7 • UN PIEDE NELLA FOSSA

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Giuseppina Rosati
Età: ventiquattro anni
Stato civile: saltuariamente fidanzata con avvocati omosessuali.
Professione: scrittrice di libridimerda + altri miserabili lavoretti non degni di nota.
Passioni e capacità: mentire alla polizia per infangare l'assassinio della propria ex migliore amica.

Esco dalla centrale psicologicamente distrutta, barcollando sulle gambe malferme. Sono passate solo poche ore da quando ho inforcato le mie Louboutin col plateau piena di buone speranze per la serata a venire, eppure la situazione, la mia vita, il mondo intero... appaiono completamente cambiati, nel frattempo.

Mentire è stata la scelta più sbagliata che potessi prendere, eppure, allo stesso tempo, l'unica possibile. Il caso verrà chiuso come suicidio e io sarò libera di lasciare lo Yorkshire per non tornarci mai più. Voglio solo dimenticare. E dimenticherò. Potrebbe essermi necessario qualche anno di terapia, in effetti. Ma alla fine dimenticherò.

Ho detto a Luigino di non preoccuparsi di aspettarmi e di andare a casa. E lui è andato a casa davvero. Quindi, ora, mi trovo qui, sconvolta e congelata, a camminare sotto la pioggia sul ciglio di questa strada buia e deserta, armata solo di un ombrello sgangherato che mi hanno prestato alla centrale e completamente in balia del vento gelido e dei miei pensieri nefasti.

Non sarebbe neanche brutto, questo paesino. Un intero villaggio di cottage e piccole palazzine di muschiosi mattoni scuri, con le sue ripide, tortuose strade in acciottolato e i suoi scorci sulle valli sottostanti. Pare che il tempo si sia fermato all'inizio del diciannovesimo secolo, qui. Soprattutto ora, che è notte, c'è silenzio, le luci dei negozi sono spente e le saracinesche sono abbassate, non mi stupirei di vedere, chessò, un calesse svoltare l'angolo. Ecco, sì, ci vedrei bene un gentiluomo di campagna sfrecciare sul selciato a bordo di una carrozza, ansioso di lasciare il paese e di raggiungere la sua maestosa dimora immersa nella brughiera per andare a sbrigare uno a caso tra gli innumerevoli impegni da eroe byroniano di cui è oberato, tipo, non so, torturare fratellastri, chiudere in soffitta mogli squilibrate o farsela con istitutrici diciassettenni miracolosamente sopravvissute al tifo addominale.

Solo che, svoltato l'angolo, anziché un calesse, mi raggiunge e mi affianca un'auto nera con i vetri oscurati.

Sta rallentando. Si è fermata.

Ok, cerchiamo di mantenere la calma. Ho assistito a un crimine. Sono un testimone scomodo. Nonostante abbia mentito alla polizia, non è da escludere che qualcuno possa aver deciso di togliermi di mezzo.

Mi volto di scatto e prendo a camminare a passo svelto nella direzione opposta e, intanto, frugo nella mia borsa alla ricerca del telefono. Fallisco un paio di volte nell'inserire il codice di sblocco, imprecando. Poi, con le dita tremanti e congelate, apro la mia chat con Luigino su whatsapp.

Digito freneticamente. Tutti devono sapere la verità su ciò che è successo e sul mio brutale assassinio...

Un momento. Subodoro qualcosa di ingiusto, una disparità di trattamento, persino nella morte. Scorrono davanti ai miei occhi immagini sempre più nitide delle prime pagine dei giornali di domani. Efferato assassinio in villa, sarà il titolone centrale. Ci sarà uno splendido primo piano di Suzy accompagnato da una didascalia che ribadisca quanto fosse bella e brava, un articolo pieno zeppo di piaggeria e melassa e un commovente ricordo di lei rilasciato dal suo fidanzato distrutto dalla perdita.

Poi, di lato, un trafiletto sul turpe omicidio dell'amica infame, corredato di uno sgranatissimo ingrandimento della mia foto con gli occhiali e i brufoli in cui sembro affetta da una malattia genetica sconosciuta, classico sempreverde degli archivi del Northern Yorkshire Gazzette, e un paio di righe piene di dettagli splatter che la gente leggerà arricciando il naso e pensando: ben le sta, così impara a mentire, la cessa.

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now