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A Palais Clermont tutto era stato preparato alla perfezione. Gli addobbi sulle scale, i fiori profumati e freschi in ogni vaso, i pavimenti lucidi come specchi. Più di duemila candele illuminavano la parte inferiore della dimora del duca, persino il giardino era stato adornato con nastri di tulle e candele che rendevano l'atmosfera fiabesca ed estremamente romantica.

La carrozza dei de Brienne era in coda in attesa che arrivasse il proprio turno per far scendere il conte, la contessina e la sua dama di compagnia Madame de Loran, un'amica della madre che l'accompagnava nelle varie occasioni come chaperon. Sophie scorse dapprima l'imponente cancello dorato che si apriva su un sentiero costeggiato da basse siepi cosparse di fiorellini selvatici bianchi, poi, la maestosa dimora del duca. Rimase sorpresa per le dimensioni, si ricordò, però, che quella sarebbe stata la sua gabbia dorata per gli anni a venire e la tristezza tornò ad attanagliarle il cuore. «È arrivato il nostro turno!». Quella sera il conte era davvero euforico, Sophie si asciugò velocemente la lacrima che minacciava di uscire e sorrise al genitore.

L'interno della dimora era ancora più fastoso dell'esterno. Sophie si guardò intorno stupefatta. Al suo passaggio cameriere e paggi in livrea si inginocchiavano riconoscendola come futura padrona. Lo stupore e un senso di gioia si impadronirono di lei mentre si guardava intorno. Tutto quello che vedeva presto le sarebbe appartenuto. Passo dopo passo, ancora incantata dagli arazzi antichi appesi alle pareti e dai quadri dei vari duchi Clermont, si ritrovò davanti all'ingresso della sala da ballo e lo vide, seduto su uno scranno rialzato come un re. Lo sguardo fiero e deciso, gli occhi castani profondi erano attenti, i capelli castani raccolti in un impeccabile codino legati con un nastro di seta nera. Elegantemente indossava l'abito ufficiale da cerimonia. Sophie solo per un attimo rimase con lo sguardo fisso nel suo.

Doveva ammettere che il duca calcolatore era affascinante. Nel medesimo istante in cui i loro sguardi si incrociarono Alain seppe che la sua futura sposa era arrivata. Turbato e speranzoso che quello sguardo volesse dirgli qualcosa di più, si alzò dal suo posto d'onore e con passo regale si avvicinò alla sua promessa fermandosi proprio di fronte. In quel momento la musica di sottofondo suonata dall'orchestra si interruppe. Alain fece un inchino come sempre impeccabile «Compte, Comptesse, Madame». I tre risposero al saluto e senza parlare il duca porse il braccio a Sophie per condurla al posto d'onore che le era stato preparato. Appena arrivati alla postazione Alain si voltò verso Sophie: «Spero Mademoiselle che sia tutto di vostro gradimento» Sophie sentì lo sguardo di tutti su di loro e non poté far altro che replicare altrimenti, fosse per lei, si sarebbe già data alla fuga: «Certamente Vostra Grazia», rispose facendo un accenno di riverenza. Alain proseguì attirando l'attenzione generale: «Cari ospiti, siamo qui riuniti oggi per festeggiare il compleanno della Contessina de Brienne e non meno che il nostro fidanzamento». A tale annuncio seguì un sussulto collettivo e poi un applauso. Qualcuno gridò: «Ai de Brienne e ai Clermont!» e tutti gli fecero coro alzando i calici di pregiato champagne. «Ai de Brienne e ai Clermont!». Alain posò il bicchiere vuoto sul vassoio del paggio alla sua destra, porse il braccio a Sophie in un tacito invito. «Vi va di aprire le danze con me?». Sophie cercò di non far trapelare le proprie emozioni. Perché le faceva domande alle quali sapeva benissimo non avrebbe potuto rifiutare? Era furente per questo, ma non poteva esprimere liberamente il suo parere. Non in quell'occasione almeno. Fu costretta pertanto ad annuire e a poggiare la mano su quella del duca. Il solo tocco ebbe per entrambi l'effetto elettrizzante di chi prende la scossa. L'orchestra propose un minuetto.

Alain guidò la sua dama con il solito passo regale e sicuro verso il centro della sala. La fece voltare su sé stessa facendo ondeggiare il suo bellissimo vestito crema e oro. Con la stessa eleganza e sicurezza la riprese, l'attirò a sé mentre la musica dava ormai il via per i passi. Sophie si sorprese ad arrossire e quasi tremare tra le forti braccia del duca. È il mio nemico disse tra sé e se lo ripeté più volte. Odiava sentirsi cosi vulnerabile, così non poteva essere di alcun aiuto alla Primula. Alain si sentì come un ragazzino alle prime armi, non riuscì neanche a guardarla negli occhi per paura che lei leggesse il suo desiderio, la sua infinita gioia di averla tra le braccia. Non avrebbe permesso a nessuno di averla, neanche alla Primula Scarlatta, se necessario sarebbe morto per lei.

La musica finì e non sarebbe stato opportuno restare ancora l'uno tra le braccia dell'altro. Il conte li guardava soddisfatto della sua opera.

La Primula ScarlattaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora