Sangue

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Prendo la cornetta del telefono e la poggio all'orecchio con mani tremanti. Devo fare una cosa svelta, determinata, ferma...
Abbasso la voce e sto sull'attenti, per poter sentire ogni minimo rumore che proviene da fuori;per avere la prontezza di chiudere la comunicazione prima che i miei rientrino in casa. Sento le pulsazioni impazzate del mio cuore, rimbombare nelle orecchie...
Digito il numero in fretta e furia, sbaglio, ricomincio daccapo.
0033 5467...

"Charlie?"
Sibilo, con un filo di voce...

"Sei Mia? Amore ma che cos..."

"No ascoltami, non posso parlare e non posso nemmeno venire stasera. Domani ti spiego, promesso, ma non richiamare."

Sbatto la cornetta con troppa veemenza per il terrore che sto provando. Ho l'affanno, come se avessi corso per km, sento il cuore che martella all'impazzata, un fischio sibilante nelle orecchie non vuole lasciarmi in pace.
Inspiro ed espiro lentamente, cerco di ripristinare il mio battito, nonostante abbia dolori ovunque e soltanto una gran voglia di piangere.
Corro in bagno, chiudo dietro di me la possente porta nera di legno massello, faccio due giri di chiave e mi abbandono ad un pianto incontrollato.
Poggio le mie mani fredde sul lavabo in ceramica bianca, stringo, mi aggrappo ai lati, fino a che le mie mani perdono completamente il colore, tanta è la pressione che sto facendo. Alzo lo sguardo e  mi pare di scorgere i lineamenti di una ragazza distrutta, devastata, senza più identità, nell'immagine che mi si para davanti.
I capelli ricci, sono ormai diventati una matassa, ancora perfettamente aggrappati al resto della testa, uniti però da un solo elastico nero, che pende sulla parte destra del capo.
Gli occhi verdi, sembrano sinistramente più accesi dopo ore di pianto ...mi sento una bambola di pezza, inespressiva. Le iridi rosse conferiscono ai miei occhi, un meraviglioso colore smeraldo, se non fosse per il fatto che, d'ora in poi quel colore sarà sinonimo di dolore.
Mollo la presa dal lavandino e comincio a spogliarmi, vedere il mio corpo in quello stato, mi atterrisce. Rende il tutto così reale...
Mi viene da domandarmi il perché. Perché per ogni suo momento di rabbia, di frustrazione, deve mettermi le mani addosso? Perché deve sfogare la sua furia incontrollata sul mio corpo?
Perché non c'è mai stato un momento nella sua vita in cui abbia pensato di farmi una carezza?...ed anche se l'avesse pensato, mi sarei scansata, vedendo la sua mano avvicinarsi, pensando di ricevere l'ennesimo schiaffo ingiustificato.
L'unica volta che ho cercato di chiederti perché, tu mi hai risposto che hai sofferto tanto. Secondo il tuo modo di vedere il mondo, anche io diventerò una lurida stronza che picchierà senza motivo i suoi figli.
Mentre sfilo i pantaloni, mugugno per il dolore, piango, penso e ripenso al fatto che non lo meritavo, è tutto così ingiusto, così tremendamente cattivo.
Mi strapperei il cuore per il dolore che sto provando, ogni volta che provo il terrore di sentire i suoi passi, di vedere i suoi occhi, vorrei solo aggrapparmi a te mamma, e chiederti aiuto. Chiederti di farlo smettere o di farmi picchiare talmente tanto forte da fare si che sia l'ultima.
Ho soltanto bisogno di amore, di amore che voi non mi avete mai dato...
Volto il viso, noto il bicchiere in cui abbiamo tutti i nostri spazzolini, con un gesto fulmineo, senza pensarci troppo, lo lancio per terra e si frantuma in mille pezzi. Raccolgo due cocci, quelli che mi sembrano più affilati, appuntiti e inizio a tracciare delle linee sulla mia coscia destra. La sensazione del sangue che fuoriesce piano, scaldandomi la gamba ha un effetto placebo sul mio cervello; è come se il dolore nel mio petto, si alleviasse con ogni goccia di sangue che scivola fuori dal mio corpo. Faccio un altro taglio, lungo l'avambraccio destro, questo è più profondo, faccio più pressione e man mano che vedo il sangue sgorgare, un sorriso amaro fa capolino sul mio viso. Mi son ridotta a questo, per non sentire più il mio cuore, per non sentire più dolore.

MIA dolce LUNADove le storie prendono vita. Scoprilo ora