Una ginocchiata in pieno stomaco bastò a farlo piegare in due e con un colpo dietro la nuca lo atterrai.

Il respiro era corto, ma cazzo se l'adrenalina pompava!

Mi sentivo euforico e vittorioso, ero riuscito a difenderle finalmente.

Mi avvicinai a Carol, quella piccola creatura era distesa sul letto a pancia in giù con la silhouette piena di segni.

Scossi il capo, amareggiato e incazzato nero.

Le abbassai, con dolcezza, la vestaglia sulle cosce arrossate e mi accovacciai al suo fianco.

"Carol ce l'ho fatta! Piccola sei salva, siete salve! Ci sono riuscito..." Mano a mano che parlavo, la mia voce andava diminuendo.

Perché non mi guardava?

Era svenuta per il troppo dolore?

Sicuramente, dovevo attendere che si riprendesse.

Le carezzai i capelli, aspettando solo che aprisse quegli occhi così simili ai miei.

"Ehi." Un sussurro spezzato lasciò la mia gola gonfia, radici di preoccupazioni e paure che mi si ramificavano nel petto.

Le gettai addosso un po' d'acqua fresca, ancora nulla.

La presi per le spalle e la voltai verso di me, la scossi leggermente, speranzoso nel suo ritorno dal mondo dei sogni.

Allora la adagiai sul letto, convinto che le avrebbe fatto male tutto quel mio casino.

Mi avviai verso mamma, che era riversa a terra.

Le sollevai la testa, col mio palmo sulla sua nuca delicata... che perdeva sangue.

Strizzai gli occhi, iniziando a sentire il panico farsi beffe di me.

"Mamma, ehi, svegliati. Guarda, ci sono riuscito. Lo sai che mi allenavo, no? Ecco, ora sono io il più forte e vi proteggerò sempre." Le dissi, mille voci nella mia mente che urlavano.

La presi in braccio, distendendola al fianco di Carolina.

"Se è uno scherzo non mi piace..." Il mio tono, privo di qualsiasi nota di divertimento.

Sentendo il cuore battere in gola, appoggiai l'orecchio sul piccolo petto della mia mamma e due dita sulla giugulare di mia sorella.

Una paura cieca mi investì.

NO!

Dove siete?! Sono scomparsi, loro non battono più.

I loro cuori avevano gettato le armi e si erano arresi.

Sentii la speranza di una vita felice abbandonare il mio animo, ormai fatto a brandelli.

Quei brandelli che si ricucirono in qualcosa di orrendo, pericoloso e mostruoso.

Le hanno uccise!
Sti bastardi te le hanno portate via!

Le mie mani, imbrattate di sangue. Quello della mamma.

Quell'immagine sembrò rimanermi impressa, come inchiostro.

Sangue. Rosso. Pace.

Ammazzali.

Sguainai il coltello al mugolio che emise Lucas, li presi per le collottole prendendo anche buona parte di capelli, e li trascinai in cucina.

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