11. Heroes - Pt.2

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Elia sobbalzò un po' e si girò con una mano in mezzo al petto, «Cristo», disse in un sussurro. Trattenni un risolino, «Mi hai spaventato a morte.»

«Scusa», mormorai. «Ero in anticipo.»

Elia si rilassò, si posizionò completamente di fronte a me, «Come mai? Problemi coi tuoi?»

«No», negai, «Ho architettato un piano con mia sorella per poter essere qui.»

Elia mi sorrise piano, molto lentamente. Così lentamente che ad ogni accenno di fossetta sentivo qualcosa lacerarsi a livello dello stomaco.

«Okay», annuì scrutandomi dall'alto verso il basso.

«Okay...», sussurrai, oscillando un po' coi fianchi.

Elia si voltò e alzò la sella, laddove vi erano messi dei caschi. S'infilò il suo senza allacciarlo e poi me ne porse un altro. «Devo mettere questo?»

«Non ti va bene?»

«È rosa.»

«È di Ilaria.»

«Ma lì ne vedo anche uno nero», alzai le sopracciglia, vedendo il puro divertimento che gli si vedeva negli occhi e non si impegnava manco a nasconderlo. «Lo sai che è abbastanza maschilista darmi quello rosa al posto di quello nero?»

Elia si umettò le labbra e incrociò le braccia, «Posso sapere qual è il tuo colore preferito?»

«È il–», mi bloccai ed Elia imitò la mia espressione: sopracciglia sollevate, labbra schiuse e mento inclinato di lato. Mi stava dicendo "continua, forza".

È il rosa, il mio colore preferito è il rosa.

Mi morsi la lingua e lo maledissi mentalmente. Feci una smorfia, infastidita dalla sua faccia da saccente e presuntuoso. Elia mi tolse il casco rosa dalle mani e me lo infilò poco delicatamente sul capo. Aderì perfettamente.

«Visto? Va meglio a te che a mia sorella.» Fece per ridere, ma io gli diedi una pacca sullo stomaco. Me lo allacciò e mi pizzicò lo zigomo come le nonne fanno coi nipoti piccoli, facendomi un po' male.

Scosse il capo e salì sulla sella. Con un movimento di bacino tolse il cavalletto, «Come dovrei salire?»

«Non sei mai salita su un motorino?» Nella sua voca si coagulò tutta la confusione presente nel mondo.

«No.» Solo no.

E lui non insistette nel pormi domande, fu strano perché, oggettivamente, quale ragazza o ragazzo non è mai salito su un mezzo a due ruote? Be', io no. A diciott'anni non lo avevo mai fatto, non fino a quel momento almeno.

Elia indicò una sporgenza di metallo, «Metti il piede qui e con l'altra gamba ti dai lo slancio.» Mi avvicinai e posizionai il piede dove mi aveva suggerito, «Aiutati con la mia spalla.»

Qualche tentativo di troppo, ma alla fine riuscii a posizionarmi dietro la sua schiena, mi lasciai andare un sospiro e lo intravidi ridacchiare per il mio impaccio dal piccolo specchietto alla mia destra.

«Posso partire?» Mi domandò, reclinando il capo verso di me, per farsi sentire.

«Sì.»

Il Sole era altissimo nel cielo, sembrava più distante di quanto fosse in realtà. Sembravamo su un altro pianeta, dimensione, galassia. Le strade di Ischia si intrecciavano come labirinti colorati di verde. Dopo la campagna sfociammo in uno spiazzale, in cui Elia accelerò così forte da farmi strabuzzare gli occhi.

Il vento mi tirava i capelli e l'odore di terra, di cipresso e pini si mischiava benissimo al profumo inebriante della pelle di Elia. Forse era limone oppure pesca, ma ero certa fosse qualcosa di dolce e fresco, tanto da essere terribilmente piacevole.

Alla ricerca dell'albaWhere stories live. Discover now