CAPITOLO 20

354 26 3
                                    


Penso che ora sia quasi un vizio uscire a fumare di notte.
Io al solito posto, sul dondolo, e lui al suo.
Fisso la sigaretta e il fumo che si accartoccia su se stesso, quanto fascino..
Mi faccio coraggio e comincio a parlare.
"Non ti ho svegliato solo per scendere a fumare assieme; ma per parlare. Voglio chiarire la nostra situazione" dico cercando il suo sguardo.
Faccio una pausa, aspettando un segno da lui, una parola, ma nulla.
Continuo "Continui a ripetere che è tutto okay per te. Ma per me no. Non può essere tutto okay. Che rimarremo amici, solo amici, quello è ovvio. Sempre se vorrai ovviamente.."
"Certo che voglio, solo che.." dice lui.
"Solo che?"
"Appena tornerai a Roma non ci vedremo più. O in casi rarissimi. Spesso le amicizie a distanza non durano." dice in un sospiro
"Pensi che io sia così? Francesco, e dire che dovresti conoscermi. Io non sono il tipo di persona che si dimentica degli altri."

Parliamo fino all'alba, concludendo il tutto con un forte abbraccio, prima di tornare a dormire.
Sento qualcosa di speciale in quell'abbraccio, non è il tipico 'abbraccio morto' dove la persona ti cinge con le braccia come un rampicante e basta, ma uno di quelli veri dove tu stringi a te la persona, e quella ti stringe ancora più forte.

Gli ultimi due giorni a Catania sono stati piuttosto pallosi, tra chiese, musei e tutte quelle cose noiose che interessano a pochi, per non dire nessuno.
Ma il pomeriggio dell'ultimo giorno è stato a dir poco favoloso.
Una festa in spiaggia, con tutta la classe e le famiglie ospitanti.
C'era chi giocava a beach volley, chi a carte, chi fumava e parlava, un momento speciale, nessuno era messo in disparte.
Persino Kate era in compagnia, stranamente.
Io ovviamente, passo tutto il tempo con Matt, Greta, Luca, Francesco e Grace.
Luca ha avuto la fortuna di dividere la stanza con Matt, beato lui; mentre Grace è la figlia della famiglia in cui è stata Greta.
Sembra una ragazza molto simpatica e pare che hanno già legato molto.
Fumiamo e parliamo del più e del meno e, ovviamente, cerchiamo di organizzare qualcosina, per poterci rivedere tutti insieme una volta.

Purtroppo, come ogni cosa, la festa è finita, siccome dovevamo andare in aeroporto per tornare a Roma.
Non manca molto alla partenza.
Elena piange come una disperata, è una donna molto dolce, mi ripete in continuazione: "torna quando vuoi, sei sempre la benvenuta a casa nostra" e "la nostra porta è sempre aperte per te"; e mi abbraccia forte.
Mi fa troppa dolcezza, gli occhi cominciano a diventare lucidi.
Mi volto verso Francesco, anche lui con gli occhi lucidi, cerca di essere forte, non vuole farsi vedere piangere.
Mi stringe a se, come non mai, come se potesse fagocitarmi, in modo che non me ne possa andare.
Lo stringo forte anche io, ma, l'ora di andare è arrivata.
Lentamente ci allontaniamo l'uno dall'altra, fa un respiro profondo; "fatti sentire e ricorda, quando vuo..volete, venire qui, siete sempre i benvenuti" dice correggendosi, includendo anche Matt, gli do un lieve bacio sulla guancia e lui ricambia lasciandomene uno sulla fronte.

Il principe lo saluta con una stretta di mano, come fanno ora i ragazzi, non capiró mai il senso di tutto ciò, per poi voltarsi, incrociare le mie dita con le sue ed incamminarci, il volo partirà a breve.
Non ci voltiamo, farebbe troppo male, sia a loro che a noi.

Verso le sette, siamo a Roma.
In aeroporto, una sorpresa ci attende, i ragazzi. Sono tutti li per noi.
Se non ho pianto prima, ora è il momento buono.
I lacrimoni sgorgano sulle mie guance, Yuri mi corre incontro a braccia aperte.
Il mio trucco cola sulla sua maglia, fortunatamente è nera e non si nota.
Edo lo spinge via e mi abbraccia a sua volta.

Sento un tonfo e mi volto, vedo Lorenzo sdraiato a terra e Matteo sopra di lui; non posso fare a meno di ridere.
Conoscendoli, Lorenzo era distratto e Matt ha preso la rincorsa e gli è saltato addosso, è una cosa che succede spesso; raramente Ló, lo riesce a prendere senza cadere e farsi male.
Jacopo finge di inciampare e si butta sopra di loro, mentre Alex, fuma tranquillo la sua sigaretta e viene ad abbracciarmi.

Arriviamo a casa, abbandoniamo le valigie dove capita e usciamo di nuovo.
I ragazzi ci aspettano al muretto dei graffiti.

Non programmiamo mai nulla quando usciamo, decidiamo tutto al momento.
Da una parte è bello, non sai cosa ti aspetta; ma dall'altra, o cerchiamo di organizzare qualcosa in fretta e per bene o ci accontentiamo di quel che si riesce a fare.
Non siamo una compagnia molto pretenziosa, di certo non siamo le tipiche persone che interpretano 'uscire a divertirsi' come: andare in discoteca a ballare come un gregge di pecore sudate.
Spesso ci adeguiamo, e con quel poco che facciamo, ci divertiamo molto di più.

Questa sera non riusciamo a trovare una pizzeria con un tavolo libero e a nessuno va di mangiare giapponese, a parte Matt, ovviamente.
Quindi decidiamo di andare in spiaggia e di farci portare una pizza lì.
Scendiamo da una piccola collinetta e andiamo in una spiaggettina isolata
Accendiamo un piccolo falò e che si dia inizio alla serata.

Matt e Lorè vanno a prendere le birre, Yuri aspetta, su in strada, che arrivino le pizze e Alex e Jacopo recuperano due stecche di Marlboro Gold, mentre Edo e io rimaniamo comodi a poltrire.

Una volta arrivati tutti, ci rimpinziamo, parliamo e cantiamo.
Sembriamo dei lupi che ululano alla luna, ma non ci importa, se non facciamo queste cazzate ora che siamo giovani, quando le faremo?
Diciamo che l'alcool ha cominciato a fare effetto a tutti.

Fortunatamente mi sono ricordata di prendere i regali per questi animali, prima di uscire; quando sfilo uno per uno i loro regali dal sacchetto, i loro occhi si illuminano, come quelli di un bambino il giorno di natale.
Dopo aver ringraziato me e Matt, barcollando tornando al 'loro posto' felici con il regalo tra le mani, non riesco a trattenere un sorriso vedendo la scena.

Questa è amicizia.
Far star bene gli altri con una piccola cosa, nessuno mi ha mai fatto una sorpresa del genere di ritorno da una gita o una vacanza.
Nemmeno Kate, quando sono stata per un quasi un mese il Spagna.
Okay, basta pensare a quella vipera.
Perché non sono come ogni altri persona? Perché non me ne frego come fanno tutti? Perché non dimentico le persone?
Scuoto il capo in modo da scacciare i pensieri e tornare alla realtà.

Sono le due meno un quarto di mattina, e sento il telefono squillare dalla borsa alle mie spalle.
Mi alzo goffamente cercando di mantenere l'equilibrio e vado a rispondere.
Sullo schermo non appare il numero, strano.
"Pronto" dico
"Ehi Ilary, dove sei?" dice il ragazzo dall'altro capo del telefono; non riconosco la voce, ho troppo alcool in corpo per farlo.
"Ma chi sei?" chiedo.
"Il tuo peggior incubo" risponde.

BUONA SERATINA CIAMBELLINE❤
Ecco il 20° capitolo, un pochetto più lungo degli altri, mi faccio perdonare pian piano;)
Le solite procedure le sapete: stelline⭐, commenti, share..

Vorrei aggiungere uno #staystrongGreta per quello che le è accaduto di recente❤

Al prossimo capitolo

~If you can dream it, you can do it.~||CrookidsWhere stories live. Discover now