<<Che cosa pensi di fare Otis!? Vuoi costringermi con la forza a farti entrare in casa? Non vorrai correre il rischio di ripetere quello che è già successo vero? Sappiamo entrambi che significa, quindi vai a cercare un tetto da un'altra parte>>
Rimasi ad aspettare davanti alla sua porta anche dopo che se ne era andato. Dove avrei potuto nascondermi dopo questa umiliazione? Dove avrei potuto scappare, riposare, dimenticare; se momentaneamente gli unici beni che mi appartenevano, erano un biglietto per il circo di paese vinto dopo aver bevuto dieci pinte di birra , e due bottoni che Hanae era stata costretta a strappare dalla giacca per scassinare la cassaforte della banca, durante l'ultimo colpo? Avrei voluto diventare trasparente come il vetro e scomparire.
Mi accovacciai a terra portando le ginocchia alla fronte. Sentii le lacrime solcare il viso. Cercai di sforzare gli occhi a rimanere candidi ma fu inevitabile, il rossore mi annebbiò la vista.
Tesi le braccia lungo i fianchi, la disperazione mi stava risucchiando. E fu a quel punto che notai le 4 Rimhe stese sul pavimento. Capii all'istante chi me le aveva donate. L'impulso di bussare alla porta per ringraziare Terell venne sostituito dal ricordo delle parole che mi erano state pronunciate qualche minuto prima. Dovevo scappare via da quel posto: se qualcuno mi avesse visto avrei rischiato di riaccendere la lampadina dei pettegolezzi.
Raccolsi da terra i soldi e corsi a cercare una locanda in cui avrei potuto godere di una zuppa calda e un letto.
La pioggia estiva iniziò a cadere, lenta, come le nuvole che si spostano da un cielo all'altro durante i pomeriggi d'estate. Sentii le pozzanghere affogare gli orli dei miei pantaloni; alcuni schizzi riuscirono ad attraversare le mie vesti fino a raggiungere la mia pelle fredda, nuda, fragile, come quella di un bambino in fasce. Ma non mi fermai. Attraversai un ponte, la paura e la tristezza avevano preso possesso della mia mente già qualche tempo prima; e la conferma la ebbi quando mi sporsi verso la staccionata che mi separava dal fiume, ed urlai. Urlai così forte che le cicogne, solite a passare la notte sui tetti a sorvegliare i camini delle case, presero il volo e se ne andarono, portando via i loro piccoli.
Non passò molto tempo prima di ritrovarmi davanti ad un insegna ingiallita dal tempo. Entrai e corsi a dormire: ero certo che la giornata successiva non sarebbe entrata nella classifica dei giorni migliori.
<<Eccolo qui, giusto in tempo per la partenza>>
Non riuscivo a comprendere la logica della voce di Eva, mi sembrava un miracolo che, anche di prima mattina, il volume delle sue parole era impostato sulla stessa frequenza di quello di un usignolo durante l'adolescenza.
<<Si ,sono arrivato. Non è che per caso è avanzato qualche muffin?>>
<<Finiti>>
<<Come finiti? Ne avevo contati almeno 30 la scorsa sera>>
<<No no Otis, avrai sbagliato. Ricordo che erano molti meno, era tardi, il buio avrà fatto un dei suoi brutti scherzi>> Diedi un sguardo svelto verso i compagni che indifferenti ascoltavano la discussione, e capii che non era il caso di portarla oltre, sarebbe potuta finire la mattina successiva.
Ammetto che Eva è sempre stata una bambina molto vivace e ribelle, ma negli ultimi tempi la testardaggine aveva preso possesso di lei , caratteristica che, con molte probabilità, ha ereditato da suo fratello.
Mi sedetti alla tavolata ad aspettare, finché ad un certo punto Vesper si avvicinò a noi mostrando evidente confusione negli occhi.
<<Scusate l'interruzione ragazzi, ma è presto, cosa ci fate qui a quest'ora?>> Chiese rivolgendosi a me e a Luke, che nel frattempo si era nascosto tra le stoffe della mia giacca in cerca di calore: sicuramente la sbronza della scorsa sera non era ancora passata. Ma non ne rimasi sorpreso, l'alcool faceva parte di lui già da tempo, penso che se potesse non si farebbe troppi problemi a sposarsi e dichiarare amore eterno ad una pinta di birra.
OTIS -il piano
Începe de la început
