7. Incarnazione del principio eracliteo

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Elia prese il mozzicone, le labbra secche si rilassarono e il fumo pesante mi intossicò le narici. Tossii e lui ridacchiò leggermente, «Lo so.»

«Sai ch'è sbagliato?»

Elia alzò le sopracciglia, «Ah, sì?»

«Sì», continuai, fece cadere la cenere accanto a lui e notai ci fossero altri due mozziconi per terra, «E tu ne abusi altrettanto.»

«Ah, sì?» Si accigliò, non mi fu difficile vedere il suo sarcasmo. «Fammi sentire, com'è che farebbe male?»

«Non ce l'hai il pacchetto con tanto di immagini sulle cause?», lui non fece alcun cenno, si ostinò a fumarmi in faccia. Io sventolai la mano davanti al viso, «Tumori, problemi ai polmoni, alla gola e anche peggiori. E smettila di intasare anche le mie vie respiratorie, non te l'hanno mai detto che è maleducazione fumare sulla gente?»

«Finito con la tua lezione di scienze?», la sua voce era impastata dal fumo, calda e roca, la gola sembrava chiusa.

«Cavoli tuoi, continua a farti del male.» Mi guardai attorno, fissai i promontori a picco sul mare di fronte alla nostra collina e mi stupii del silenzio che vigeva, esonerata la musica delle cicale.

Elia spense la sigaretta manco arrivato a metà, quel gesto non mi sollevò perché metà sigaretta non fa la differenza se precedentemente hai fumato un altro pacchetto intero. «Tu pari innocente.»

Riportai lo sguardo su di lui. «Innocente sta per?»

«Per tutti i significati che ci vuoi dare», si umettò il labbro, portò le ginocchia ai lati del petto e le braccia si legarono attorno ad esse. «Non t'ho sentita dire manco 'na parolaccia, non bevi, non fumi... impossibile che sei nata santa.»

«Non sono nata santa», mormorai.

«Provamelo», disse con un colpetto del mento.

Riflettei, sospirai e mi mordicchiai il labbro, «Io...», iniziai, «Ho preso il debito in latino per due anni di seguito.»

Elia scoppiò a ridere dopo aver metabolizzato la frase. I suoi occhi si assottigliavano verso l'alto quando rideva, una sola fossetta gli ghermiva la guancia destra. Quando vide che non mossi ciglio, lui rise di più, «Oh mio Dio! Sei seria quindi?», si gettò all'indietro e si tenne la pancia con le braccia.

Si rotolò avanti e indietro, la sua risata si fece più buffa fino a far ridere anche me. Gli diedi un calcio sull'anca e bofonchiai un: «Cretino.»

Si sollevò con i ricci disordinati e il respiro mancante, «Sei divertente, davvero», si passò una mano sul petto e si ricompose. «Adesso però rispondi per davvero...»

«Era quella la mia risposta.»

Alzò le sopracciglia e sospirò, strappò un filo di grano alle sue spalle, se lo porto in bocca e lo arrotolò sulle labbra. Avanti e indietro, avanti e indietro. Seguii quel movimento finché non parlò, «Sei una santa allora.»

«No», canzonai.

«L'unica spiegazione plausibile è che tu sia cresciuta tra Bibbia e campi estivi.» Io strinsi le labbra e lui spalancò la bocca, «Non è vero, dai!»

Alla ricerca dell'albaWhere stories live. Discover now