"Alex! Aspetta!"

Lo accompagnai fuori, fino al cancello e lì lo abbracciai, senza dire niente.
Semplicemente lo strinsi a me, affondando il viso sul suo petto e godendomi il suo profumo.

"Mi dispiace" mormorò tra i miei capelli, posando di tanto in tanto qualche bacio qua e là.

"Tranquillo, è tutto ok" cercai di rassicurarlo accarezzandogli la schiena da sopra la maglietta.

"Sinceramente lo capisco. Anch'io mi arrabbierei se trovassi mia figlia abbracciata ad un ragazzo così bello e nudo"

"Sei così presuntuoso, Alessandro" dissi dandogli un leggero pugno sul petto.

Mi scostai leggermente e alzai la testa per guardarlo, data la nostra differenza d'altezza.
Scoprii due occhi giocosi e divertiti, che cercavano in ogni modo di alleviare la tensione che si era creata a causa di quella situazione imbarazzante in cui ci aveva trovati mio padre.

"È la verità" affermò alzando le spalle e socchiudendo gli occhi con fare saccente.

"Non ne dubito"

"Ora vado, non voglio che tuo padre venga qua fuori e mi stacchi le palle" deglutì toccandosi la parte del corpo appena menzionata.

"Alessandro!" lo ripresi, sconvolta dalle sue parole e da quel gesto.

"Che c'è? Hai visto come mi guardava?"

Sbuffai non potendo dargli torto e così, dopo avermi dato un veloce bacio sulla guancia, mi salutò, promettendomi che mi avrebbe chiamato la sera stessa e se ne andò, lasciando dietro di sé il suo inconfondibile profumo mescolato all'odore del mare.
Quando rientrai, trovai mio padre seduto sul divano intento a fissare lo schermo nero della televisione; aveva le labbra chiuse in una linea sottile e batteva ritmicamente la punta del piede sul pavimento, come se fosse irrequieto e cercasse di trattenere dentro di sé il nervoso che provava.
Da quel che ricordo, non si era mai arrabbiato con me, anche perché non gli avevo mai dato motivo di arrabbiarsi.
Sono sempre stata una bambina tranquilla, che passava il suo tempo a leggere o a giocare con le bambole, niente scorribande pericolose o altro che potessero far penare mio padre.
Forse per questo se l'era presa così tanto per avermi trovato insieme ad Alex: non era abituato a preoccuparsi per quello che facevo.
A casa c'era sempre stata mia madre per occuparsi di me e lei era decisamente meno severa e rigida rispetto a mio padre, il quale, forse a causa del suo lavoro, era da sempre molto intransigente, niente e nessuno poteva mettersi contro di lui senza rimanere schiacciato dal suo rigorismo.

"Se n'è andato?" mi chiese una volta che chiusi la porta alle mie spalle, ma senza guardarmi.

Manteneva lo sguardo fisso davanti a sé, come una statua, però avevo la percezione che con la coda dell'occhio mi stesse osservando.
Risposi a monosillabi, limitandomi ad annuire e andai in cucina, perché non avevo la minima intenzione di ascoltare le sue lamentele, ma lui mi seguì, andando contro le mie silenziose preghiere.
Mi raggiunse e si sedette su uno sgabello posto vicino al bancone, mentre io stavo in piedi vicino al lavandino, cercando di tenermi impegnata con un bicchiere d'acqua.

"Non hai niente da dire?"

Lo guardai accigliata, provando a capire dove volesse andare a parare ma lui continuò prima che io potessi aprire bocca.

"Ti ho trovata mezza nuda abbracciata ad un ragazzo e non mi vuoi dare spiegazioni?"

A quel punto mi feci forza e alzai gli occhi, puntandoli dritti nei suoi.

"Punto primo, Alex non è un ragazzo qualunque ma è il mio ragazzo. Punto secondo, non abbiamo fatto niente. Stavamo solo dormendo"

Cercai di mantenere la calma ma il modo in cui mi guardava era terribile; era come se fosse disgustato da me e dal mio comportamento.

"Te lo giuro, papà" cercai di convincerlo ammorbidendo il tono della voce.

"D'accordo" annuì, respirando profondamente prima di alzarsi e venire verso di me.

"Voglio crederti"

"Grazie" dissi quasi sussurrando ed ebbi il dubbio di averlo detto davvero.

"Vieni qui, tesoro"

Allargò le braccia invitandomi in un abbraccio e, dopo qualche tentennamento, decisi di concederglielo.
Erano anni che non abbracciavo mio padre, anni in cui mi ero privata del suo amore e tutto per colpa di una stupida scappatella.
Maledetta crisi di mezza età.

"Mi piace quel ragazzo, viene da una buona famiglia e mi sembra abbia la testa apposto" affermò mentre mi stringeva a sé.

Io non potei far altro che sorridere, pensando che se mio padre vedesse Alex nel suo habitat naturale, forse non la penserebbe allo stesso modo.
Non che fosse un cattivo ragazzo, ma probabilmente non avrebbe mai approvato il suo modo di comportarsi con le ragazze, le feste a cui partecipava e ora avevo anche scoperto che lui e i suoi amici si divertivano fumando erba; non che non lo sapessi, anzi l'avevo sempre sospettato, ma vedere una cosa con i propri occhi faceva un altro effetto.

"Solo, non voglio più vederlo nudo in casa mia! Sono stato chiaro?" mi mise in guardia, ma notai uno strano luccichio nei suoi occhi, come se non fosse proprio sicuro di quello che aveva detto.

Probabilmente si rese conto di essere stato troppo duro, con me e con Alex, ma era un padre e quello fu il suo istinto naturale: proteggere la figlia.
Lo stesso Alex confermò che si sarebbe comportato allo stesso modo se avesse trovato la sua ipotetica figlia in quella situazione.
Alzai un po' la testa per poterlo guardare e annuii sorridendo: poteva anche essersi comportato male con mia madre, ma era pur sempre mio padre e non potevo non volergli bene.

"Grazie papà"

Lui, come risposta, mi posò un bacio sulla guancia, prima di lasciarmi andare.

"Com'è andata la gita in barca? C'erano gli amici di Alex?" mi chiese mentre si riempiva un bicchiere d'acqua e io quasi mi strozzai bevendo il mio.

Che potevo dirgli?
Che non mi stavano simpatiche quelle persone e che io non stavo simpatica a loro?
Probabilmente l'unico che mi accettava era Luigi e forse Carola.
Ma di certo non ero ben voluta da Serena e avevo dei dubbi anche su Albe, dal momento che avevo preso a schiaffi la ragazza per cui provava dei sentimenti.

"Emm… bene? Diciamo che preferisco passare il tempo in altri modi"

Bevvi anche l'ultima goccia d'acqua, mentre osservavo di sottecchi mio padre.

"Amélie, lo so che ti è sempre stato stretto questo mondo, ma ora sei grande e devi imparare a stringere le giuste amicizie, ok?"

Annuii conoscendo a memoria le battute di quel dialogo: sempre le stesse da quando ero piccola, da quando venivo vestita come un confetto per andare alle feste dove erano presenti tutti i pezzi grossi di Roma.

"Sono felice che tu ti stia integrando e Alessandro è uno che sa il fatto suo" concluse facendomi l'occhiolino e mettendomi in imbarazzo.

Cosa voleva dire?
Alex sapeva il fatto suo solo sulle cose che gli interessavano, ma di certo non gliene fregava niente dell'apparenza, delle cerimonie e di tutte quelle cose che invece erano tanto care agli adulti.
Eravamo ragazzi e volevamo solo vivere la nostra età, senza essere schiacciati dalle oppressioni di una vita già scritta e decisa dai nostri genitori.

"Già…"

Volevo solo chiudere quel discorso e decisi che forse era meglio andarmene e fare una doccia, ma prima che potessi mettere un piede fuori dalla porta, mio padre mi chiamò nuovamente indietro.

"Amélie, che ne dici se una di queste sere invitiamo Alessandro e la sua famiglia a cena?"

"Emmm… Certo. Poi glielo dico"

"Bene"

Annuii senza aggiungere altro e corsi al piano di sopra, per potermi chiudere in bagno e riflettere su tutto quello che era successo.
Era stata una giornata estremamente lunga e l'unica cosa che desideravo era farmi una doccia e mettermi a letto.

Falso amoreWhere stories live. Discover now