1. La strada del successo

66 4 8
                                    

Midoriya

Tokyo, 1981

Non mi sono mai considerato come una persona che si accontenta facilmente.

Se c'è una cosa, che ho imparato strada facendo, è che si può ottenere sempre di più, se ne hai le capacità.

E se potessi descrivermi solo con tre parole, avrei sicuramente la risposta pronta.

Competitivo, ostinato, determinato.

E se ve lo state chiedendo, sì, solo queste poche parole bastano a descrivere sinteticamente il mio intero carattere.

Ho il costante bisogno di essere in competizione con qualcuno, per provare di essere il migliore.

O, per provare a me stesso di non essere un fallimento totale.

Per questo, mi descriverei anche ostinato e determinato.

Senza queste due qualità, sarei mai potuto essere dove sono ora?

La verità è che nella vita vince solo chi è in grado di pensare unicamente al proprio percorso. È questa la chiave del successo, per diventare qualcuno di importante.

Io l'ho compreso all'età di soli nove anni.

Mi è stata sbattuta in faccia la verità, come girava il mondo, quando ero solo un bambino. Era stato mio padre ad aprirmi gli occhi, quando suo figlio era stato così 'talmente incompetente da non aver ottenuto il ruolo per una misera pubblicità di cereali'.

'Piccoli passi per ottenere grandi successi', me lo diceva sempre.

Sosteneva che, se non ero buono nemmeno per apparire in una pubblicità di marche scadenti di cereali che facevano vomitare, come potevo anche solo pensare di poter avere strada nel campo del cinema?

Perché infondo erano queste le cose che importavano all'età di nove anni, no?

All'età di nove anni secondo la società in cui vivevo dovevi già essere pienamente consapevole di chi volevi diventare, di come funzionasse il mondo in cui viviamo, i passi giusti da fare per sfondare e diventare qualcuno degno di essere rispettato da chiunque.

A nove anni non era importante avere amici della tua età, giocare, divertirti, andare a scuola, piangere, ridere. Niente di tutto ciò era possibile per condurre una vita dettata dal successo, dalla fama, dal denaro. Niente.

L'importante era avere il talento, pensare solo alla propria vita, diventare ciò che gli altri si aspettavano.

O almeno, così mi hanno insegnato.

E ora, all'età di diciannove anni, non sono più sicuro che fossero queste le cose importanti della vita.

In realtà...non ne sono mai stato sicuro. Facevo solo finta.

Però avevo deciso di convivere con quei valori, se ciò significava ottenere il rispetto dei miei genitori.

Ho sempre avuto la necessità di essere il migliore. Non sopporto il pensiero di arrivare secondo a qualcuno dopo essermi impegnato fin troppo.

La gente se ne fotte delle persone che arrivano seconde. Non importa quanto tu ci abbia disperatamente provato, quanto tempo tu abbia speso. Non sei nessuno se non arrivi primo. Non sei nessuno se non sei il migliore.

E io lo sono, il migliore.

E no, non è questione di modestia.

Lo sono davvero.

THE ONE THAT GOT AWAY ─ tddkWhere stories live. Discover now