Prologo

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Irlanda. Anno 1450

Fu un brusio confuso a ridestarla dal suo sonno. La testa prese a vorticarle all'improvviso, tanto che dovette astenersi dal sollevare le palpebre per evitare un conato di vomito.

Cosa diavolo mi è successo? Aveva i sensi ottenebrati, il corpo intorpidito; braccia e schiena erano poggiate su una superficie scomoda e dura. Prese un lungo respiro e rilassò i muscoli, riuscendo a poco a poco a tornare padrona di se stessa. Nel momento in cui i suoni divennero meno ovattati, si rese conto che quel brusio era provocato da mormorii e voci concitate che giungevano alle sue orecchie via via con maggior chiarezza.

«Si sta svegliando.»

«Fate attenzione, potrebbe scagliarvi dei malefici!»

Di che stanno parlando? Aveva una brutta sensazione, ma un forte mal di testa le impedì di pensare con lucidità, di ricordare cosa fosse successo in quelle ultime ore. La prima cosa che vide non appena fu in grado di aprire gli occhi e mettere a fuoco l'ambiente circostante fu una folla di poche centinaia di persone disposte in semicerchio che la osservava chi con odio, chi con paura, nei pressi dei campi coltivati. Solo allora riuscì a ritrovare abbastanza consapevolezza e lucidità da rendersi conto che si trovava legata a un patibolo.

Tentò invano di slegarsi. Appena notò che tra la folla si stava facendo largo il capo del villaggio, inveì: «Cosa significa tutto questo? Esigo una spiegazione!»

I ricordi cominciarono a poco a poco a tornare a galla: aveva da poco superato delle prove mortali per entrare in possesso del sapere di un potente stregone; all'alba era venuta a sapere che si sarebbe tenuto un banchetto al villaggio, così ci si era recata di gran carriera per prendervi parte. Da lì in poi, il buio.

Coi suoi poteri non sarebbe stato un problema liberarsi e vendicarsi di quell'affronto, ma doveva capire come stavano davvero le cose. Era impossibile che quei contadinotti l'avessero scoperta, aveva nascosto le tracce con grande attenzione.

Doran, l'anziano capo del villaggio, le si posizionò di fronte sventolando qualcosa tra le mani. Nel momento in cui la gettò ai suoi piedi, la donna si rese conto che si trattava di un foglio spiegazzato.

«Be'? Cos'è?» chiese con disprezzo, osservandolo in attesa di lumi.

«Quella, mia cara signorina, è una lettera di Alexander. Suppongo che vi ricordiate bene di lui» rispose laconico, e lei sentì nascere un impeto di rabbia. «Dopo essere riuscito a smascherarvi è successo qualcosa che gli ha impedito di metterci al corrente della situazione. Ma lo aveva previsto, è per questo che ha nascosto il messaggio in attesa che finisse nelle nostre mani. Riuscite a comprendere?»

Impossibile, impossibile! Strinse i pugni, per quanto le corde glielo permettessero. Era stata attenta, aveva preso le dovute precauzioni per impedire che quell'uomo facesse parola con qualcuno di ciò che aveva visto nella dimora. Nonostante questo, in qualche modo era riuscito a metterle i bastoni tra le ruote.

Avrebbe dovuto ucciderlo quando ne aveva avuto l'occasione.

Un mugolio alla sua sinistra la spinse a voltare il capo, facendole notare solo allora che non era la sola a essere finita in quella situazione. Ebbe un tuffo al cuore appena riconobbe la donna legata al lungo palo da esecuzione.

Maledizione, no! Doveva aver appena preso conoscenza, perché si stava guardando intorno con aria smarrita, per poi strabuzzare gli occhi dopo aver compreso la situazione.

«Grazie alle sue accurate indagini sappiamo che siete voi le streghe che hanno trucidato a sangue freddo i nostri amici e le nostre famiglie, ci avete ingannati affinché mettessimo al rogo una persona innocente e...»

Il villaggio maledettoWhere stories live. Discover now