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Nella grande sala da ballo i sussurri, dietro i ventagli delle dame, riempivano l'aria in attesa che la musica iniziasse. Di tanto in tanto qualche risata sguaiata sovrastava tutto il resto. Sophie, oggetto di tutti gli sguardi dei presenti per il suo presunto fidanzamento con il duca, era intenta a parlare con Madame De Berry, la quale d'un tratto rimase con lo sguardo fisso oltre le spalle della sua interlocutrice che si voltò a sua volta per vedere cosa d'improvviso avesse catturato la sua attenzione. All'unisono le due donne fecero una riverenza: «Vostra Grazia». Lo stesso fece lui esibendosi in un elegante ed impeccabile inchino: «Madame De Berry, Mademoiselle de Brienne». 
Sophie per un attimo dimenticò tutto ciò che la circondava. I suoi occhi lo scrutarono da cima a piedi: portamento regale, abiti finemente tagliati, giacca blu cobalto rifinita con filamenti oro, i calzoni panna aderenti sui muscoli delle cosce e gli stivali neri. Alain notò che come la prima volta Sophie lo stava scrutando in tutta la sua figura, inarcò un sopracciglio per scoraggiarla dall'analizzarlo nei particolari, infatti lei portò la sua attenzione altrove. Certo che era sempre più bella. Gli occhi seguirono i contorni morbidi delle sue labbra e si sentì come un ragazzino che guarda per la prima volta una donna, non poteva far trapelare il suo desiderio, non in quel momento. A salvarlo il conte di Bouvais che lo distolse dai suoi lussuriosi pensieri. I musicisti presero a suonare un minuetto e Alain tornò a rivolgersi a Sophie offrendole il braccio: «Posso invitarvi a Ballare?», «Ma certo Vostra Grazia». Decise che non gli piaceva affatto la Sophie controllata dei gran balli, preferiva la donna semplice, schietta che aveva conosciuto tempo addietro e che segretamente aveva seguito e visto sbocciare come un fiore raro. 
Il minuetto cessò e iniziò un'altra danza. Alain si inchinò e le tese la mano, lei la prese ma riconobbe la riluttanza del gesto fatto solo per cortesia e se ne dispiacque. Sentì sotto la sua mano il fianco esile di lei. Maledizione! imprecò fra sé, avrebbe voluto essere da solo con lei, baciarla, stringerla a sé. A quel pensiero si staccò da lei, fece un inchino: «Mi dispiace Mademoiselle Sophie, vi va di fare due passi in terrazzo? Desidererei parlarvi», «Certo Vostra Grazia io...». «Vostra Grazia! Quale onore incontrarvi». La Marchesa della Roche si avvicinò a loro con fare spudoratamente civettuolo sbattendo le ciglia e agitando il ventaglio di madreperla e piume. «Ho sentito dei progressi che avete fatto con la caccia alla Primula Scarlatta», iniziò la donna. 
Dannazione, questa non ci voleva! Non aveva la minima voglia di affrontare certi discorsi in quel momento. Avrebbe dovuto liquidare la faccenda in modo spiccio, ma notò che gli occhi verdi da cerbiatta di Sophie si accesero d'interesse e gli lanciò un furtivo sguardo. Che strano, sembrava intimidita da lui o era semplicemente cosa? Disprezzo? Non riuscì a dare un nome all'emozione che vi lesse. «Marchesa, sto cercando di fare del mio meglio, dobbiamo tener d'occhio qualsiasi focolare di rivolta, è un periodo particolarmente difficile e pericoloso per la nostra casta». A Sophie ribolliva il sangue nelle vene, avrebbe voluto gridare a tutti che la Primula Scarlatta non era un nemico, ma erano loro ad essere troppo attaccati alle proprie ricchezze e ad essere ciechi nei confronti delle altre persone che vivevano nel paese. La marchesa aveva sul volto un'espressione compiaciuta: «Finché ci sarete voi Vostra Grazia saremo tutti al sicuro». Alain si accorse che doveva porre immediatamente fine alla conversazione altrimenti non avrebbe più avuto modo di catturare il cuore di Sophie. «Grazie Madame La Roche, se permettete», «Certamente Vostra Grazia, Contessina de Brienne», fece una riverenza e lasciò passare la coppia. 
Oltrepassarono la porta finestra, Sophie si appoggiò alla balaustra di marmo esponendo il viso alla luce della luna ed assorbendo l'aria fresca della notte. Il suo vestito bianco sembrava brillare di luce propria al buio ed Alain si chiese ancora una volta perché quella donna avesse tanto potere su di lui. Le posò
una mano sopra la sua e lei sobbalzò. «Non abbiate paura Contessina, siete al sicuro, stavate pensando a qualcosa in particolare?». A Sophie parve per un solo istante che lo sguardo di lui si addolcisse. Di solito l'espressione sul volto del duca era impassibile ed impenetrabile. Si chiese se era capace di provare emozioni di qualsiasi genere. Di certo non sarebbe stato un amante appassionato... 
Ancora una volta si ammonì per il pensiero. Da quando aveva incontrato quell'uomo aveva scoperto una nuova prospettiva di vedere le cose. «No», sospirò lei, «stavo solo riflettendo su quanto appreso quest'oggi». Alain annuì. «Sì credo che sia una buona soluzione. Io e vostro padre siamo vecchi amici e, credetemi Sophie, cercherò di non farvi mancare nulla. Chiedete e sarò felice di soddisfare ogni vostra richiesta.» Un sorriso le increspò le labbra. «Vi ringrazio Vostra Grazia, ma io...», lui la interruppe non voleva sapere altro. O forse sì? «Se non sbaglio la prossima settimana è il vostro diciottesimo compleanno, avrei pensato di annunciare il nostro fidanzamento se siete d'accordo». Il cuore di Sophie prese a battere così forte. Al solo pensiero si sentiva morire, non così presto! Aveva solo una settimana per trovare una soluzione per scappare da un matrimonio non voluto. Ah, se il suo misterioso cavaliere avesse potuto ascoltare le sue suppliche, l'avrebbe portata via al galoppo. Un colpetto di tosse le ricordò che il duca era in attesa di una risposta.
«Oh sì, sarebbe perfetto Vostra Grazia», il tono della sua voce sapeva d'amaro e gli occhi erano appena velati dalle lacrime. «Bene, parlerò stasera stessa con vostro padre per l'organizzazione. Ovviamente, mi occuperò io di tutto, sarà il mio regalo per voi». Alain si sentiva soddisfatto, ma il fatto che Sophie era pronta a versare delle lacrime per un altro uomo gli suscitava gelosia, anche se sapeva di non dover temere perché a breve quell'uomo sarebbe morto. 
Un urlo li raggiunse sulla terrazza. Sophie fece per rientrare quando il duca le afferro una mano trattenendola: «Aspettate», pose il suo corpo davanti a quello di lei ed estrasse la spada finemente lavorata sull'elsa ed insieme cautamente rientrarono. Nella sala regnava il caos, le dame urlavano isteriche mentre si disperdevano andando di qua e di là, la maggior parte degli uomini era raggruppata da una parte con lo sguardo fisso verso il basso. Alain si rese conto subito di ciò che era accaduto. 
Qualcuno era stato assassinato. Si guardò intorno cercando di individuare il possibile assassino, ma non vide nessuno di sospetto. «Alain, per fortuna siete salvi», il conte de Brienne era affaticato e respirava a fatica. «Calma vecchio mio, cosa è successo?». Il vecchio fece una pausa poi rispose: «Hanno assassinato il conte di Valois». «Sarà meglio che vi chiami la carrozza». Il conte annuì mentre Sophie rimase piuttosto perplessa cercando di riordinare i pensieri. Era stata la Primula Scarlatta?
Lui era stato lì? Al solo pensiero il cuore le fece una capriola nel petto. «Padre, sapete per caso se... se l'assassino ha lasciato qualche indizio?». Il duca si immobilizzò un istante per poi proseguire verso l'uscita. «No figlia mia nessuno pare si sia accorto di nulla.» La carrozza arrivò e il conte e la contessa de Brienne furono portati in salvo a casa. 

La Primula ScarlattaWhere stories live. Discover now