«Si è lanciata dalla finestra» aggiunge.

No, un momento. Suzy non si è lanciata dalla finestra. È un'ipotesi da escludere nella maniera più assoluta. Suzy è stata aggredita, c'è stata una colluttazione, qualcuno l'ha colpita e...

Ha riagganciato.

«Stanno arrivando» ci dice. «Cercate di rimanere calmi».

Qualcuno alle mie spalle, però, sbotta a piangere all'improvviso. Credo sia Aveline.

«Ma... perché...» farfuglio, «perché hai detto... lei non si è...»

Fox avanza verso di me e mi mette le mani sulle spalle. Anche lui è rimasto ferito nell'esplosione del vetro, proprio come me. Ha un taglio sulla fronte e uno sulla mano.

«Mi dispiace che tu abbia dovuto assistere a una cosa del genere» sospira. «Tu e Susan avevate perso i contatti, immagino. Non hai idea di quanto sia stata tormentata la sua anima, negli ultimi anni».

«No, non ne ho idea» ripeto, come un robot. «Ma ho un'idea molto precisa di quello che è successo qui dentro».

La rassicurante corazza di Fox Davies mi si è sbriciolata davanti agli occhi. Così, quando Raisa mi chiama, trovo il coraggio di voltarmi verso gli altri perché capisco che continuare ad aggrapparmi a lui non avrebbe più alcun senso.

«È stata...» mi dice, portandosi le mani tra i capelli, con dei movimenti nervosi. «...il fatto che abbia deciso di farlo in tua presenza... è stata una tragica... tragica fatalità».

«Non è stata una tragica fatalità! Che stai dicendo?» urlo, cercando l'appoggio degli altri. «Non avete sentito i rumori e le grida? Che vi prende?»

«Io non ho sentito niente» dice Paul, fissando il muro.

Una tramontana gelida, che fa stormire le cime degli alberi intorno alla villa e trasporta all'interno dello studio il rumore distorto delle sirene in lontananza, accompagna questa sua affermazione.

«Neanche io» conferma Zoe, e persino Gerald annuisce.

«Danny?» domando, con una punta di isteria nella voce.

Ma lui si limita a scuotere la testa senza guardarmi.

«Aveline» la imploro, facendo stridere la mia voce sopra i suoi singhiozzi e il rumore, sempre più vicino e incalzante, delle sirene. «Aveline, ti prego. Ti prego».

«Mi dispiace» geme, nascondendo il viso tra le mani. «Mi dispiace».

Non è possibile. Torno a voltarmi verso Fox e, prima che la mia parte razionale mi suggerisca di non farlo, mi avvento su di lui.

«E tu saresti un poliziotto?» urlo, strattonandolo per la giacca. «Perché stai mentendo? Lo sai benissimo che non si è buttata! Qualcuno l'ha aggredita! Uno di voi!»

«Non uno di voi, Peppa. Uno di noi, in caso» mi corregge lui. La sua voce è tagliente come una lama e il suo volto è diventato freddo e inespressivo come una scultura di ghiaccio.

Lascio la sua giacca e faccio un passo indietro.

«È una minaccia?» sibilo, attonita.

«Certo che no» dice, tornando subito ad assumere un'espressione e un tono di voce normali. «Susan ha deciso di togliersi la vita. Credimi. Fidati di me».

Gli altri annuiscono. Le grida sono cessate, e anche le sirene sono state spente. Ora giungono alle nostre orecchie solo i rumori secchi e i dialoghi concitati dei soccorritori e gli ordini ruggiti dai poliziotti. Lo so che stanno per arrivare.

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