Smarriti

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La donna si accomodò di fronte alla scrivania e poggiò il bauletto sulle gambe fasciate da un morbido vestito floreale; mentre aspettava che Miranda mettesse giù la chiamata sbirciò ansiosa dalla finestra, giusto per assicurarsi che non le portassero via la macchina da quel posteggio temporaneo. Quella chiamata improvvisa dall’asilo le era quasi costata una multa per eccesso di velocità ed una sfilza di borbottii della sua responsabileScosse la testa al cenno di scuse che le lanciò Miranda e proprio in quel momento la porta del piccolo ufficio si aprì, attirando l’attenzione di entrambe. Un uomo entrò e richiuse la porta, prendendo posto sull’altra poltrona libera: i due si fissarono, lei con curiosità, lui senza alcuna espressione.

«Ok, scusatemi, era per la mensa» Miranda interruppe quello scambio silenzioso «Bene, sono contenta che siate riusciti a venire entrambi, così iniziate a conoscervi. Vi ho chiamati per via di una piccola lite che c’è stata questa mattina, di solito non lo facciamo, ma uno dei bambini si è fatto male ed ha un bel bozzo in testa».

L’uomo si irrigidì ed il suo piede cominciò a tamburellare impercettibilmente contro il pavimento. La donna si sporse leggermente in avanti, la preoccupazione che sostituì il sorriso precedente.

«So che lei è qui da poco signora Smith» continuò l’educatrice.

«Lavinia va bene» si affrettò a precisare lei e Miranda le sorrise, prima di voltarsi verso l’uomo.

«Mikasa ha dato un pugno ad Armin. E un morso».

L’espressione del padre mutò poco, gli occhi si assottigliarono e le labbra si strinsero in una linea piatta. Aprì la bocca per rispondere, ma Lavinia lo anticipò.

«Armin sta bene? Perché è successo?»

«A quanto pare Armin ha svolto correttamente tutti i lavoretti per primo e questo sembra averla irritata»

«Di solit-» cominciò l’uomo.

«Posso vederlo?» lo interruppe ancora Lavinia rivolgendosi a Miranda e stavolta l’uomo si voltò appena a guardarla, infastidito. Non sapeva se essere più irritato da lei o dal suo ridicolo vestito.

«Dipende. Considerando che ha iniziato da pochissimo, se vuole portarlo a casa può vederlo. Altrimenti sarebbe meglio evitare contatti con il genitore, potrebbe disperarsi di più. Ha già pianto molto».

A Lavinia si strinse il cuore alla sola immagine del suo leoncino in lacrime, sapeva esattamente come figurarselo: silenzioso, con le guance bagnate e un disastro di naso. Sospirò profondamente e si forzò ad essere decisa.

«Va bene. Se mi assicuri che è solo un bernoccolo e può tranquillamente continuare la sua giornata, allora torno al lavoro. Sono sicura che si consolerà presto».

Era forte, il suo Armin. Si volse verso l’uomo alla sua sinistra e incontrò il suo sguardo glaciale e serio; per un attimo vacillò perché il sole gli illuminava il viso e prima non si era accorta di quel blu freddo e intenso. Sbattè le palpebre, riprendendo velocemente il controllo.

«Spero che i nostri figli riusciranno ad andare d’accordo, in futuro» gli disse e Levi non riuscì a capire se quella punta minacciosa nel suo tono fosse solo una sua impressione. In ogni caso non si scompose:

«Mikasa non ha mai alzato le mani su nessuno prima. Comunque parlerò con lei e dovrà scusarsi»

«Ecco, signor Ackerman». Miranda lo guardò, esitante. Quel papà la intimidiva, ogni volta che doveva averci a che fare era sempre una scossa ai suoi nervi.

AlbaWhere stories live. Discover now