2.La Nike di Samotraciaza

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Salì sull'aereo che in poco più di un ora mi avrebbe fatta atterrare nella città degli amori, dove i romanzi diventano realtà, l'arte prende vita e così via..

Ero a dir poco emozionata, tutto ciò non aveva senso per me in quel momento.

La mia carriera sarebbe volata alle stelle se avessi fatto un eccellente lavoro il primo giorno, mentre gli altri due giorni li avrei utilizzati per visitare la città senza mai fermarmi un attimo.

Dal finestrino dell'aereo posizionato per mia fortuna proprio accanto al mio posto diedi un ultimo sguardo alle grandi vetrate del aeroporto cercando gli occhi gonfi di lacrime di Isabel che, con la sua nuova patente praticamente appena stampata, mi aveva accompagnata li già tre ore prima dell'imbarco.

"comportati bene.. e cerca di portarti a letto qualche bel francesino"

Si, avete capito bene, queste sono state le sue ultime parole prima di tirarmi un buffetto affettuoso sul sedere lanciandomi verso il gate.

Per quanto avessi voluto, purtroppo il destino mi gioco un terribile scherzo.

Come avevo promesso ad Isabel tornai a casa la domenica stessa e appenai entrai in casa-

Trovai il mio ex fidanzato (nonché quasi marito) che conversava amabilmente con mia madre.

Il quel momento rischiai di rimettere completamente ogni organo presente nel mio corpo.

Mi appoggiai allo stipite della porta e lasciai cadere la valigia a terra.. poi- non ci vidi più.

Tutto nero, mi risvegliai dopo una mezz'oretta abbondante nel letto della mia vecchia stanza grazie alle urla della mia adorata e innocua sorellina, che urlava di tutto e di più in faccia a mia madre che a quanto pare, era all'oscuro del mio ritorno a casa quel giorno.

Ma- cito testualmente le mie parole scritte in un messaggio che le inviai la sera prima: "mamma, domani sarò in stazione alle 17.55, quindi sarò a casa per le 18 e 20 circa. Mi prepari i pancake?"

Detto ciò, a quanto pare il mio tanto atteso ritorno a casa non fu che solamente un tentato omicidio nei miei confronti da parte di mia madre.

Ma nel giro di qualche giorno, mi ritrovai li, in quel aereo, pronta a volare via dall'Inghilterra per qualche giorno, lasciandomi alle spalle il più possibile delle cose che fino ad ora mi avevano incollata nel mio paese.

Continuai a fissare le vetrate da dietro al finestrino senza neanche rendermi conto che l'aereo avesse cominciato a muoversi sotto al mio sedere.

Mi allacciai velocemente la cintura dopo che una gentile signorina in divisa me lo aveva ricordato lasciandomi poi quasi cadere con la schiena sul sedile.

Non era così comodo, eppure in quel momento mi sembrava il posto più accogliente e tranquillo che io avessi mai potuto desiderare.

Presi un respiro profondo regalando poi un grande sorriso a nessuno, perché in quel momento, su quel sedile, c'ero solo io. Io soltanto.

E amavo quella sensazione.

Una sensazione nuova, calda, felice..

Per la prima volta, la mia vita era solo e soltanto tra le mie mani, che però- vennero presto riempite da un caffè gentilmente offerto da uno steward.

Gli sorrisi ringraziandolo poi velocemente.

Abbassai lo sguardo sul mio caffè tiepido e probabilmente con l'odore peggiore che avessi mai sentito in vita mia.

Ma lo buttai giù in pochi sorsi e ne fui grata.. fui grata anche solo per un caffè dal saporaccio cattivo.

Appoggiai il bicchierino di carta vuoto sul tavolino davanti a me per poi appoggiare la testa allo schienale del sedile.

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⏰ Last updated: May 01, 2023 ⏰

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Lo scultore delle nostre viteWhere stories live. Discover now