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Una squallida sala server, in cui non si gelava semplicemente perché i PC scaldavano quanto le pompe di calore. Un ronzio che quel giorno stava trapanando il cervello di Luca, incessante.

Stava odiando quel sabato, lo stava odiando con tutto il suo corpo, perché sapeva perfettamente che come era iniziato in maniera pessima, altrettanto in maniera pessima sarebbe finito.

Nessun divertimento all’orizzonte. Come se ci fosse una nebbia spessa davanti a lui. E quella massa di gallinelle in gita a quattrocento chilometri a ridacchiare e bere superalcolici comprati all’autogrill. Quanto gli rodeva pensare a quelle cose.

Vanessa, Angelica, Chiara… alla fine avevano ceduto, e se non fosse stato per quei problemi, e per quell’idiota di Giorgia, altre avrebbero ceduto. Ne era certo.

Doveva dare atto a Giorgia: era stata utile, ma il passato era d’obbligo. E pensare che solo qualche mese prima, quando aveva avuto modo di parlare casualmente con mamma Diva, si era fatto un’idea completamente diversa di lei, anche se si era capito subito che veniva da una famiglia a dir poco disastrata. Era una sera in cui aveva fatto tardi nell’ufficio e l’aveva incontrata, un po’ malmessa, un po’ affannata. Aveva capito in fretta che il problema era il marito, gli era bastata una domanda a cui lei aveva cambiato totalmente discorso.

E si era messa a parlare della figlia Giorgia, di qualche problemino familiare legato a lei, le difficoltà economiche ed aveva elogiato la ragazza con quelle frasi come «Non è una che pretende, anche se so che le piacerebbe essere alla moda, oppure il cellulare bello».

E poi Luca l’aveva incontrata, Giorgia, parlandoci e facendo un po’ il finto tonto, capendo che era lì per sostituire la madre nelle pulizie, nonostante lei dicesse che era solo  una specie di “lavoretto estivo”. Il modo in cui lo guardava faceva capire che era scattato qualcosa, e come nascondeva la sua situazione familiare disastrata, glielo avevano confermato. 

Tra agosto e settembre si erano sentiti per messaggio, lui ne aveva approfittato per mandare foto di vacanze esotiche, lei aveva risposto facendo finta di essere in vacanza quando lui sapeva perfettamente che la madre veniva tutte le sere a fare le pulizie.

Ovviamente lui all'inizio non la poteva conoscere, perciò la prima cosa che aveva visto in quella ragazza era stato facile sesso, scopatina un po' borderline ma in fondo lei aveva sedici anni, ed era palesemente consenziente. Ma affascinato dal potere che esercitava su di lei, aveva giocato al gatto con il topo, andandoci piano per evitare di bruciarsela. Voleva tessere una piccola tela di fiducia, non darle l’idea di scoparla una tantum.

E così si era inventato quella storia che erano fratelli, un po’ per mettersi alla prova, un po’ per vedere se questo legame aveva effetto su di lei.

Eccome se ne aveva avuto: lei ne era stata lusingata, trovando finalmente ed inaspettatamente, una particella di “famiglia” sana, che addirittura si interessava a lei. In virtù del fatto che si erano conosciuti e in lei era scoccata la scintilla prima di sapere la storia dei fratelli, il trasporto di lei era rimasto forte, e ogni concessione a livello fisico che le aveva fatto lui, l’aveva resa felice, facendola scivolare pian piano tra le sue grinfie. Si beava delle sue mani, della sua bocca, promettendole presto qualcosa di più.

Ma quella stupida aveva preso quello status come uno scudo protettivo da usare in famiglia, aveva iniziato ad avere un atteggiamento respingente alle domande della madre, non era solo “adolescenza” ma anche la volontà di non far sapere a lui la sua vera condizione.

Giorgia credeva ciecamente in lui, al punto da mettere in discussione il rapporto con la madre che a un certo punto aveva capito che la radice fosse il rapporto con Luca, ed aveva iniziato a mettere un freno a questa situazione, a minare il suo "lavoro" su Giorgia. Così lui aveva giocato d’anticipo, una sera di inizio ottobre incontrando la signora delle pulizie, facendole un discorso molto rassicurante sulla possibilità di aiutare Giorgia, per sgravare di pensieri la mamma, ma non aveva fatto mistero di poter mettere in difficoltà la signora per il suo lavoro. Era pur sempre il figlio del capo.

Da metà ottobre aveva iniziato ad andare a prenderla a volte, ma era successo che aveva incrociato gli sguardi di alcune ragazze, mentre era a sedere sulla berlina tirata a lucido, vestito come si conveniva a lui. Vedeva l’interesse in alcune ragazze, trovandolo diverso rispetto a Giorgia, legato più al desiderio.

E Giorgia inaspettatamente lo aiutava in questa nuova fase, confermando tutte le piccole bugie che lui diceva, a partire dal fatto che fossero fratelli. La vera svolta era stata proprio rendersi conto che Giorgia, di fatto, era una spalla, e non più solo una che lo masturbava e succhiava in attesa di ricevere altri premi. 

Ma alla festa di compleanno di quella mocciosa, era successa quella cosa con Chiara, inaspettata, che aveva scombinato definitivamente l’idea di tenersi Giorgia come schiavetta sessuale: anche solo al ripensare quello che Chiara aveva detto e fatto, Giorgia poteva tranquillamente essere considerata di "Serie B". La facilità con cui aveva fatto sesso con lei gli aveva schiuso un nuovo orizzonte, ed aveva pensato quindi di usare Giorgia per crearsi un parco ragazzine.

Ma poi quella scema, alla prima prova, non aveva saputo aiutarlo con Chiara, che si era persa, per lo meno era andata bene con Angelica. Ma poi di nuovo aveva rovinato tutto con Maria Giulia, facendo le idiote sul sedile posteriore della macchina e provocando quello stupido incidente.

Per lo meno aveva iniziato a smerciare, e aveva trovato Vanessa, che aveva desideri di evasione perfetti. Ma di nuovo, stupidamente, aveva preso l’iniziativa sbagliata e si era bruciata il parco clienti pestando i piedi a quel gruppetto di pusher latinos del cazzo.

Ed ora il problema degli olandesi e dello stringersi dei cordoni della borsa.

“Che sfiga” si disse, anche se poteva sparare qualche altra cartuccia come con Julia. E doveva spararla senza contare sull’aiuto di Giorgia. Come ai vecchi tempi in cui tutto il lavoro era sulle sue spalle.

Ma tutto gli sembrava terribilmente aggrovigliato e lui non riusciva a trovare la soluzione. E pensare che di solito era bravo, era uno che sapeva organizzare un piano d’azione e pensare anche a diverse contromosse in caso di problemi. Piano B, Piano C, Piano D… Erano la normalità, ma lì di normale non c’era proprio nulla, tutto gli stava sfuggendo di mano e, per quanto pensasse forsennatamente a piani di riserva, non ne trovava nessuno di praticabile. 

Rispose ad alcune sciocche mail, maledicendo quegli impiegati idioti ed incapaci, poi riaprì per l’ennesima volta facebook andando sul profilo di Julia. Quella che ormai da diversi giorni era il suo pallino fisso, quella per cui si era fatto il sangue amaro a parlare con Giorgia e spronarla a fare da testa di ponte, vanamente.

Pensò a tutte le caratteristiche che aveva raccolto di lei. Poteva proporle una cosa legata ad uno shooting fotografico, così magari la faceva pure mettere in costume, oppure oppure… Ci doveva pensare per bene, intanto poteva contattarla direttamente, oppure magari contattarla a nome dell’azienda, un calendario, una presentazione… qualcosa.

Non riuscì a ragionare con freddezza, nella sua testa si accavallarono immagini a sfondo sessuale con protagonista lui ed il suo chiodo fisso, ma poi tornò fuori la domanda “Come?”: come l’avrebbe contattata, come l’avrebbe convinta.

Scorse la lista di amiche di Julia, e continuando a non trovare soluzioni ai suoi desideri frustrati, letteralmente si perse nel vedere certe altre ragazze che andavano al medesimo liceo e che postavano foto decisamente “motivazionali”. Si segnò il profilo di una molto carina.

“Ha partecipato alle eliminatorie di miss Italia” disse a mezza voce, nel silenzio della sala server, “di argomenti ne ha parecchi”.

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