Solo-Capitolo 2

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Tornai a casa dopo una stressante giornata in manicomio, quel posto che comunemente viene chiamato 'scuola'. Morivo di fame.
Ad aprire la porta fu mia madre. Mia madre, che dire di lei? Le devo tutto, è l'unico membro della famiglia che davvero mi capisce. Ma non mi sento ancora pronto a riverlarle il mio segreto, credo che non lo sarò mai, ma per ora, va bene cosí.
Entro e vedo mio padre disteso sul divano, lo saluto, lui risponde freddo, come sempre, che gli importa alla fine? Che gli importa di un figlio cosí inutile? Se sono presente o meno in casa per lui fa lo stesso, ho sempre avuto la netta sensazione che mi odi. Non sarebbe di certo un caloroso saluto a cambiare le cose. Tra noi c'è un abisso lungo e profondo, siamo cosí diversi, sia fisicamente che interiormente, che a volte penso di essere stato adottato. Ma sono molto simile a mia madre perciò penso che dovrei accettare una volta per tutte di essere figlio di quell'essere insensibile che ancora forzatamente chiamo 'padre'.

Filai dritto verso la cucina, e affogai la mia angoscia nel cibo, incredibilmente è l'unica cosa che riesca a darmi conforto dopo la musica.

Mia sorella Mandy arrivò poco dopo di me.
La differenza del rapporto tra lei e mio padre è colossale. Appena arrivò la salutò e cominciarono a conversare. Lei disse -Papá oggi ho preso 9 in matematica!-esplodeva di felicitá. Mio padre la guardò con gli occhi che solo un genitore fiero ha e le disse con tono ammiccante-Brava, sono fiero di te, l'ho sempre detto che sei una cervellona!- Quando udii quella frase mi sentii male. 'Sono fiero di te', parole mai spese per me. Parole troppo nobili e troppo eloquenti per rivolgerle a me. Anche io prendo bei voti ma li comunico raramente in casa, alla fine nessuno mi darebbe tali soddisfazioni, forse mia madre, quando ha tempo.

Non è la prima volta che mi sento trascurato. Succede spesso. Ma che ci voglio fare se la preferita è lei?
Io e Mandy nonostante ciò andiamo molto d'accordo.
Lei è molto intelligente, va bene a scuola, ha il ragazzo, ha tanti amici. Insomma, lei ha una vita.
L'unica pecca? L'omofobia.
Ma io so per certo che se lei sapesse di me cambierebbe idea. È troppo intelligente per essere omofoba, lei crede di esserlo solo perche mio padre lo è, e lei ripete ciò che dice lui. Un classico.

Mia madre lavora quasi tutti i giorni e la vedo veramente poco, mia sorella è quasi omofoba, a volte non riesco veramente a definirla, e mio padre mi odia.
Sono solo, sempre fottutamente solo. La cosa triste è che sto solo anche quando sono in compagnia. Nessuno vuole parlare con me, sono troppo introverso.

Per questo mi venne voglia di uscire di casa, decisi di andare da Naomi, l'unica persona con cui non sento la solitudine.

Mentre percorrevo le strette e impervie stradine del mio quartiere mi ri-salii in mente un pensiero: il ragazzo che avevo visto quella stessa mattina. Ripensai a quanto fosse perfetto, cominciai a fantasticare e a immaginare la vita con lui. Improvvisamente scossi la testa e decisi di smettere subito. Se c'è una cosa che ho imparato è che le illusioni fanno male.

Finalmente arrivai a casa di Naomi, fuori si gelava e non vedevo l'ora di entrare.
Dentro c'era un calduccio confortevole. Naomi era sola in casa. Ci sedemmo nel divano e cominciammo a guardare la nostra serie preferita. Una volta finita la prima puntata Naomi, guardandomi con la faccia di una che si è appena ricordata qualcosa esclamò -Kev! Devi assolutamente vedere una cosa!- mentre mi passava il suo cellulare. Io incuriosito lo presi e, dopo aver osservato con attenzione, sussultai.
Vi era raffigurato il ragazzo misterioso che ormai occupava i miei pensieri da quella mattina.

L'amore NuoceWhere stories live. Discover now