Cap. 1(2 di 4) - 1°Giorno. ORE 00:00

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Gemonìe.

  Due uomini identici e sudici si arrestarono affannati dopo una lunga corsa scatenata. Se non fosse stato per abbigliamento ed equipaggiamento differenti, si sarebbero detti due perfetti cloni.
  123 si lasciò cadere carponi, con i guantini e le ginocchiere nel fango rossastro. Poi si sfilò gli occhialoni da aviatore, rifiatò e controllò di non aver perso la pistola scarica e i coltelli. 2044 si picchiò invece il caschetto da combattimento con entrambe le mani. Poi si liberò del marsupio e dei parabraccia, e li lanciò via frustrato, insieme all'arco e alla fionda.
  «Speriamo che gli altri non abbiano preso un'altra direzione» disse 123. «Aspettiamo ancora qualche secondo. Se non li vediamo arrivare, torniamo indietro.»
  Le tenebre erano ovunque; senza i riflessi di un enorme falò poco distante, non si sarebbero visti l'un l'altro. Il terreno vibrava, vibrava ogni cosa, ogni istante. Il cielo non sembrava un cielo, ma il soffitto di un mondo sotterraneo.
  «Eccoli, li vedo! Sì, sono loro.» 123 si rizzò in piedi sollevato.
  2044 iniziò invece a singhiozzare. «Quando... mi risveglierò... da quest'incubo?»
  Acido, 123 gli lanciò un'occhiataccia. «Smetterà di essere un incubo solo quando capirai che non lo è affatto.»
  «No, non smetterà comunque.»
  «Siamo qui da anni, accidenti! Smettila di piangere. E poi, chi starebbe sognando di noi? Io? Tu? O loro?» 123 fece una panoramica dietro di sé, sul migliaio di uomini che si stavano avvicinando, identici fra loro e identici a loro due. Molti erano privi di mani o di braccia. Tutti avevano delle protezioni sul corpo e delle armi, soprattutto bianche. Sembrava un esercito di disgraziati formatosi per caso, in fretta e furia.
  «Se non è un incubo, allora come mai ci sono miliardi e miliardi... e miliardi di persone?» 2044 si coprì fronte e occhi con i palmi.
  «Lo sai bene il perché. Se non ci vuoi credere, è un tuo problema. Continua a fare il tuo inutile censimento e lasciami in pace.»
  «Ma perché noi siamo uguali?»
  «Siamo la stessa persona, ficcatelo in testa! Ogni altro maledetto branco diverso da noi è la stessa persona: ogni branco, una persona. Ogni branco, una persona!»
  «L'ho capito!» urlò 2044, si slacciò il caschetto e lo sbatté a terra. «Ma perché? Se non siamo cloni, cosa...»
  «Finiscila! Perché fai sempre le stesse stupide domande? Perché parli come se fossi appena caduto? Quante volte dobbiamo ancora parlarne?» 123 s'incupì. «Hai mangiato della carne per caso? Della carne uma...»
  All'improvviso, un tonfo stravolse occhi e orecchie, e ognuno prese subito a scappare per conto proprio.
  Ecco di nuovo un tonfo, poi un altro e un altro ancora: dal cielo oscuro, ora leggermente schiarito da bagliori brevi e intermittenti, piovevano migliaia di uomini, e con essi le urla e il panico; le ossa si spaccavano, le membra esplodevano e il sangue fresco ricopriva quello vecchio e incrostato.
  Non c'era modo di schivare quei corpi sbraitanti, se non quello di sperare di riuscirci, e infatti molti vennero colpiti in pieno sulla schiena.
  Anche 123 correva per sfuggire a quel bombardamento di carne, quando notò un'angusta nicchia fra le rocce e ci si tuffò. Gambe abbracciate e mento sulle ginocchia, rimase lì tremante, in attesa che il Temporale, vivo ma mortale, proseguisse oltre.


Solo per un ricordo. Si può tornare da dove non si esiste?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora