2- Promessa

27 3 0
                                    

-Butler.-

-Presente!- una voce stridula distolse Yvonne dai suoi pensieri.

Erano ad Erbologia, con la Cornwell, e come al solito si era persa guardando il cielo fori dalle enormi vetrate impolverate della serra.

Erano le lezioni pomeridiane, e lei già non ce la faceva più.

Era stanca.

Il nuovo anno era iniziato da qualche giorno, e già le lezioni erano pesanti. In più c'erano anche quelle degli Shadowhunters, e qualcuna nuova mista.

Per fortuna Erbologia era solo per maghi.

In quell'ora facevano lezione il quarto anno di Tassorosso e Serpeverde.

Yvonne si ricordava ancora il giorno dello Smistamento: moltissimi ragazzini in fermento, emozionati e ansiosi di scoprire a quale Casa sarebbero appartenuto. Lei no.

Ancora non sapeva dire se quel suo comportamento distante fosse paura di provare emozioni o semplicemente era fatta così. Vuota.

-Buxton!- la voce della professoressa sembrava impaziente.

-Sono qui.- disse piatta lei.

-Signorina Buxton, è mezz'ora che la sto chiamando. Mi sa dire dove era con la testa?- la sua era una domanda retorica, di quelle che si fanno come lievi rimproveri, ma a Yvonne suonò come un monito a stare attenta alle sue lezioni. Non era la prima volta che accadeva. È che a lei, Erbologia, proprio non andava giù.

-Mi scusi.- disse abbassando la testa.

Evelyn accanto a lei sospirò.

Era tutto il giorno che, come Yvonne, aveva la testa tra le nuvole.

Sussurrò un "Presente" flebile quando il suo cognome venne pronunciato dalla Cornwell e ritornò ad eclissarsi.

Yvonne non la vedeva così da quando aveva perso la testa per un ragazzo del sesto anno, e aveva sofferto molto perché il ragazzo in questione ci provava con lei, e non sapeva nemmeno che Evelyn esisteva.

Yvonne si sentiva in colpa per quella storia, anche se la colpa non era sua.

Da allora aveva cercato di essere meno fredda con lei, più amichevole e affettuosa.

Le poche volte che si abbracciavano, Yvonne rimaneva rigida, ma Evelyn non sembrava farci caso, e stringeva, come per aggrapparsi per non precipitare giù.

Solo che Yvonne stava già precipitando.

Aveva una tele rabbia dentro, che si stupiva di sé stessa.

Era amareggiata, triste, insofferente e odiava il contatto. Non sapeva neanche lei il perché di tutto questo. Odiava il suo carattere.

Tra lei e gli altri però, c'era un muro di ghiaccio, che non faceva passare niente: né un pensiero, né un'emozione, né un sorriso. Ma il ghiaccio si poteva scogliere, e lei doveva trovare chi ne era capace.

-Yvonne, vieni qui!- si sentì chiamare.

Distolta dai suoi pensieri in modo quasi violento, si guardò intorno, con la tipica pacatezza di chi è appena uscito dalla propria testa.

Niente.

Tutti stavano attorno ad un tavolo, e la professoressa stava spiegando, non accorgendosi che lei era rimasta qualche passo indietro.

Yvonne osservò Evelyn guardare la professoressa, ma senza vederla. In quello stato, di sicuro non era stata lei a chiamarla.

Nessuno si era accorto di lei, e pensò che forse le orecchie facevano le bizze.

This is WarWhere stories live. Discover now