«È una cosa che sto scoprendo adesso. Non ho molte occasioni per ascoltare». Mormorò.

Mentre il mio cuore si stringeva di una taglia, contro il mio stesso volere, mi affrettai a rispondere. «Sono una persona che tiene molto al suo aspetto fisico da sempre, ma sono anche abbastanza goffa, del tipo che mi taglio con la carta e cose così. Una volta ero così nervosa che mi sono messa a discutere su quanto siano poco estetici i cerotti e che avrebbero dovuto customizzarli. Per Natale mi ha regalato un enorme pacco di cerotti con sopra un adesivo del marchio Louis Vuitton». Tentai di tenere una voce ferma, per non fargli capire quanto questa cosa mi toccasse nel profondo. 

«È bello, immagino». 

«Cosa?».

«Che qualcuno ti ami così tanto da crearti un mondo su misura».

Sorrisi. «Lo è. Nessuno lo ha mai fatto per te?».

«Tu che dici, Nicole?». Un'ombra gli scurì ancora di più lo sguardo e spazzò via ogni tenerezza della conversazione appena avvenuta fra di noi. «Secondo te una persona come me può aver mai anche solo sfiorato qualcosa di simile all'amore?».

Non abbassai lo sguardo. «Uno come te?».

«Uno come me». Sputò. 

«Stiamo parlando di the girlfriend's killer o di Airton?».

Si chiuse come un riccio. Prese la chiave di sé stesso, batté la porta sul suo cuore e la chiuse come se non volesse aprirla mai più. «A quanto pare sono la stessa persona». Ringhiò, iniziando a battere le mani sul tavolo per fare rumore. «Guardia! Abbiamo finito».

«Non abbiamo finito, Airton!». Sibilai. 

Assunse un sorriso rammaricato. «Adesso mi dai del tu?».

La guardia entrò poco dopo, con sguardo scocciato e facendo tintinnare le chiavi delle manette. «Posso riportarlo in cella, signorina Castillo?». Io e Airton ci guardammo in cagnesco, sfidandoci l'un l'altro a fare la mossa opposta a ciò che l'altro desiderava.

Mi strofinai due dita ai lati del naso, inspirando ed espirando per mantenere la calma. «Sì, portalo via».

La guardia annuì, aprendo le manette del tavolo solo per infilarne un altro paio sui polsi di Airton. Lo tirò su di scatto, tenendo una mano ben salda sulla sua spalla, e si fermarono al mio fianco. «Una buona giornata, signorina Castillo».

Visto che Airton non parlava, lo scosse dalle spalle con violenza e poi gli mollò uno schiaffo sulla nuca. «Salutala, coglione». Ma lui non eseguì il suo ordine, come se si rifiutasse di parlare di fronte a lui, e per questo la guardia sorrise malvagiamente. 

Mi sfiorai distrattamente la collana dorata che portavo sempre al collo e che aveva una piccola gemma rosso fuoco, mentre la voce della guardia riecheggiava nella stanza. «Evidentemente avrà voglia di essere pestato. Lo perdoni, signorina Castillo. Ci pensiamo noi a rieducarlo». 

Incapace di sostenere lo sguardo vuoto del detenuto abbassai il mio fino al pavimento, aspettando che entrambi uscissero dalla stanza. Poco dopo Marvyn, la guardia che mi aveva accompagnata nel viaggio, portò dentro un altro detenuto e per questo mi accomodai di nuovo, rilassando i muscoli del viso e del corpo per dare più calore alla nostra prima seduta. 

The Not HeardWhere stories live. Discover now