliminateli.»
  Mentre le auto blindate venivano martellate di proiettili, Khrstin lanciò vicino a Gottlob un'olochiavetta, che fece partire il video olografico a grandezza naturale della canzone Il mondo di Jimmy Fontana. Ciò infastidì i cecchini, che ora non avevano più un bersaglio netto, ma confuso tra le immagini tridimensionali in movimento.
  «Dobbiamo immediatamente recuperare quell'uomo!» disse Khrstin al LatroCapo, poi ordinò via radio che le venisse portato un kit di Cancellazione.
  Simultaneamente, un Latro contattò il LatroCapo, il quale lo mise in vivavoce. «Abbiamo due fazioni, Capo: una spara all'assassino di Suad, l'altra invece spara sia a noi sia a quella che spara all'assassino di Suad.»
  «I primi sono le Foche Verdi» spiegò il LatroCapo guardando Khrstin.
  «Gli altri devono essere mercenari al soldo dell'assassino di Suad» concluse Khrstin.
  Gottlob venne colpito di nuovo alla schiena: stavano usando proiettili Dorian, come avevano fatto con Penny, e a breve anche il suo corpo si sarebbe quasi del tutto corroso.
  Ciononostante, con sforzo disumano, si mise carponi su tre appoggi e pensò a Penny: l'aveva uccisa per non farla morire, e ora invece moriva anche lui. Le sue lacrime caddero giù troppo veloci, come acqua ossigenata, ma poi un proiettile lo risbatté a terra, morto.
  Nel frattempo, Khrstin aveva ricevuto il kit di Cancellazione e aveva ordinato ai Latro di formare una testuggine con gli scudi antiguerriglia. «Recuperiamo quell'uomo, ragazzi. Pronti? Ora!» Mentre la testuggine avanzava, con lei al centro, telefonò al GranVisore. «Xiang, abbiamo i secondi contati. Devi far partire subito una Cancellazione: almeno l'ultima mezz'ora. A breve, l'assassino di Suad sarà irrecuperabile.»
  «Non mi risulta nessuna Gomma attiva» rispose svogliato il GranVisore. «Non ho alcun segnale.»
  «Il segnale arriverà tra un attimo. Stai pronto.»
  Tre proiettili esplosivi mancarono Gottlob, mentre un quarto gli fece saltare metà gamba.
Anche la testuggine dei Latro veniva bersagliata da piogge di proiettili, ma procedeva compatta, accompagnata da uno stormo di droni che fungeva da ulteriore protezione. Si immerse quindi nel video musicale, virtuale e a tutto tondo, lanciato prima da Khrstin, la quale mise Gottlob al riparo dietro gli scudi.
  Due Latro vennero feriti, uno morì.
  Dall'astuccio del kit di Cancellazione, Khrstin prese il dischetto nero di plasma e lo mise al polso di Gottlob. Poi lo premette e ne fuoriuscirono come delle radici, che si chiusero a mo' di orologio. «Gomma attivata, Xiang!»
  Tutto intorno, il triplice scontro continuava senza interruzione: cecchini contro cecchini, droni contro droni, squadre aeree contro squadre terrestri: i proiettili esplodevano da tutte le direzioni, vetri e calcinacci saltavano via dagli edifici crivellati di colpi, l'aria rovente puzzava di metallo, notte e silenzio erano a brandelli: le Foche Verdi sparavano a Gottlob, gli uomini di Gottlob sparavano alle Foche Verdi e ai Latro, i Latro rispondevano al fuoco.
  Sbudellati dai proiettili, i sacchetti volanti di spazzatura rilasciavano rifiuti di ogni sorta. E quando iniziò a cadere pioggia luminescente, fu un cielo di lucciole cadenti.
  Khrstin teneva fra le mani un'AntiGomma, un dischetto come l'altro, ma bianco; la teneva vicino al gomito sanguinante di Gottlob, là dove avrebbe dovuto esserci l'avambraccio sinistro. «Gomma attivata, Xiang, ripeto. Che aspetti, maledizione? Lo hanno colpito con proiettili Dorian. Tra poco, di quest'uomo non mi resteranno che le ossa. Muoviti o diventerà Incancellabile. Muoviti! O anche noi faremo la stessa fine.»
  Finalmente, la Gomma al polso di Gottlob lampeggiò, segno che la Cancellazione richiesta da Khrstin era partita, e dopo neanche un istante, lui tornò in vita, senza ferite e con gli arti al proprio posto.
  L'AntiGomma si era allacciata all'avambraccio sinistro appena ricomparso.
  «Torniamo dietro i blindati!» ordinò Khrstin, e tirò su Gottlob, affettando un sorriso. Si misero a correre. «Il tuo nome è?» Ignorata, fece per dirgli il proprio nome, ma un proiettile esplosivo la colpì in pieno sbattendola contro uno dei blindati: i capelli sembravano stoppa che friggeva, i tacchi 12 erano saltati via insieme alle gambe, il suo bellissimo corpo aveva perso ogni tonicità. Era morta.
  Assieme ai Latro della testuggine, anche Gottlob era stato sbalzato via dall'onda d'urto, ma senza ripercussioni. Così, imbrattato del sangue di Khrstin, si rimise subito in piedi e fuggì senza esitazione, mentre lo scontro a fuoco continuava dietro di lui.


Solo per un ricordo. Si può tornare da dove non si esiste?Where stories live. Discover now