No, scusami tu piccerè.

«no, hai fatto benissimo piccerè.» lei sorride di nuovo e si mette un po' più vicino a me, saluta tutti e ride e scherza ed io... Io non ce la faccio.

Vedo Viola arrivare in mensa e sedersi in un tavolo appartato.

POV CLARISSA

Io guardo lei e poi guardo lui, la sua faccia è strana, come se triste e malinconica e nostalgica e... Lui la ama ancora?

Nad mi ha detto che lui l'ha amata più di quanto avesse mai amato qualcuno: che si è avvicinato lui a lei, che l'ha rincorsa e che era innamorato perso di lei, che l'amava nonostante tutto quello che faceva, nonostante l'avesse ferito. Ed io... Mi sento come se stessi soffocando. Lui si gira verso di me e mi guarda.
Io cerco di decifrare il suo sguardo ma non ci capisco niente, non riesco a vederlo.

«dai mangia così poi andiamo al campetto.» dice per poi fermarsi a guardare il suo budino al cioccolato che è rimasto intatto. «tu non mangi?»
«non ho fame.»
Divento leggermente più fredda e distaccata ma faccio come dice e poi insieme ai suoi amici, usciamo per andare al campetto.

****

«Ciro mi stai ascoltando?»
«....» ora ne ho abbastanza sono circa cinque volte che gli chiedo delle cose per il progetto di Beppe ed è evidente che ha il cervello in un altro universo, quindi mi sono stufata di parlare con me stessa.
«vaffanculo Ciro! Mi hai rotto il cazzo!» mi alzo incazzata dalla panchina su cui eravamo seduti io Ciro e gli altri e osservo Carmine e Filippo guardarmi mentre me ne vado con la solita aria da "te l'avevamo detto" in faccia. Che stronzi.
Esco dal campetto e vado via, vedo Kubra indicarmi il campetto femminile ma la ignoro e me ne vado.
Entro nel magazzino del riformatorio e mi metto dietro a qualche scatolone.

POV CIRO

Cazzo. Se continuo così non riuscirò mai nel piano. «vai da lei», mi consiglia Edoardo, annuisco.
La cerco dappertutto ma non la trovo, così vado nel campetto femminile e mi ritrovo davanti a Kubra, intenta a guardarmi come se fossi Lucifero sceso in terra. «che cosa vuoi?»
«immagino che tu sappia dove è.» non ho bisogno nemmeno di specificare chi, lei sa già di chi parlo.
«lo sapresti anche tu se non fossi un coglione che non riesce ad ascoltarla per più di cinque secondi.» alzo gli occhi al cielo. «non è affatto vero.»
Lei mi guarda come se non credesse nemmeno ad una parola di ciò che dico, poi trae un grande respiro e mi si avvicina. «nel magazzino.» la ringrazio e quando sto per andare via mi blocca nuovamente. «potrai fregare lei ma non me, se continui a stargli accanto, gli farai male. E ti giuro che quello non te lo perdonerò mai perché lei prova qualcosa per te e questo tu lo sai.» mi corruccio e lei alza le sopracciglia per poi fare un sorriso triste. «non lo sapevi, vero? Non te ne eri reso conto. Lei ti ama.» io scuoto la testa come se quella fosse un'altra lama nel cuore, come se fosse uno squarcio sul petto.
«non è vero, stai mentendo.»
«se non credi a questo, spero che tu creda in ciò che tu ho detto all'inizio: la farai soffrire, tu fai così con tutti.» e la consapevolezza mi colpisce cone fosse uno schiaffo in pieno viso.
«lo so».

*****

Entro nel magazzino e riesco a vederla dietro dei scatoloni.
«Clarissa...» lei si alza di scatto e si gira verso di me. «vattene via!»

«ti ascolterò, te l-»

«non è vero! Nessuno mi ha mai ascoltata in tutta la mia vita! Ho pregato mio padre, mia madre, i miei fratelli, le mie poche amiche, ho pregato te! Nessuno mi ha mai ascoltata! Perché? Perché non sono in grado di pensare lucidamente, non sono in grado di lasciare fuori i sentimenti, perché sono una stupida che si fa sempre abbindolare dalle persone, perché sono corruttibile con un po' di amore. Mio fratello? Credi che lui mi abbia mai ascolato? O Kubra, la mia Kubra? Credi che mi abbia ascoltato? Allora perché nessuno sente il rombo del mio pianto silenzioso, perché nessuno mi sente urlare anche quando sto in silenzio, perché allora nessuno vede che i miei occhi sono spenti da tempo? Se la gente mi ascoltasse, ma dico, se la gente mi ascoltasse veramente, se ne accorgerebbe!».

E sento il mio cuore frantumarsi come non faceva da tempo, il suo sorriso, tutto, è corrotto da ciò che dice ora, con le lacrime che gli rigano il volto. Se prima credevo che fosse forte, ora credo che lo sia ancora di più perché non ha mai chiesto aiuto a nessuno.

«tu non hai chiesto mai niente a nessuno e...»
«no, non è così che funziona. Tu mi hai mai chiesto qualcosa ogni volta che ti domando "come stai"? Mi hai mai chiesto qualcosa ogni volta che ti domando "perché non mangi"? No, non mi hai mai chiesto niente ma io ti ho guardato veramente, ho lottato per superare il tuo muro di ghiaccio come faccio con tutti, per capire come stai, come stai veramente.» e capisco tutte le sue infinite domande, capisco perché nonostante le rispondevo male, restava con me.

Ora ho capito perché crede che io non sia un mostro, perché ha visto il vero me.
Quello nascosto, che non ricordavo nemmeno che esistesse.

«scusa, mi dispiace tanto, vieni qui...»

«no, no, no, no! Perfavore, perfavore, io... Io non voglio più soffrire così.» e si dimena e piange e singhiozza.

E nonostante mi senta più sporco che mai...

«Clarissa ti prometto che non ti farò più soffrire, te lo prometto Clarissa.»
«non promettere niente se non sei sicuro di mantenere la tua promessa, perché di promesse me ne fanno tante e nessuno le mantiene.» e strizzo forte gli occhi mentre l'abbraccio e lei posa il viso sul mio petto, e poi piano piano ci sediamo, accanto a dei scatoloni, entrambi distrutti. «te lo prometto, Clarissa, manterrò la promessa.»

Vorrei tanto poter riuscire a mantenerla la promessa, Clarissa, vorrei tanto.

Spazio autrice

Già... Questo capitolo è molto triste, lo so, ma serviva per far capire vome si sente Clarissa e come Ciro.

Da questo capitolo ci avviciniamo al delirio che ho in mente di scrivere.
✌️

Spetp che il capitolo vi piaccia, se così fosse non dimenticate di commentare e lasciare una stellina 💙

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Where stories live. Discover now