CAPITOLO 23 - 23.3 Il secondo tragico atto

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"Keji, che ci fai qui?", domandò a pugni stretti, più spaventato che arrabbiato, e d'istinto appoggiò la mano sull'impugnatura dell'elsa.

Il fratellino sogghignò senza rispondere, dondolando verso di lui.

"Ti avevo detto di rimanere a casa. Qui è pericoloso."

Ma l'altro con un balzo lo atterrò, cercando di afferrargli il collo. Le braccia di Odan, però, erano più lunghe e più forti, e riuscirono a bloccare quelle dell'aggressore vestito con i pezzi delle sue vecchie armature. Con uno strattone gli fece volare l'elmo, rimanendo inerme di fronte a due occhi che lo fissavano dalle tenebre. Dopo un po' di resistenza, con una spinta irruenta riuscì a divincolarsi e a rialzarsi, lasciando Keji a terra.

Odan si tolse l'elmo a propria volta sperando che mostrarsi avrebbe smosso qualcosa nel fratellino. Inoltre, con quel gesto, volle sottolineare che non aveva voglia di combattere.

"Keji, ti imploro, ascoltami. Combatti, torna in te!"

L'altro però recuperò la posizione eretta, deciso a non riservargli lo stesso trattamento e si scagliò inferocito contro l'attendente colpendolo con calci e pugni. Odan schivò finché, in un apparente attimo di stanchezza di Keji, lo agguantò da dietro le spalle, bloccandolo.

"Basta. Questo non sei tu, tu sei buono. Lascia che ti aiuti."

Con un poderoso morso sul braccio, il prigioniero si liberò e iniziò a ridere.

"Aiutarmi? Lo dici ogni giorno prima di correre dal tuo eroe e lasciarmi solo, dimenticandoti del fatto stesso che esisto. Sii sincero: avresti voluto lui come fratello, io sono solo un peso. Avrei dovuto morire con loro quel giorno..."

Odan ammutolì: non avrebbe mai immaginato che il fratellino provasse invidia per Namis, tantomeno che si sentisse in quel modo. Se il Dara sta amplificando i suoi pensieri, chissà da quanto tempo si porta dentro tutto questo. Devo riuscire a immobilizzarlo, forse Kana lo può curare.

Deciso a non farsi scoraggiare, Odan tentò un assalto, ma Keji si mosse a una velocità più sostenuta rispetto all'inizio e anche i riflessi dettero l'impressione di essere migliorati. Mentre lottavano in quella bizzarra circostanza, l'attendente si ricordò di quando, dopo aver dato l'ultimo saluto ai genitori, restituiti alle acque di Zemlyan, promise loro che lui e Keji sarebbero stati l'uno la forza dell'altro.

Che abbia ragione? Gli ho sempre impedito di sbagliare, giustificando me stesso perché era per il suo bene. Ma in questo modo ho scelto per lui senza ascoltarlo. So cosa devo fare...

A quelle ultime parole non dette gli sorrise e si fermò a braccia spalancate.

Keji a quel punto si immobilizzò. Il suo corpo sembrava voler balzare addosso al fratello, ma invece di avanzare prese a contrarsi orribilmente. Gli occhi si sgranarono e urlando si afferrò dolorante la testa tra le mani. D'un tratto, un vortice d'ombra gli avvolse il braccio e una lunga lama nera comparve al suo posto. Sospinto da una nube oscura, scattò verso il fratello, trapassando armatura e carne, ma le braccia di quest'ultimo si chiusero in una stretta calorosa.

"Volevo solo che tu non soffrissi. Adesso, però, ho bisogno di te. Non puoi lasciarmi anche tu."

L'attendente lo tenne stretto a sé nonostante il dolore e nonostante questi tentassi in ogni modo di liberarsi.

"Tu sei più forte di quella cosa che hai dentro. Non permetterle di governare il tuo corpo. Segui la mia voce, puoi farcela."

La lama nera si dissolse, gli occhi di Keji si riempirono di lacrime e a poco a poco tornarono azzurri, fissi verso l'orizzonte.

Zemlyan: RebirthWhere stories live. Discover now