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I feel as though
You ought to know
That I've been good
As good as I can be
And if you do
I'll trust in you

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Si diressero verso quello che era il loro ristorante preferito, dove avevano l'abitudine di mangiare una volta a settimana.
John gli sfiorò una mano, in un tentativo disperato di riprenderlo.
Paul spostò la mano, ma poi fu lui a cercare la sua.
Non l'aveva ancora perso del tutto.
L'esitazione c'era però nel cuore di Paul, che stava ancora guarendo.
Erano passati due—
"Tutto bene, Paulie?"
"Mhm?" quel soprannome.
Non lo sentiva dalla prima volta in cui John lo aveva usato, quando si erano incontrati, per fare colpo su di lui.
Sorrise.
"Si, tutto bene." unì la mano alla sua, le dita intrecciate, una scarica di adrenalina lo pervase.
Quando entrarono al ristorante, si sedettero al tavolo, con delle risatine da bambini delle medie.
John sfiorò la tempia del ragazzo, spostandogli leggermente un ciuffo di capelli.
"Fammi indovinare: prenderai gli spaghetti allo scoglio e come al solito dovrò aiutarti a finirli, mhm?"
E magicamente quei due anni passati si nascosero dietro il sorriso di John, inesistenti, come fosse passata una settimana dall'ultima volta in cui si erano visti.
"E se non li prendessi?" scherzò.
"So che lo farai." ribatté il ragazzo, con un occhiolino, e Paul non poté che sorridere, sentendo le farfalle tornare.
Era come una cotta adolescenziale, eccetto che ora erano entrambi ventenni.
Due anni erano passati— tuttavia stava iniziando a fidarsi di nuovo di lui, a rivivere la cosa come fosse la prima volta, senza paura di quello che sarebbe successo dopo.
Ordinarono, e i ricordi riaffiorarono alla mente di entrambi.
Tra sorrisi e chiacchere, arrivarono al dolce.
Scusami John, non vorrei rovinare il momento, ma–" Paul sospirò, giocando con la forchetta "quando te ne sei andato—"
"Paul, ti giuro su Dio, ti prometto che–"
John scosse la testa, non volendo realmente affrontare il discorso, tentò di sviarlo, ma Paul lo interrupe.
Non farmi promesse, John. Non le sai mantenere." parlò con un tono sorprendentemente tagliente, alzando lo sguardo dal tovagliolo per guardarlo negli occhi "Non voglio parole, John. Devi dimostrarmi con i fatti che posso fidarmi di te."
"Ok."
Si alzò dalla sedia, strisciandola in terra così da attirare l'attenzione di tutti, poi si inginocchiò davanti a lui e gli chiese ad alta voce ‘vuoi essere il mio fidanzato?’.
Paul rise, coprendosi la faccia arrossata con le mani.
"Siediti, deficiente!"
"Aspetta." la sua espressione seria lo fece preoccupare.
"Cosa...?" un sospiro sorpreso uscì dalle sue labbra quando vide che John stava tirando fuori una scatolina dalla tasca. "Sei serio–?!"
"Me l'hai detto tu stesso: fatti. Immaginavo me lo avresti detto, perciò sono andato a comprarti questo anello, e detto sinceramente, non l'ho neanche pagato tanto, perché non ho preso il più bello, ma quello che pensavo si adattasse di più a te e ti potesse piacere, perciò ecco. Ora rispondimi, non con le parole, ma con i fatti."
Paul era talmente esterrefatto da ignorare i commenti sprezzanti – "che schifo" – delle persone sedute ai tavoli vicini: l'unica cosa che sentiva era la voce di John.
Mise la mano con le dita aperte davanti a lui e lasciò che John gli infilasse l'anello al dito, poi, emozionato, fece per baciarlo ma dovette fermarsi.
"John— sono ancora in una relazione... con Linda.."
"E quindi? Capirà."
Paul espirò forte dal naso.
"Capirà, certo che capirà. Le ho parlato di te, sa che il mio cuore è ancora tuo. Ma non voglio ferire i suoi sentimenti, non so se me la sento..."
"So che hai paura, Paul." si sedette di nuovo di fronte a lui e gli prese la mano "ma questa volta—"
"Desiderate un dolce?"
Cliché: il cameriere che rovina il momento.
Mangiarono il dolce in silenzio, poi si alzarono per andare a pagare.

𝐖𝐚𝐢𝐭 || McLennonWhere stories live. Discover now