Strani eventi all'Ufficio Misteri

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Ufficio Misteri, luglio 2010

Quando Isabela Figueroa aveva deciso che da grande sarebbe diventata un’indicibile, di sicuro non si aspettava che avrebbe speso il suo primo mese da apprendista a fissare un arco di pietra da cui pendeva dell’inquietante velo nero, senza poter far niente. Era solo quella la sua manzione: doveva stare seduta dietro un elaborato muro di incantesimi di protezione mentre altri, i suoi superiori, veri e propri indicibili, lavoravano da vicino con quella strana architettura. Non aveva nemmeno idea di cosa fosse, non sapeva cosa stessero combinando quei maghi e quelle streghe, ma il fatto che quella stanza venisse appallata anche con il nome di “Stanza della Morte” la rendeva terribilmente curiosa. 

Se già questo non bastasse a rendere lo stare in disparte molto frustrante, aveva notato che, circa una volta alla settimana, il signor Harry Potter varcava la soglia alle sue spalle e scambiava qualche segretissima parola con il capo dell’Ufficio Misteri, la signora Dalia Basharat, una strega sulla cinquantina dal viso sempre squisitamente rilassato e i capelli sempre coperti da un hijab di qualche colore pastello. 

Sebbene gli indicibili fossero per definizione persone molto riservate e attente a non lasciarsi sfuggire mai nulla, Isabela Figueroa, durante quel noiosissimo mese passato ad osservare l’arco senza capirne il senso, era riuscita ad origliare qualche rarissima conversazione scoprendo tanti succulenti dettagli. Sembrava che il signor Potter stesse finanziando, con la sua quantità quasi illimitata d’oro, le ricerche sul velo appeso all’arco da cinque anni ormai, con la speranza di riportare indietro il suo padrino, Sirius Black.
Isabela, che aveva finito la scuola solo a giugno, non ricordava quando Black era fuggito da Azkaban, ma aveva conosciuto suo figlio a Hogwarts. Era un tipo un po’ strano, due anni più piccolo di lei, che con il padre sembrava avere in comune solo l’aspetto e il cognome. Janus Black era… un po’ noioso, ecco, uno di quelli che trovava le regole rassicuranti, e infatti nessuno si era stupito quando l’anno prima era diventato prefetto di Grifondoro. Isabela era certa che, senza quell’aria da perfettino, sarebbe stato anche un gran bel ragazzo, ma ogni volta che l’aveva sentito aprir bocca per togliere punti a qualcuno, cosa che succedeva molto spesso, percepiva ogni attrattiva nei suoi confronti svanire. In compenso a sua sorella più piccola, Pilar, quel tipo invece piaceva, ma lui era troppo occupato a sgobbare sui libri o ad andarsene in giro con il suo gruppetto di amici per accorgersi di una piccola e anonima Tassorosso come lei.  

Ad ogni modo, quella calda mattina di luglio, Isabela Figueroa era felice di starsene lì a guardare l’arco perché almeno così poteva starsene al fresco. In casa sua non c’era l’aria condizionata, e i suoi genitori, entrambi babbani, non vedevano nemmeno troppo di buon occhio la magia, dunque non le era permesso fare nessun incantesimo per raffreddare l’ambiente. 

Davanti a lei, dietro l’invisibile barriera di incantesimi, la signora Basharat osservava l’arco mentre altri due indicibili - un uomo e una donna - borbottavano sottovoce strani incantesimi puntando le bacchette contro il velo, che si agitava come infastidito. 

Accanto a Isabela, invece, mollemente seduto sulla gradinata dell’anfiteatro, l’altro apprendista, Julian Miller. Si trattava di uno stronzetto americano appena uscito da Ilvermorny, che si era messo a parlare con un finto accento spagnolo non appena aveva sentito il suo cognome, per poi sottolineare che a lui gli ispanici piacevano anche se era texano e, infine, le aveva proposto di andare a pranzo con lui da Taco Bell. Sì, insomma, era un po’ un razzista, ma non era nemmeno la cosa più spiacevole di lui. Ad esempio era molto più spiacevole il fatto che fosse lì perché suo padre era il viceministro del M.A.C.U.S.A. più che per meriti personali.  

- Secondo te ci riusciranno mai? - Parlò improvvisamente il ragazzo, senza staccare gli occhi dall’arco. - Insomma qualsiasi cosa stiano tentando di fare sembra importante. - 

Lascia che ti racconti la storia | Sirius BlackWhere stories live. Discover now