𝓙𝓪𝓮𝓭𝓸𝓷

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Jaedon odiava due cose. La prima cosa erano gli ostelli, fatiscenti e privi di ogni forma di privacy. La seconda cosa era la faccia presuntuosa di Blaze. Purtroppo, con quest'ultima, doveva farci i conti ogni mattina quando si alzava ed ogni sera quando si coricava.
All'inizio della loro conoscenza, quando ancora erano due sconosciuti che dovevano solamente dividere la camera durante il loro ultimo anno di collegio, aveva cercato di sopportare la sua aria saccente e piena di sé, provando a non soffermarsi sul fatto che Blaze non sembrasse seguire gli studi, ma seguire ragazze nel paese vicino. Aveva cercato, per quanto i suoi costanti mal di testa non facessero che peggiorare, rendendogli ogni secondo in vita un vero e proprio inferno, di ignorare il suo continuo sgattaiolare dalla finestra agli orari più improbabili della notte e le ragazze che occasionalmente si ritrovava mezze nude nella stanza che condividevano.
Aveva cercato di farlo standosene zitto, finché non era arrivata la notizia che i partner nella missione sarebbero proprio stati scelti in base ai compagni di stanza. Ma continuare a rimuginare su quanto avrebbe preferito chiunque altro come partner non avrebbe portato a nulla, l'unica cosa a cui doveva pensare era come portare a termine quella dannata missione e magari farlo anche in fretta.
«Una stanza e la cena per due, ho capito bene?» chiese l'oste mentre con le mani puliva un boccale di birra, squadrandoli da capo a piedi, chiedendosi come un paio di ragazzini potesse permettersi di viaggiare per il paese senza nemmeno un adulto ad accompagnarli. La verità era che non potevano, ma dovevano farglielo credere.
«Esatto» rispose Blaze, appoggiato casualmente con un gomito sul bancone che li divideva dall'uomo grosso e burbero che alzò un sopracciglio.
«E avreste da pagare?»
«Esatto» si limitò a ripetere Blaze guardandosi lo sporco sotto le unghie con fare noncurante. Forse volendo sembrare un po' troppo noncurante. Se Jaedon fosse stato l'oste li avrebbe buttati fuori dal locale senza troppe parole, ma l'uomo sembrava fin troppo bisognoso di clienti per non lasciarli entrare. Infatti, oltre a loro due, la zona ristoro era praticamente vuota se non per due uomini seduti in un angolo che stavano allegramente chiacchierando con la cameriera. La maggior parte dei tavoli di legno grezzo, con un'accozzaglia di sedie diverse a circondarli, erano pronti per essere usati, ma gli avventori sembravano così pochi e la notte era ormai inoltrata, lasciando intuire che gli affari non stessero andando benissimo.
«Bene, vi farò preparare una stanza e vi porterò gli avanzi dalla cucina, ma voglio un anticipo di venti quelt di rame» disse l'oste dopo averci pensato un po' su, ma con gli occhi ancora velati da una certa riservatezza nei loro confronti.
Jaedon portò una mano al sacchetto di pelle che portava legato in vita, dove erano custoditi gli ultimi denari che gli avanzavano, ma Blaze lo bloccò con un cenno della mano. «Facciamo dieci, il resto lo avrà domattina al nostro risveglio.»
«Venti o niente» protestò l'uomo appoggiando il boccale ormai lucido e stringendo gli occhi in due fessure.
«Quindici» replicò Blaze drizzando la schiena e ricambiando lo sguardo con ferocia.
«Va bene, quindici. Ma fate in modo di trovarvi qui domattina, mi ricorderò le vostre facce in caso dovessi denunciarvi alla Guardia» li minacciò per poi fare cenno alla cameriera di avvicinarsi e sussurrandole qualcosa all'orecchio.
Jaedon e Blaze, dopo aver lasciato le quindici misere quelt sul bancone presero posto ad uno dei tavoli liberi davanti alla grande finestra che dava sulla strada esterna. La notte era calata da molte ore e i passanti sui marciapiedi erano pochi e per la maggior parte ubriachi. Uomini e donne barcollavano in giro senza una vera meta in mente, vivendo e godendosi la nottata serena e piena di stelle.
L'aria fresca entrava da una piccola fessura fra il muro e la finestra, facendo respirare meglio Jaedon che si ritrovava oppresso dall'aria stantia della taverna. Blaze, seduto dall'altro lato del piccolo tavolo, gli stava sorridendo sornione, fissandolo mentre lui obbligava il suo sguardo sul paesaggio esterno. «Cosa c'è?»
«Oh, nulla» rispose lui. «Stavo solo pensando a quanto siamo diventati una squadra affiatata.»
«Non la chiamerei così.»
«E come la chiameresti? La miglior squadra di sempre? Dai, non puoi dirmi che non stiamo andando alla grande Jay!» esclamò Blaze allungandosi sul tavolo ed obbligandolo ad assorbirsi la sua faccia mentre continuava a sorridergli, come se la vita non potesse andare meglio di così. Ma si sbagliava, c'erano almeno un centinaio di cose che sarebbero potute andare meglio e la sua presenza era proprio una di quelle. Seconda forse solo al fatto che si trovavano in una delle osterie più puzzolenti della città.
Jaedon sbuffò spostando lo sguardo sulla cameriera che si stava avvicinando con un paio di piatti in mano, ondeggiando fra i tavoli e le sedie. «Ti ho già ripetuto un miliardo di volte che non mi piace quel soprannome.»
«Lasciati correggere amico mio, a te non piace mai niente, dovresti imparare a lasciarti andare un po' di più» annuì Blaze tornando a sedersi comodamente sulla sua sedia e seguendo gli occhi di Jaedon.
«Per esempio, potresti partire dal chiedere il nome a quella ragazza» mormorò poi alzando le sopracciglia.
«Quanto fai schifo.» Anche se non lo stava fronteggiando direttamente poteva sentire i suoi occhi scuri fare avanti e indietro sulla sua faccia, mentre studiavano ogni sua piccola mossa a quelle parole. Come se avesse aspettato che Jaedon lasciasse intendere qualcosa dal modo in cui muoveva le braccia o inarcava la bocca mentre parlava di una ragazza. Ma non gli avrebbe dato quella soddisfazione. Non gli avrebbe fatto sapere quanto, pur provandoci, non fosse mai riuscito a farsi piacere una ragazza.
«Ecco i vostri piatti!» cinguettò la cameriera appoggiando davanti ad ognuno di loro un piatto riempito con diverse pietanze a prima vista una meno appetitosa dell'altra. «Buon appetito e fatemi sapere se vi serve qualcos'altro! Quando avete finito vi mostrerò la vostra stanza.»
Quando la ragazza se ne fu andata, lasciando dietro di sé solamente l'odore dolciastro di quei sali che al tempo andava di moda strofinarsi sul corpo, Blaze la stava fissando senza perdersi nemmeno una delle sue mosse dietro il bancone.
«Fai davvero schifo, lo sai vero?» disse Jaedon senza nemmeno pensarci. Ormai quelle parole strette ed acide erano le uniche attenzioni che rivolgeva al suo compagno di viaggio dalle ultime settimane a quella parte. Se già non lo sopportava quando condividevano la stanza al collegio, ora proprio non riusciva a vederlo. Passare intere giornate con una persona con cui non hai nulla in comune non era una cosa che consigliava nemmeno al peggiore dei suoi nemici.
«Questo me lo hai già detto due secondi fa, devi imparare a migliorare le tue qualità di oratore» sogghignò Blaze riportando l'attenzione sulle pietanze che si trovava davanti.
Jaedon stava piluccando un pezzo di pane rancido a bordo del suo piatto, senza molte intenzioni di morderne le parti più verdi e probabilmente ammuffite.
«Quindici quelt per questa roba è un furto» continuò Blaze nel monologo che era sempre solito imbastire nei momenti più silenziosi ed imbarazzanti del loro viaggio, senza capire che sarebbe stato di maggior aiuto se se ne fosse stato zitto.
«Con quindici quelt avrei potuto comprare un'intera forma di formaggio e due pagnotte appena sfornate, non questa... roba» commentò tenendo fra le dita e facendo oscillare avanti e indietro un pezzo di verdura fin troppo bollita, per poi lanciarla sul bordo del piatto con una smorfia in faccia.
«Dovresti cercare di mangiare quello che è commestibile, ormai abbiamo ben poco denaro e non penso che basterà per arrivare alla prossima città se domani svenirai dalla fame e ci toccherà comprare qualcos'altro.»
«Sì, mamma» rispose Blaze alzando gli occhi al cielo e passandosi una mano fra i capelli bianchi. «Perché sembri sempre un burbero vecchietto od una mamma apprensiva quando parli?»
Anche Blaze sapeva che quello che stava dicendo Jaedon era vero, ma doveva sempre fare una delle sue scenette o non sarebbe stato contento.
«Non lo so, è solo la mia voce. Ora smetto di parlare e mangia per favore» concluse Jaedon tornando al suo piatto, scartando le parti immangiabili e portandosi alla bocca in piccoli pezzetti quello che sembrava commestibile.
«Cambiando discorso, domani dovremo iniziare a dirigerci verso Vereilles o saremo in ritardo sul piano di marcia» annuì Blaze mentre faceva lo stesso con il proprio piatto.
«E di chi sarebbe la colpa?»
«Non mia, di sicuro» alzò le mani in segno di protesta Blaze, cercando di corromperlo con un altro sorriso, ma ricevendone in cambio solamente un'occhiata sbieca.
La colpa era sua, eccome se lo era. Infatti si trovavano a Shadeau da ben una settimana in più del previsto, solo perché una ragazza che Blaze diceva di aver conosciuto mentre faceva delle ricerche in una piccola libreria gli aveva detto di conoscere un certo tale, che avrebbe dovuto essere in contatto con un altro tale, il cui zio avrebbe potuto aiutarli nella loro missione.
La verità, ben ovvia agli occhi di Jaedon, ma più nascosta per lo sguardo innamorato di Blaze, era ben altra. La ragazza ovviamente non conosceva nessun uomo che avrebbe potuto aiutarli, voleva solo che Blaze rimanesse in città per poterlo vedere una, due, tre volte in più. E forse anche Blaze, nella speranza di poter rimanere lì per sempre con la sua nuova infatuazione, aveva nascosto la testa nella sabbia facendo finta di non capire cosa stesse succedendo.
Poi la ragazza era sparita, probabilmente fra le braccia di un altro uomo, lasciando Blaze a bocca asciutta, ma comunque deciso a non andarsene prima di averla potuta salutare propriamente. Il problema era che la ragazza era semplicemente scomparsa nel nulla, senza lasciare nemmeno una traccia del suo passaggio. E, come qualche giorno dopo si accorsero, se ne era andata insieme al piccolo mucchietto di quelt che tenevano nascosto sotto le assi del loro precedente alloggio, in caso di necessità.
Così, ora erano rimasti con una manciata di soldi e ancora molta strada davanti a loro da percorrere per arrivare anche solamente vicini al luogo in cui si vociferava fosse locata la Fiamma della Corona. Prima, ovviamente, il piano di Jaedon prevedeva molte fermate nelle biblioteche più importanti di tutto il regno, ma ormai il tempo e i soldi scarseggiano e le speranze di riuscire nella loro missione erano sempre minori.
«Comunque sia, dobbiamo sbrigarci, non abbiamo tempo da perdere. O dovrei ricordarti fra quanto sarà la prossima luna?» chiese Jaedon alzando un sopracciglio.
«Oh, no, non me lo ricordare per favore. Non mi serve che ti lamenti ancora di più di quanto tu stia già facendo. Sono a posto per oggi» rispose alzandosi Blaze e stiracchiandosi sul posto, allungando le mani in aria come un gatto assonnato. «Sarà meglio andare a riposarci allora, così domattina saremo freschi freschi per partire come prima cosa all'alba.»

Of Flames and Sorrow - [War of Flowers]Where stories live. Discover now