Speranze morte.Capitolo 6.

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Sono passate settimane da quella sera.
Quella sera insieme a Lorenzo che sarebbe stata solo la pima di tante sere insieme.
Giuro che non avrei mai pensato di arrivare a questo punto della mia vita.
Sì, perche ora la notte vado a dormire con un sorriso.Il sorriso ha preso il posto delle lacrime notturne che erano quasi solite scendere ogni qualvolta il velo calava.
Non avrei mai creduto che qualcuno si preoccupasse di mandarmi il buongiorno o la buonanotte. Sono piccole cose, ma mi fanno sentire amato, ed è questo ciò di cui ho bisogno ora, amare ed essere amato.

Ci vediamo ogni giorno a scuola, e in palestra ad allenamento di boxe.
A scuola non possiamo fare niente ovviamente, ci limitiamo a stare insieme in giardino alla ricreazione senza dare molti sospetti. Non posso neanche accarezzarlo, non voglio suscitare dubbi su nessuno, sarebbe la fine per me, per lui, per noi.
A boxe invece ci divertiamo. Ridiamo durante gli allenamenti. Ma la parte che entrambi adoriamo è stare negli spogliatoi, da soli. Aspettiamo che tutti escano e ci assicuriamo che non ci sia piú nessuno, dopo di che entriamo.
È l'unico posto dove possiamo stare da soli, e agire indisturbati. Senza doverci preoccupare di guardarci intorno.

Stanotte Lori mi ha chiesto di uscire, non sapevo dove saremo andati, ma che importava? Mi va bene qualsiasi posto finchè sto con lui. Ho accettato senza alcuna esitazione.

Dissi ai miei genitori che andavo a casa di Naomi a vedere un film, mi lasciarono uscire senza fare troppe domande, strano.
Naomi, la stavo trascurando. E Dio, mi sentivo uno schifo ad usare lei come scusante per uscire con Lorenzo. Ma che potevo fare? Mi sono promesso che avrei recuperato tutto il tempo perduto con lei. Non volevo perdere il nostro bellissimo rapporto.

Arrivai al punto d'incontro prestabilito con Lorenzo, e aspettai per qualche minuto.
Era una piazzetta, al centro di estendeva una statua lunga quasi quattro metri, raffigurava un uomo a cavallo, era molto imponente,regnava su quella piazzetta spoglia e priva di vita, ero l'unico a stanziarci.Neanche un albero, una panchina,niente di niente, solo io e la statua.Un brivido partì dalla bassa estremitá della schiena e salì fino ad arrivare al collo. Un ricordo pervase la mia mente. In tenera etá mio padre mi ci portava sempre, a giocare con lui. Niente di piú bello esisteva al mondo che divertirmi con lui a quell'etá. Questo prima che cominciasse ad odiarmi.
E reciprocamente io a lui.
Non so come sia potuto accadere questo cambiamento radicale tra di noi, e devo dire la veritá, mi dispiace avere questo rapporto con lui. Vorrei che fossimo come una volta. Ma questo è impossibile, il nostro rapporto peggiora di giorno in giorno.
Un tocco quasi violento e improvviso urtò la mia spalla facendomi sobbalzare e interruppe i miei pensieri. Mi voltai e quei suoi grandi occhi stavano lí a fissarmi.
-Lori,mi hai spaventato!- dissi.
Scoppiò in una risata incontrollabile, che mi contagiò. Diamine quanto amo sentirlo ridere, esprime così tanta vita. Anche se in quell'attimo mi stava prendendo in giro.
-Avresti dovuto vedere la tua faccia!- disse ancora ridacchiando.
Cercai di ricompormi e chiesi -Dove andiamo?-
Poco dopo mi condusse ai giardini della cittá. Era un bel posto dove stare.
Ci stendiamo nell'erba pungente, illuminati solamente dalla luce fioca dei lampioni.
Cominciò a stuzzicarmi, sapeva che mi dava fastidio. Per questo lo faceva.
In realtá lo adoravo.
-Smetti di farmi il solletico idiota!- Urlai.
-Idiota a me? Come osi?-
Gli bloccai le braccia intente a solleticare i miei fianchi, e lo spinsi con forza fino ad attaccarlo al suolo e a ritrovarmi sopra di lui.
-Ora chi è che comanda,eh?- dissi sarcastico.
-Uh cosí mi ecciti però.- rispose maliziosamente.
Quella frase mi aveva fatto pensare per un istante, avevo paura mi saltasse qualche strana idea in mente, ma non volevo. Non volevo fare sesso.
Cioè, non che non mi sarebbe piaciuto ma preferisco aspettare con lui, e non mi sento affatto pronto.
Mi scostai di fianco a lui e lo lasciai di nuovo libero.
Ma non servì a molto, in pochi secondi era lui a stare sopra di me.
Mi sussurrò all'orecchio sinistro -Sono così fortunato ad averti incontrato.- e poi mi baciò intensamente.
Avrei voluto rispondere "ti amo", ma non avevo piú fiato.

-Sai, stavo pensando, quest'estate potresti venire a stare con me, io e la mamma ogni estate andiamo al lago, abbiamo comprato una piccola casetta per passare le vacanze.- mi chiese lui ansioso di una risposta positiva.
-Perchè no? Mi piacerebbe moltissimo!- risposi.
-Non preoccuparti per mia madre, non ci dará fastidio, staremo soli per la maggior parte del tempo.- mi tranquillizzò.

L'estate ormai era alle porte, mancava poco meno di un mese e mezzo. Ma davvero la avrei passata con lui? Non voglio crederci fino a quando i miei genitori non mi daranno una risposta. Dovrò inventare un'ennesima bugia.
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Passò un mese, tutto sembrava andare perfettamente nella mia vita, buoni voti, amore, e avevo perfino fatto pace con Naomi. Sì ci ho litigato. Diceva che la stavo trascurando per stare con Lorenzo. In effetti era vero, smise di parlarmi per due giorni, e ignorava ogni mio messaggio.
Come ho fatto a non accorgermi che la stavo perdendo? Dovevo assolutamente fare qualcosa, la amo troppo per perderla.
Andai in classe sua un giorno a scuola, la abbracciai con forza senza dire una parola e lei fece lo stesso. -Scusa- bisbigliò lei.
-Sono io a dovermi scusare, ti voglio bene-.
Cosí stetti a casa sua per due giorni, senza vedere Lorenzo, è stata dura, ma l'ho fatto solo per lei. Per recuperare il tempo perduto.

Ero all'allenamento di Boxe, quando qualcuno mi chiamò. La suoneria del cellulare catturò la mia attenzione e corsi a rispondere.
Era Mamma.
"Tesoro, stiamo andando fuori casa dagli zii, probabilmente passeremo la notte li per il compleanno di Zia Lola. Tu vieni?"
-No mamma, sai quanto non sopporti li zii, rimarrò a casa.-
Lei sembró capire e rispose dopo un pò "Okay, ci vediamo domani, un bacio".
La mia famiglia ci avrebbe messo parecchio a tornare, gli zii abitavano a 100 chilometri da noi. Avevo casa libera. Una domanda parve uscire spontaneamente dalle mie labbra. -Lori, vuoi venire da me stanotte? Ho casa libera-.
-Certo che vengo!- disse sorridendo.
Avrei voluto baciarlo ma non potevo. Come sempre.

Qualche ora dopo arrivò a casa. Ordinammo la pizza per cena.
E ancora una volta andava tutto bene, io lui, la pizza e casa libera. Ma cosa stava succedendo? Sembrava troppo bello per essere vero, ero felice.

Quando finimmo di mangiare andammo in camera mia.
Eravamo abbracciati nel mio letto, non avevo bisogno di nient'altro ora. Avevo lui tra le mie braccia. Era tarda notte ormai. Si alzò di scatto e cominciò a baciarmi.
Baci innocenti che presto diventarono piú violenti. Le nostre lingue si intrecciavano continuamente, il tempo per respirare non c'era.
Improvvisamente sentí un rumore, una sorta di 'click'. Era l'interruttore della luce di camera mia, fin'ora eravamo rimasti al buio. Mi fermai di colpo e girai la testa verso la porta, una sagoma grande e grossa si piazzava davanti alla porta. Era un uomo. Era mio padre.

Potevo vedere nei suoi occhi crescere la rabbia, lo stupore, il disgusto. Era sconvolto.
Spinsi via Lorenzo lentamente. -Papá..io...-
Mi interruppe con un urlo sovraumano.
-Chi cazzo è quello? E che cazzo state facendo?
Tu.- Indicò Lorenzo -Fuori da casa mia!- Lorenzo prese le sue cose molto velocemente, mentre lo faceva mi lanciava occhiate di terrore, uscì dalla stanza mentre mio padre lo fissava malignamente, si stava trattenendo, avrebbe voluto mettergli le mani addosso, lo so.
Il suo sguardo colmo d'ira si rivolse di nuovo a me.
-Un'ennesima delusione da te. UN FROCIO. HO UN FIGLIO FROCIO! Non sei degno di vivere sotto il mio tetto.- Si avvicinò minaccioso a me e mi diede una sberla talmente forte da farmi uscire sangue dal naso mentre gridava-Mi fai schifo! Prepara le valigie, domani parti.-

Se ne andò da davanti ai miei occhi prendendo a calci furioso ogni cosa che gli si presentasse davanti e imprecando.
Scoppiai in lacrime. Non riuscii a fare nient'altro che stare ranicchiato nel mio letto a piangere. Non era tanto il dolore fisico.Anzi si è trattenuto. Per un attimo ho temuto mi uccidesse, davvero.
Sapevo che avrebbe fatto sul serio. Mi avrebbe cacciato. Ma dove? Dove sarei andato? E Lorenzo? Lo rivedrò? E perchè mio padre non era andato con gli altri? La mia testa era intasata di domande che, per quella sera, non ebbero una risposta.
È proprio vero che le cose belle non sono destinate a durare.
Ora è (di nuovo) tutto una merda.

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