12 Maya

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Dopo aver sistemato la mia postazione di lavoro e aver fatto un restock dei vari prodotti utili, mi dirigo a passo svelto verso il campo, dove è già cominciato l'allenamento.
Come sempre mi siedo in panchina vicino all'allenatore e oggi ho affianco anche il dirigente, dopo un veloce saluto mi metto a guardare i vari giocatori durante i vari scatti che stanno facendo, il tutto appuntato con una matita su un foglio di carta già parzialmente usato.

L'allenamento finisce e io sto per tornare alla mia sala quando il dirigente mi ferma.
"Signorina potrei parlarle nel mio ufficio?" mi chiede e il mio primo pensiero è che probabilmente vorrà parlare del contratto per la prossima stagione.
"Certamente, se non le dispiace recupero la borsa e la raggiungo direttamente." rispondo con tranquillità e lui annuisce avviandosi subito dopo.
Recupero la borsa e mi incammino verso l'ala degli uffici. Incontro qualche giocatore e non so se sono io a farmi troppe paranoie, ma sembrano tutti più strani del solito. Poco prima di arrivare a destinazione incontro Neymar che invece di ignorarmi come fa da giorni, mi guarda serio per poi dirmi "buona fortuna".
Non sembra un vero augurio, anzi, sembra quasi che speri di vedermi ora per l'ultima volta. Non rispondo perché effettivamente non trovo le parole adatte, l'odio nella sua voce mi ha fatto rabbrividire e se prima speravo che un giorno tutto potesse tornato al suo posto, ora, mentre mi allontano penso che questa sua uscita sia stata il punto per mettere fine ad ogni illusione.
Busso velocemente alla porta con la speranza che l'invito ad entrare arrivi presto e finalmente io possa togliermi da questo corridoio che sembra essersi fatto stretto e freddo.

"Signorina De Santis non avrei mai pensato di dover intraprendere con lei questa conversazione." non capisco questa sua introduzione e la mia espressione confusa deve essere molto eloquente perché il dirigente continua.
"Abbiamo saputo di un suo lavoro eseguito proprio di recente, lavoro che come lei sa non è permesso dal contratto che ha firmato con noi. Abbiamo dato via libera per quanto riguarda la sua collaborazione con l'università, ma sa bene che ha il divieto di lavorare per altre squadre o per altri atleti al di fuori della nostra rosa. Il suo viaggio di lavoro negli Usa mi rende quindi la possibilità e con esso l'amaro compito di terminare la nostra collaborazione oggi stesso."
Sono immobile sulla sedia con la testa piena di collegamenti che portano tutti ad una sola persona, Ney! Ora le sue parole in corridoio hanno senso, l'odio del suo sguardo, il tono di voce cattivo...sapeva di avermi fatta fuori.
"Mi permetta di fare presente che è stato un semplice consulto fatto più per una mia collega che realmente per l'atleta e soprattutto io non sono vincolata a questa persona da nessun contratto. Ad essere sincera c'è stato un colloquio se così vogliamo chiamarlo, ma la decisione è stata proprio quella di iniziare una vera e propria collaborazione solo dalla fine del mese, ovvero dopo il termine previsto dal mio attuale contratto con voi." a questo punto l'unica cosa possibile è dire la verità, che poi è anche a mio favore ovviamente, io non sono una doppiogiochista né una stronza opportunista.
"Mi dispiace, ma per quanto lei possa darmi spiegazioni la scelta è già stata presa, manca solo la sua firma" mi sta allungando un documento già timbrato e firmato da lui, l'unico spazio vuoto è quello destinato alla mia di firma. Leggo velocemente le poche righe scritte a PC, si premurano di pagare tutti i giorni lavorati, aggiungendo anche la giornata odierna purché io me ne vada seduta stante senza ovviamente dare informazioni a nessuno riguardo la salute e a ciò che ho visto e sentito sui giocatori della squadra.
Vedo che non hanno previsto penali e capisco in fretta che mi conviene firmare e andarmene prima che il tutto sfoci in udienze, avvocati e mille spese che posso evitare.
Firmo, saluto e raccolgo le mie cose molto velocemente.
Ho fatto tutto così in fretta che non ho incontrato neanche una persona e sono molto sollevata da ciò, sono così arrabbiata e delusa da Neymar che prima me ne vado e meglio è.

Arrivo a casa, pranzo e un solo pensiero mi balena per la testa, anzi, due.
1. Lasciare questo appartamento ufficialmente
2. Volare a Miami
Lasciare l'appartamento è una cosa ovvia adesso, io qui ci stavo per lavoro e ormai non ha più senso pagare un affitto quando posso tornare momentaneamente a casa mia in Italia. So per certo che non resterò molto neanche lì, ma ho intenzione di prendermi del tempo per decidere dove andare a vivere, anche se Londra sarà quasi certamente la mia prossima meta. Sarò vicino all'università così, non ho però fretta, cerco una casa perfetta per me e con calma sposterò le mie cose. Traslocare ormai è diventata un'abitudine per me, ho cambiato così tante volte casa che la cosa neanche mi mette più stress.

Volare a Miami invece non lo faccio solo per lavoro, infatti è tutto organizzato per la mia assenza, ma Angela e Lewis ora penso siano un possibile svago per me. Diciamo che sto cogliendo l'occasione per scappare il più lontano possibile e caso vuole loro si trovano proprio lontano. Il mio essere una brava risparmiatrice mi sta tornando utile adesso visto i soldi spesi nell'ultima settimana per tutti i voli.

Decido di non avvisare nessuno per il momento e prenoto un volo per domani nel primo pomeriggio, sarò a Miami in serata.
Adoro quando il fuso orario è a mio favore!

Prenoto l'hotel in cui ero già stata nei giorni scorsi e la fortuna per una volta è dalla mia parte, una stanza con letto matrimoniale pagata ancora ad un prezzo decente nonostante sia un l'hotel vicino all'aeroporto.

Passo poi il pomeriggio tra scatoloni e valigia da riempire.

Probabilmente dovrei essere preoccupata per aver perso il lavoro, ma non sono mai stata una persona che si piange addosso o si scoraggia facilmente, inoltre ho già un lavoro assicurato per il prossimo periodo. Attualmente solo la rabbia non sembra volermi lasciare e il mal di stomaco che ho da quando sono rientrata a casa ne è la prova. Non capisco come quel cretino di un calciatore abbia potuto da poche parole tra noi farmi perdere il lavoro e sembrarne pure fiero. Probabilmente pensavo di conoscerlo bene, invece aveva nascosto per bene la sua vera persona, una persona rancorosa, cattiva e molto infantile.

È arrivato il momento Maya, si volta pagina!

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Ne approfitto per ringraziare tutti di cuore per seguire questa storia.
Sta avendo un seguito che mai avrei immaginato e quasi quasi mi pento di aver aspettato tanto per pubblicarla.

Lasciati andare - L.H.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora