1980 Dodge St. Regis

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Aveva spento anche la radio. Finch non si faceva mai annoiare dalla radio, nemmeno quando passavano le solite canzoni dei Black-Sabbath. Quelle che lui definiva sempre come mono-nota, era davvero un maestro a lamentarsi di loro in continuazione. I suoi compari erano costretti a tirare fuori quei sorrisi finti ogni volta che rimuginava sulle solite critiche. Parlava sempre della prima volta che li aveva sentiti in macchina, nella sua Buick Riviera a impianto stereo migliorato, non mancando mai il pezzo in cui gli era sembrato si fossero incollate le pastiglie ai freni. Ed eccoli: sorrisi finti. E pensare che all'inizio si sforzavano anche a fare una risatina. Poi certo, quando qualcuno gli chiedeva perché non cambiasse frequenza, rigirava sempre la risposta verso nuovi orizzonti.

Quella sera però la annoiava, e se lo diceva lui stesso. E sapeva anche che quella era proprio una cosa strana, anche se non poteva farci niente. Arrivò quindi alla decisione di voler sentire solo il fruscio delle Goodyear sull'asfalto. Magari lo faceva per entrare in sintonia con quelle due belle strisce gialle che lo accompagnavano da quando era uscito da Austin. Molti dicono che quando fanno viaggi più lunghi di quaranta minuti in quelle strade tutte uguali, entrano quasi in uno stato di ipnosi. In effetti suo cognato la chiamava ipnosi stradale. A Finch non era mai capitato, lui rimaneva sempre vigile. L'unico problema era proprio la noia pura e semplice. La radio lo intratteneva, quasi sempre, anche senza il suo bello stereo. Lo intratteneva anche il pensare alla prossima scommessa sugli Yankees. O pensare a quella magnifica Cadillac rossa di suo cognato. Solo che quella sera tutto ciò non bastava.

Per fortuna non li faceva spesso i turni di notte, a detta sua. Non che li odiasse, assolutamente. D'altro canto quel lavoro lo aveva scelto con la sua testa, e non gli pesava portare la cintura, come non gli pesava affatto portare la pistola. Era solo che di notte fuori era tutto nero. Non c'era niente da guardare. Niente su cui fantasticare. Anche quando si immaginava le maglie bianche sfrecciare per il campo da baseball, se le immaginava tutte sbiadite. E dava colpa alla notte. Quella notte che gli dava ogni tanto un lieve pizzico di sonno. Quando tornava la mattina da sua moglie sembrava fresco di lobotomia. Ma alla fine, gli piaceva molto la divisa blu.

Ecco dei fanalini rossi in lontananza. Finch non li aveva nemmeno riconosciuti che aveva già il piede a sollecitare il gas. La sua Chevrolet Caprice bianca e nera e con lo stemma non lo aveva mai tradito. Non era formidabile, ma dava le sue certezze. Avvicinandosi iniziò a riconoscere a che modello appartenevano quei fanalini: era proprio una Dodge St. Regis, niente di meno che l'auto più comune di tutto il Texas. A quanto pare quella sera doveva essere destino di monotonie. Ripensandoci, forse un paio di volte gli era capitato di incontrare qualche modello particolare, qualche proprietario che le aveva rimaneggiate. E se venivano bene, alcune erano proprio intriganti, e se lo diceva pure annuendo. Forse anche quella Dodge là davanti aveva dato da divertirsi a qualcuno.

Finch si stava lanciando la scommessa sul colore: grigia o bluastra, e se non fosse stato uno di quei due colori, allora sarebbe stato davvero un colpaccio. Doveva avvicinarsi di più, da quella distanza non si poteva dire. E lui voleva scoprirlo. Arrivare così vicino all'auto, da poterlo anche chiedere al conducente. Perché per lui era grigia, ma era tanto curioso da voler sapere anche il codice della vernice usata.

La fissava. Alternava l'occhio critico con l'occhio di legge. Andava costante, dritta e sembrava avere tutte le luci funzionanti. Doveva sapere il colore però, niente storie. Anche vedere che faccia aveva il guidatore. Se era una donna, se era un vecchiettino, o se era il solito fallito quarantenne che beccava sempre da quell'ora in poi. Era ormai a qualche decina di metri. Allungò la mano sul manettino e accese per poco i lampeggianti. Si permise anche un paio di colpetti di megafono. Poi attese, con quell'espressione lì: quella a cui mancava solo che si sfregasse le mani. Ecco che la Dodge accostò. La seguì subito, dolcemente.

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