7- Il dono II

128 7 51
                                    

*

*

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

*

Una sera, quando Lucius aveva otto anni, chiese al padre di raccontargli una storia. Non era inconsueto da parte di Draco restare con lui finché non si fosse addormentato, e le sue attenzioni lo facevano sentire importante.

Quella sera, Draco gli raccontò una storia sulla loro famiglia. Esisteva una legge magica molto antica per cui ogni Malfoy, al momento della morte, lasciava dietro di sé un ritratto. Era qualcosa di incredibile: significava che i Malfoy potevano continuare a vivere anche dopo la morte, impressi sulla tela per sempre.

"Quindi sono ancora vivi, anche se non hanno un corpo?" Chiese Lucius, che ne era rimasto molto colpito.

Draco scosse gentilmente la testa, e rispose: "Non funziona così. I ritratti conservano i ricordi e il carattere dei morti, ma la loro intima essenza è scomparsa per sempre. È come una fotografia. C'è la superficie, c'è tutto ciò che i viventi hanno conosciuto del defunto, ma manca l'anima."

Lucius non era in grado di comprendere un concetto così complesso, ma l'intera faccenda lo affascinava molto.

"Quindi succederà anche a me? E a te?" Domandò ancora, assorto da una curiosità intensa.

"Certamente." Confermò Draco, tutto serio.

"Allora non sarò mai solo, nemmeno da vecchio!"

Il futuro appariva ora meno spaventoso. Ma l'esistenza dei ritratti portava anche un altro vantaggio. Lucius conosceva a malapena i nonni Malfoy ancora vivi, figuriamoci quelli morti. Voleva parlare con loro, e chiese a Draco di poterli incontrare, ma lui rispose di no.

"Non erano persone gentili. È per questo che tanti anni fa li ho portati a dormire in soffitta." Aveva spiegato pazientemente al bambino, mentre gli rimboccava le coperte colorate di verde scuro.

Anche la sua camera aveva le pareti verdi, e c'era un vecchio stendardo di Slytherin appeso al muro, sopra al suo letto.

Lucius vide che Draco era molto serio. Lo era sempre, ma raramente così. Era chiaro che quei parenti non gli piacevano. Il bambino, però, era ormai curioso e il padre lo capì.

"Non voglio che li incontri adesso. Potrai farlo quando sarai più grande, quando i loro insulti non potranno più ferirti. Ora dormi."

Il mago si piegò per dare a suo figlio un bacio in fronte, poi soffiò sulla candela mezza consumata e la spense. Ora che era buio, Lucius sentì di poter chiedere:

"C'è anche Scorpius lassù?"

Draco si paralizzò, ancora curvo sul letto. "Sì." Rispose, sollevandosi lentamente. "C'è anche lui."

"Neanche lui è gentile?" Domandò ancora il bambino.

"Non lo so, non ci ho mai parlato. Scorpius è il peggiore di tutti. Non so che ricordi abbia, se quelli legati al prima o anche al dopo... Dimenticalo. È l'unica cosa giusta da fare." Tagliò corto Draco.

SerpensortiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora