𝐌𝐞𝐥𝐨𝐝𝐢𝐞𝐬 𝐨𝐟 𝐥𝐢𝐟𝐞 | 𝑀𝑖𝑘𝑒𝑦 (𝑇𝑜𝑘𝑦𝑜 𝑅𝑒𝑣𝑒𝑛𝑔𝑒𝑟𝑠)

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Il ragazzo la scruta per qualche istante mentre lei si aggiusta i capelli biondi con gesti meccanici, per nulla intenzionata a cambiare discorso, si mordicchia le labbra e si tormenta le mani in silenzio.
Scende un momento di silenzio teso, interrotto da un ostentato sospiro di Manjiro che, con uno sguardo spento, ricorda una scena ancora ben impresa nella sua mente.


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- 𝑭𝒍𝒂𝒔𝒉𝒃𝒂𝒄𝒌 -


𝐷𝑖𝑐𝑒𝑚𝑏𝑟𝑒 2001

Quel mese era arrivato ben prima del previsto e, tra i preparativi per il tuo compleanno e l'avvicinarsi del Natale, era scivolato via in un avvicendarsi di giorni magici e felici, trascorsi insieme tra risate, giochi, regali dati e ricevuti e feste gioiose i cui invitati non facevano che aumentare di volta in volta.
Avevate da poco finito le elementari e ti mancava molto avere Manjiro come vicino di banco, aspettavi con ansia il tuo compleanno per poterlo invitare alla tua festa e, finalmente, rivederlo.
Era letteralmente volato; e quando, infine, era arrivata la mezzanotte del trentuno dicembre e tutti erano ormai convinti di aver già assistito a quanto di più sconvolgente potesse aver riservato loro il destino, quell'anno in cui tutto era cambiato, avevano dovuto ricredersi.
Allo scoccare della fatidica notte, infatti, quando il primo fuoco d'artificio aveva illuminato il cielo e tutti si erano preparati all'arrivo dell'anno nuovo scommettendo su chi avrebbe dato il primo bacio sotto il vischio, al rientro in casa, tu avevi posato entrambi i palmi sulle guance arrossate di Mikey e mentre lui, ignaro, allargava gli occhioni affascinato dalle comete di fuoco che solcavano il cielo, tu gli avevi schioccato sulla bocca una bacio così rumoroso da aver destato l'attenzione di tutti.
Era seguito in quell'istante lo scoppio del fuoco, ma nessuno dei presenti gli aveva più prestato troppa attenzione.


- 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑭𝒍𝒂𝒔𝒉𝒃𝒂𝒄𝒌 -

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Mikey cammina lungo la strada che porta verso al S.S. Motors, il negozio di suo fratello, ripensando alla conversazione avvenuta con sua sorella durante la mattinata.
Effettivamente, ad una parte di lui è sempre dispiaciuto l'aver perso ogni tipo di contatto con te dopo le elementari, alla medie ed alle superiori vi hanno inserito in classi diverse e vi limitavate a lanciarvi sguardi lungo il corridoio.
Gli piaceva proteggerti.
Gli piaceva come i bulletti avevano iniziato a starti alla larga per paura della conseguenze.
Vorrebbe rivederti ma dopo il diploma, non ha più avuto tue notizie.
Svolta l'angolo della strada e qualcosa lo blocca di colpo, i capelli biondi che gli ricadono in avanti, accarezzandogli il viso.

𝑻𝒖.
𝑸𝒖𝒊𝒏𝒅𝒊𝒄𝒊 𝒂𝒏𝒏𝒊 𝒅𝒐𝒑𝒐.

Sei in piedi dal fruttivendolo, prendi la tua busta e ringrazi il venditore calorosamente, le guance appena imporporate che ti hanno sempre caratterizzata.
Tu però avverti la sua presenza e quanto ti volti, ti blocchi per un instante per un piccolo sobbalzo, seguito da un tremolio, sussurrando sconvolta: «...Mikey...»

«T/N...» - Risponde subito lui, rimanendo dov'è, l'impressione di star osservando la scena da un altro punto di vista, fuori dal suo stesso corpo: «...Da quanto tempo.»

Arrossisci vistosamente come una bambina, come se tu non abbia davvero l'età che hai riportata sulla carta d'identità: «Una vita...»

Lui stringe le labbra ed annuisce, poco sicuro su cosa dirti, tu stessa sei diventata il ritratto dell'imbarazzo.
Eppure, sei proprio tu quella che decide di rompere quel silenzio che grida troppo forte per le tue orecchie delicate.

«Come... come ti vanno le cose? Emma sta bene?» - Pigoli, evitando il suo sguardo che pare voglia trapassarti da parte a parte.

Mikey non riesce a capire se il suo cervello rimanga così silente per l'assurdità della situazione, o perché sa che se dovesse lasciar scappare anche uno solo dei pensieri che si stanno affollando nella sua mente, lui potrebbe impazzire del tutto: «Lei sta bene, sì.»

«Sono così felice... di rivederti... anche se lo trovo bizzarro...»
«Sì... lo penso anch'io.»
«Pensavo... io sono venuta qui in taxi... se vuoi-»
«Posso darti un passaggio, in moto.»

Ti dice allegramente, assottigliando gli occhi ed avvicinandosi a te, lasciandoti una pacca sulla spalla che quasi ti fa cedere.
Senti lo stomaco in subbuglio ma inizi a seguirlo in silenzio fino al negozio del fratello, l'aria fresca che ti investe in pieno e ti rinfresca il viso in fiamme.
Sei al suo fianco, di nuovo, anni dopo e con le stesse emozioni.
Camminate verso il negozio scambiandovi giusto qualche aneddoto sulle vostre vite, piccole risate che escono dalle labbra a sentire le avventure che lui ha vissuto con Draken.
Vi fermate davanti alla sua moto e ne rimani affascinata, non ti è mai capitato di fare un giro con qualcuno, di solito ti limiti a prendere i mezzi o vai direttamente a piedi nei luoghi che devi raggiungere.
Prende il suo casco e, in modo piuttosto sgraziato, cerca di fartelo indossare, facendoti sorridere per i suoi sguardi buffi.

«Ti porto a casa.» - Ti dice, e tu reciti a bassa voce il tuo indirizzo di casa, senza mai smettere di sorridergli.
Mikey sa già, più o meno, quanto durerà quel tragitto, e non sa nemmeno se meravigliarsi del fatto che ancora, a distanza di anni, lo ricordi così chiaramente: «Vivi ancora nel vecchio appartamento.»

«Sì... costantemente sola, i miei fanno ancora quel lavoro e sono sempre in viaggio... "Qui Tamiko, in diretta da New York!", "Qui Kenzo, in diretta da qualsiasi parte del mondo tranne che a Tokyo con mia figlia!"»

Reciti, cercando di imitare le voci dei tuoi genitori, gesticolando anche con il corpo per far intuire la tua facezia.
Mikey ti osserva in silenzio, inclinando appena il viso ma percependo perfettamente la tua situazione, non così tanto dissimile da quando andavate alle elementari: «Senti ma, perché non vieni da me?» 

Ti chiede senza pensarci troppo e tu ti mordi un labbro mentre annuisci, il cuore che ti batte contro al petto un po' più forte del normale: «D'accordo, mi farebbe piacere... per ringraziarti della gentilezza posso cucinarti una bella omurice...» 

Manjiro fa appena in tempo ad aprire le labbra senza darvi fiato che le tue parole lo bloccano, spezzandogli il respiro ancora in gola: «...con la bandierina, naturalmente.»

Abbozzi un sorriso, il suo viso che si illumina appena a quella tua affermazione, particolare che ancora ricordi di lui.
Con tutto il coraggio che hai in corpo, ti sporgi in avanti non appena lui finisce di chiuderti il casco, lasciandogli un bacio sulla guancia, gesto che gli fa spalancare gli occhi per la sorpresa.

«Grazie, Mikey.»

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𝐀𝐫𝐜𝐡𝐢𝐯𝐢𝐨 » 𝑀𝑢𝑙𝑡𝑖𝑓𝑎𝑛𝑑𝑜𝑚Where stories live. Discover now