Si precipitò presso il piano cottura, girò attorno al tavolo, s'assicurò non ci fosse qualcosa di pericoloso; se Maryland fosse ancora in casa e non gli avesse risposto.

Il suo cuore prese a palpitare, non d'amore, piuttosto d'adrenalina, di paura. Quel caos che riempiva il suo corpo lo spinse ad armarsi, e spostarsi al piano di sopra.

Sospettava ci fosse una rapina in corso, tutte strane idee che cercava di controbattere col pensiero della domestica ancora in casa. "Maryland, sei tu?" provava di gridare, di alzare la voce, ma l'unico suono che vi uscì, per la paura, fu flebile. Poco era il coraggio per affrontare ciò che lo faceva tremare. "Maryland?" ancora. Ma nessuna risposta accorse all'uomo.

"Dannazione." ghignò fra i denti. S'armò, pertanto, di pistola.

Riponeva le armi legali sotto il comò dell'ingresso, in quell'andito di corridoio prima di entrare nella sua camera e sapere il perché di quei pianti.

Ancora un gemito strozzato.

In poco, a quell'ultimo cigolio, a quell'ultimo puntiglio inquietante, protesse il suo corpo. Arcuò la schiena; serrò le braccia davanti al petto; si parò il cuore, puntò avanti la pistola.

La sua camera. Quei gemiti allarmanti venivano dalla sua camera da letto.

La cui porta era stata schiusa; ed al dentro, il buio.

C'era sicuramente qualcuno ad aspettarlo, una brutta sorpresa ad incombergli. Taehyung avrebbe fatto bene a difendersi, a costo di sparare, per proteggere la sua stessa vita.

Aprì la porta. Un cigolio sinistro invase la stanza.

Ma nessun assalto, nessun fremito o rumore più forte lo catturò.

Al centro, sul letto, solo un'ombra che lo attendeva. Fra il buio soffuso e le luci mancanti, Taehyung sbatté le palpebre, per riuscire a veder meglio che cosa o chi avesse di fronte.

"M-Maryland, sei tu?" ancora con la pistola puntata.

E di colpo, accese la luce.

"Ahh... papi!"

"Per Dio, Jeongguk!" si mise una mano al cuore. "Mi hai fatto prendere un colpo." abbassò lento la pistola, fino a lasciare sicura e grilletto. Sarebbe stato pronto a sparare.

"Papi, ti p-prego. Fa' qualcosa!"

"Cosa dovrei fare?" Taehyung si strinse le braccia al petto. "Sei praticamente nudo, sul letto di camera mia, con il culetto per aria!" alzò un sopracciglio ancora incredulo.

"Papi, p-per favore. L'ho fatto per te!" piagnucolava.

A Taehyung batteva ancora forte il cuore per lo spavento. Fin troppo turbato, per provare una certa eccitazione a quel tenero spettacolo.

Si voltò di lato con le braccia conserte, mentre ancora Jeongguk restava in quella posizione cercando di non toccarsi. Lo guardava col sopracciglio alzato dalla coda dell'occhio.

Jeongguk s'era fatto trovare sul letto personale dell'avvocato, coperto d'indumenti inusuali.

Il suo busto largo, rispetto alla vita fine, era cinto da uno splendido corpetto in pelle Vivienne Westwood, lustrato dal marchio medesimo. A fianco a lui, giacevano intimo e reggicalze dello stesso colore.

Il tocco d'originalità, quel segno distintivo che si trattasse di Jeongguk, atto a far alzare gli occhi dell'avvocato al cielo, erano due preziose orecchie da coniglio.

"Quanto hai speso per tutta questa roba?" a fianco a lui, Taehyung si mise seduto sul letto, e, rigirandosela fra le mani, passò le dita su quella preziosa lingerie nero fitto.

Miami Heat | VKWhere stories live. Discover now