Capitolo 2

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Queen, David Bowie, Beatles... la musica li circondava e con essa il senso di colpa. 

Almeno questo valeva per Maxime. 

In quel posto che le ricordava tanto la sua infanzia, vicino a Lucas, divenne consapevole per l'ennesima volta di ciò che aveva fatto. Ciò che aveva fatto a sé stessa, alla bambina che adorava passare le giornate in quel negozio in compagnia di suo zio e del suo migliore amico, proprio come stava facendo in quel momento.

Senza che se rendesse conto una, due, tre, cascate di lacrime cominciarono a cadere dai suoi occhi, bagnandole il viso. Un brivido le percorse la schiena, il fiato cominciò a mancarle e il cuore prese a battere come un disperato, come se avesse avuto paura di smettere di funzionare. Si sentì isolata da tutto e da tutti: c'era solo lei ed era circondata dal buio più totale.

<<Max, tutto bene?>>

Lucas sapeva che la ragazza non stava bene. Non lo guardava, fissava un punto fisso del pavimento blu del negozio. Decise di avvicinarsi. Il suo profumo. La sua pelle, quella bellissima e pallida pelle che troppe volte aveva visto tinta di rosso. Quella stessa pelle che Max odiava e amava a tal punto da renderla una tela.

Decise che abbracciarla era la cosa più sensata da fare. Un abbraccio è qualcosa di bello giusto?

Sotto le sue braccia, il corpo rigido e freddo della ragazza sembrò rilassarsi.

<<Lucas guarda, sta uscendo il sole>>

Era vero, benché fossero in pieno inverno tra le nuvole sembrava che il sole stesse stesse cercando di uscire.

<<Hai ragione, il sole esce sempre prima o poi. Torniamo a casa?>>

Dagli occhi verdi di Max passò un lampo, come se fosse tornata tutto a un tratto nella realtà.

<<Credo... credo di dover andare al mio loft.>>

<<Va bene, ti porto io>>

Lucas era convinto che la ragazza non sapesse cosa la attendeva in quella casa, ed effettivamente era così. Lei non sapeva, non ricordava e lui aveva paura che scoprendolo sarebbe stata peggio.

<<Anzi, che ne dici se prima vai a recuperare tutte le tue cose da casa mia? Intanto vado ad aprire la tua>>

<<Va bene, grazie Lucas>>

Smack. Un bacio sulla guancia e del rosso sulle sue guance.

Perché continuava a comportarsi in quel modo? Non poteva innamorarsi di lei.

Non. Poteva.

Rosso. Sangue. Nero.

Ce n'era davvero tanto nel bagno del loft di Maxime. Lucas tuttavia prese un panno e lavò via tutto.

"Magari fosse così semplice pulire la mente di Max da tutto lo schifo che la sporca", si ritrovò a pensare.

La giacca, lo spazzolino e il Ritratto di Dorian Gray.

C'era tutto no?

E allora perché sentiva un vuoto enorme dentro? La borsa era pronta, poteva andarsene. Ma lei lo voleva veramente? No, ovvio che no. Ma non poteva rimanere, non poteva caricare Lucas di questa responsabilità. Era come un fratello per lei, non poteva fargli questo, non poteva attaccargli il mostro che la divorava da dentro ormai da anni. Non se lo meritava.

Il mostro però a volte voleva uscire fuori. Non ne poteva parlare con nessuno. Non sapeva come fare . Quando aveva presentato quella parte di sé (perché era quello ormai, una parte di lei) a sua madre, lei l'aveva guardata in QUEL modo, lo stesso nel quale l'avrebbero guardata tutti. Non sentì nemmeno le parole che le si rivolse dopo. Capì tutto subito e quando fu abbastanza grande per andarsene lo fece, andando a vivere a Vancouver insieme a lui, Lucas. Era la persona della quale si fidava di più al mondo.

C'era sempre stato e anche se non capiva, accettava e cercava di aiutarla in tutti i modi possibili.

Gli voleva veramente bene e lei gliene voleva a lui.

Ma lui le voleva più bene.

In un altro modo.

E per quanto continuasse a mentire a sé stesso, non sarebbe mai cambiato.

E lei?

Lei non lo avrebbe mai fatto entrare del tutto e la scusa che si dava era che lo faceva per il suo bene.

Perché si voleva bene. Forse troppo.

Lucas amava guidare, gli permetteva di schiarirsi le idee e la consapevolezza di poter andare ovunque volesse lo tranquillizzava. Era anche una persona che rifletteva molto, tra i due amici era lui quello che pensava prima di agire, ma non sempre era un bene perché, come gli ricordava spesso Max, non poteva a lasciarsi andare quasi mai.

Maxime, Maxime, Maxime

Pensava sempre e solo a lei. D'altronde come non poteva farlo?

Erano amici da quando aveva memoria. Vederla così lo distruggeva e la cosa peggiore era che non sapeva cosa fare per aiutarla, poteva solo starle accanto.

Ma era difficile, a volte troppo. Non era possibile contare su nessun altro, la famiglia della ragazza non era presente e lui non poteva chiedere aiuto alla sua: la madre era single e per più malata, non se la sentiva di affibbiarle altre preoccupazioni.

Mentre si beava della brezza che gli scompigliava i capelli dorati, si rese conto di essere arrivato davanti a casa sua e che Maxime lo stava aspettando sulla porta con un borsone viola in mano.

Era così bella, ma questo non glielo poteva di certo dire.

<<Sono pronta Lucas, andiamo?>>

Il ragazzo scese dalla macchina.

<<sì, vuoi che ti aiuto con quel borsone? Non mi aspettavo che ti portassi mezza casa, sei stata solo tre giorni da me, se ti avessi ospitato per più tempo ti servite due valigie>>

Un sorriso seguito da una risata cristallina comparì sul volto di Maxime.

<<Divertente scemo. Andiamo o no? Voglio vedere in che condizioni si trova il loft dopo... lo sai>>

Bugie, sapeva che se avesse esitato l'amico se ne sarebbe accorto e l'avrebbe fatta rimanere.

<<Va bene, ora ti porto, ma non credo ci sia molto da vedere>>

<<Lo spero>>

Oh, se solo avesse saputo quanto sapone sprecò Lucas per pulire tutto.

Nota dell'autrice

EHI :)

 Per cominciare, a chiunque stia sprecando del tempo a leggere questa storia devo un grazie. Vorrei sapere se vi sta piacendo, se vi va lasciate un commento, ciaoo

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