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La classe di Giorgia era in pullman assieme a un'altra sezione, dopo tre giorni intensi per Firenze. Erano partiti già da una buon'ora e mezza e diversi ragazzi stavano già dormendo saporitamente, gli altri perdevano tempo dibattendo di calcio e musica e poco altro. Molte ragazze erano semplicemente testa contro testa, ascoltando musica e condividendo le cuffie.

Giorgia era appoggiata al vetro e guardava la strada che scorreva affianco a lei. Non pensava a nulla di particolare, erano più che altro una serie di pensieri che comparivano e scomparivano in un attimo, intervallati da frammenti di frasi che esplodevano ogni tanto sul mezzo. Diletta, a fianco a lei, si guardava le scarpe cercando di cancellare con le dita i segni sulla gomma bianca.

«Ti pagherai veramente solo la gita e poi smetterai?» chiese a Giorgia, improvvisamente.

«Sì, questa roba mi ha portato solo casini».

«Vic ti adora, per lui sei perfetta, certe cose non le ha mai dette nemmeno Ezzy. E non sai quanto mi scocci».

«Non cambierò idea. Se penso che tutto è nato per Luca…» rispose sospirando.

«Ancora giuro non capisco come tu riesca a non detestarlo con tutto il tuo corpo».

«Troppo complicato, troppo… Diletta, tu non hai fratelli, vero?».

«No, e nemmeno ne voglio».

«Lui ha fatto tutte queste cose pessime, ma è l’unico pezzo di famiglia sano che ho».

«”Sano” mi sembra una parola eccessiva».

Avrebbe voluto rispondere, quando dietro di lei aveva sentito di nuovo nominare Luca in termini non proprio dolci. C’erano Maria Giulia e Vanessa: erano state contattate da Luca. Giorgia sporse l’orecchio verso il sedile posteriore, ma tempo un minuto e fu Vanessa a scoprirla.

«Sì, Gio, stiamo parlando di quel puttaniere di tuo fratello, lo sai cosa ha avuto il coraggio di fare?».

Giorgia si sporse, in ascolto. Fu affiancata in un attimo da Diletta, guardata male da Vanessa, che riprese:

«Ha avuto il coraggio di chiamarmi, di chiedere come andava, se la gita stava andando bene, e poi alla fine, questa faccia di bronzo maledetto, ha chiesto il numero di Julia!».

«E poi,» aggiunse Maria Giulia, «tempo cinque minuti e ha fatto la stessa cosa con me, sputata sputata, ci è mancato veramente poco che lo insultassi pesantemente».

Giorgia non fece altro che dire «Mi dispiace molto che continui a darvi il tormento» poi volse lo sguardo a Julia che se ne stava pacifica affianco ad Emma.

****

Chiara era in punizione per le balle sull’andamento scolastico e sulla mancata gita, ma questo di fatto non le aveva cambiato di molto la vita. La sua camera era il suo orizzonte. I libri il suo rifugio.

I genitori, il giorno precedente, le avevano detto dell’imminente colloquio, e lei aveva semplicemente fatto spallucce, tanto, peggio di così non le poteva andare. Sentiva un malessere sordo e diffuso, dentro al suo corpo. Un malessere che pareva non abbandonarla mai.

Era alle prese con New Moon, ma ce l’aveva appoggiato sulla faccia, in un momento di apatia totale, stesa nel letto, quando era suonato il telefono da un numero sconosciuto.

«Pronto, Chiara?».

Quella voce, non poteva essere lui! Si sentì quasi paralizzata, tanto da faticare a dire «Sì».

«Ciao scusa, sono Luca, il fratello di Giorgia. Scusa se ti disturbo, scusa veramente. E inoltre vorrei anche scusarmi per il comportamento inqualificabile nei mesi precedenti. Dopo il compleanno di Giorgia ho chiesto a lei di aiutarmi con te, ma mi ha fatto capire che… beh lo hai visto anche il martedì dopo, avrei voluto un aiuto. Mi ha fatto capire che non eri minimamente interessata. Però poi ho capito che Giorgia è una ragazza molto gelosa, e che macchina alle spalle. Ecco, per questo volevo dirti ancora scusa per quanto è successo. Giuro non era mia intenzione».

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