CAPITOLO 21

Depuis le début
                                    

Lei era un peccato divino.

Una perdizione celeste.

Lei era il punto di incontro tra gli inferi e i cieli, quel tassello mancante che ti dannava l'anima e offuscava la mente, rendendoti perdutamente e irrimediabilmente dipendente da lei.

Ecco cos'ero diventato, un drogato. Santo cielo, ero diventato dipendente di una sedicenne.

<<Cazzo ragazzi, quella donna non si scollava più.>> La voce di Henry a pochi centimetri da me riuscì ad accavallarsi alla musica ma non ai miei pensieri, quelli erano da tutt'altra parte. Avrebbero dovuto cavarmi gli occhi per farmi togliere lo sguardo da dove si era fissato, ormai la sua immagine si era poggiata tra i miei pensieri con la stessa delicatezza con la quale una farfalla si accasciava su un fiore, forse stanca di volare, probabilmente invece per goderne i colori, in ogni caso neppure al vento avrei permesso di scacciarla via.

<<Eh no signori Kovacs, così non mi sta bene.>> Una sberla forte dietro alla nuca mi fece stringere gli occhi dal dolore e rinsavire, costringendomi a distogliere lo sguardo da quel tassello tra il paradiso e l'inferno, per poco non mi cadde persino la birra dalle mani. <<Ma che cazzo fai?>> Borbottò mio fratello, seduto accanto a me che aveva ricevuto la stessa sberla con forse anche più potenza, eravamo entrambi seduti al bancone a sorseggiare due birre e a guardare le due ragazze accerchiate dalla folla di gente che c'era, quella sera in quel pub di San Francisco. <<Siamo arrivati da mezz'ora e l'avete passata a guardare le ragazze, non siete per niente di compagnia.>> Si sedette sullo sgabello vuoto tra me e mio fratello, ordinando un Martini con uno schiocco di dita rivolto al barman, lì ci conoscevano tutti ma i miei cinque uomini della sicurezza ai lati della discoteca, tenevano lontane le persone. Almeno così potevamo rilassarci. <<Ma se fino a tre secondi fa avevi la lingua immersa nella bocca di una moretta.>> Non eravamo noi di poca compagnia, era lui che finiva sempre con l'andare a caccia di donne in serate come quelle, solo che, mentre di solito io passavo il tempo a chiacchierare con le ragazze che si sedevano per cercare una preda facile, quella sera non avevo nemmeno notato altre al di fuori di una. <<Dettagli, non era nulla di che, avevo solo voglia di scopare ma già da come baciava mi sono tirato indietro.>> Lui era così. Aveva un cuore immenso, voleva bene a tutti ed era impossibile non volerne a lui ma con le donne era un casanova, non gli interessava di avere relazioni stabili, a lui importava di divertirsi un po' qui e là e di avere tante "amiche" sparse in giro. <<Sei un caso perso amico.>> Rise mio fratello facendo tintinnare la sua birra contro il bicchiere del diretto interessato, che semplicemente se ne fregava, era giovane e voleva divertirsi, non c'era persona che potesse biasimarlo.

<<Che ci posso fare, amo le donne.>> Affondò il naso in quel bicchiere e ne bevve tre lunghi sorsi svuotandolo completamente, ne aveva già bevuti due prima di quello e non era stato l'unico. Anche Keira e Stefany avevano bevuto, per quello erano così sciolte in pista. Prevedevo già un fine serata divertente ma disastroso tra vomito e risate. <<Non pensi che sia più facile magari amarne una sola?>> Era esilarante quel suo lato da provolone, si approcciava con qualsiasi essere femminile che gli passasse davanti, con un raggio di distanza di almeno dieci chilometri. Aveva fiuto per queste cose. Ma magari provare ad avere una relazione con una di loro non sarebbe stata una cattiva idea. <<La parola "facile" e "donna" non sono accostabili, le donne non sono facili e in questo momento non ho voglia di ulteriori problemi.>> Presi un sorso dalla mia bottiglia di birra che stava per finire, non ne avrei bevuta un'altra o qualche strano drink, non ero un amante dell'alcol e contrariamente a loro, non avevo voglia di sbronzarmi. <<Ma come? Uno come te che professa perle di saggezza per aiutare gli altri in amore, è il primo a schivarlo?>> In effetti il mio gemello non sbagliava, lui aveva sempre la parola giusta quando io e Alexei avevamo qualche problema di quel genere, riusciva a pensare così razionalmente a volte che ci stupiva pensare che fosse seriamente Henry stesso a parlare. Eppure non voleva impegnarsi. <<Sai come dicono i preti Alexei?>> Già solo che li stesse nominando, preannunciava l'inizio di una bella sbronza, per non parlare delle sue movente rallentate, la parte divertente della serata stava per cominciare. <<Sia lodato il signore?>> Ma Henry scosse il capo ridendo senza un motivo preciso. <<No testa di cazzo, dicono "fate ciò che dico, ma non quello che faccio.">> Biascicò sputacchiando gocce di saliva in giro, era uno spettacolo vomitevole ed esilarante allo stesso tempo, tanto che non sapevo se esserne schifato o divertito al solo guardarlo. Era talmente sbronzo che probabilmente avrebbe finito con il farsi prete seriamente.

Painful melody Où les histoires vivent. Découvrez maintenant