L'ultimo racconto

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Ogni volta che tornava da scuola, sia che lo accompagnasse Natasha sia che lo portasse a casa Michael, Dennis correva spedito in camera sua e ci restava fino all'ora di cena e anche oltre.

Di questo comportamento in realtà nessuno se ne preoccupò, sia James che Natasha erano stati ragazzini prima di lui e sapevano che dopo una certa età tutti quanti vogliono privacy o comunque restare lontani dalla famiglia per un po'.

Da parte di Dennis che era molto attaccato ai suoi poteva essere in realtà molto strano, ma aveva pur sempre quindici anni, in piena adolescenza e si sa che in quel periodo quasi tutti i ragazzini della sua età subiscono dei cambiamenti.

Con sua madre era comunque rimasto affettuoso e solare, finchè ovviamente non si presentava a casa il suo fidanzato, a quel punto si chiudeva in sé stesso correndo in camera sua.

Un giorno, verso la fine del mese di convivenze con Natasha, Dennis smise di essere affettuoso anche con lei e iniziò ad isolarsi piuttosto spesso dicendo che doveva uscire con qualcuno per vari progetti scolastici, uscite con amici o altri impegni che però non spiegava mai.

Di primo impatto la donna sentì che c'era qualcosa che non andava, che quelle uscite altro non erano che una strana scusa da parte sua, ma da un lato non voleva fargli credere che non si fidarsse di lui e lo lasciava spesso andare ad una condizione: che quando arrivava a destinazione e quando stava tornando le mandasse un messaggio.

Natasha infatti non aveva ancora superato l'ansia di tre anni fa, quando erano morte quelle due ragazzine di dodici anni abusate da un maniaco sconosciuto, e quando poteva stava sempre dietro a suo figlio.

Anche quel giorno Dennis disse di dover uscire con un suo compagno per finire di studiare un progetto di scienze molto importante, e approfittando del fatto che Michael doveva tornare a casa sua a prendere una cosa che gli serviva, si decise che l'uomo lo avrebbe accompagnato a destinazione.

Durante il tragitto, come ormai succedeva spesso, nessuno dei due parlò. Dennis rimase fisso a guardare la strada che correva veloce davanti a lui lasciando che la sua mente elaborasse qualcosa di sconosciuto agli occhi del mondo.

La casa di Michael apparve davanti a loro pochi minuti dopo e l'uomo decise di lasciare la sua auto davanti al portone negli appositi parcheggi, dato che aveva calcolato che non ci avrebbe messo molto.

Salite le rampe di scale entrarono nel suo appartamento che però era un po' in disordine, segno evidente che veniva un po' trascurato.

«Mettiti pure seduto dove vuoi, prendo una cosa e torno subito.»
Dennis si guardò intorno, lo spazio che lo circondava, rispetto a casa sua, era davvero minuscolo: il salotto e la cucina erano uniti come a casa sua ma erano nettamente più piccoli, il frigo di Michael era inserito dentro un armadietto di fianco alle credenze ed era semi vuoto, non era presente un tavolo da pranzo,al suo posto c'era un'isola di marmo in mezzo alla stanza con quattro sgabelli posti ai lati.

Davanti a lui si apriva un piccolissimo corridoio che finiva in una porta aperta dove si intravedeva il bagno, a destra di esso era presente la camera da letto e a sinistra una specie di sgabuzzino.

Di fronte alla cucina, nel salotto, c'era un divano verde un po' consumato con davanti un lungo mobile basso e una TV sempre spenta.

Il ragazzo cominciò ad esplorare più a fondo l'appartamento mentre Michael, nascosto in camera sua, buttava all'aria qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Fu allora che il suo sguardo si posò sul porta coltelli della cucina, appoggiato in un angolo lontano da tutto il resto, e in particolare su un grosso coltello ben affilato con la lama larga e appuntita.

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now