Mary-il ragazzo nuovo

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Guardai Ash mentre attraversava il corridoio dell'università e non potei fare a meno di sorridere.
Erano passate solo due settimane dall'inizio del corso universitario e quel ragazzo non faceva altro che far parlare di sé.
Arrivava a scuola di corsa, con la faccia completamente rossa per lo sforzo e i ricci neri totalmente scomposti.
I primi giorni, non aveva mai indossato la divisa presentandosi sempre con abiti logori finché il preside lo aveva ripreso e all'improvviso, si era ricomposto.
Eravamo tantissimi studenti ma tutti sapevano chi fosse. Era quello delle case popolari, quello della borsa di studio, quello che non passava i fine settimana in chalet di lusso o in ristoranti stellati e quindi, era un caso da analizzare.
Nessuno di noi era abituato ad avere a che fare con qualcuno che non condividesse le nostre fortune.
Ash invece sembrava disprezzarci. Si comportava come se non esistessimo, non salutava nessuno, tirava diritto per i corridoi senza scambiare parole cordiali con chi incontrava e aveva perennemente la faccia incazzata.

Viveva all'interno di una bolla di sapone dove c'era solo ed esclusivamente lui, nessun altro inquilino.
Chiaramente, questo non faceva altro che attirare l'attenzione su di lui e tutti quanti si erano prodigati in scommesse. Era uno spacciatore, un serial killer, l'amante del preside o il figlio di un magnante, forse un imprenditore andato in malora. Chi poteva saperlo?

Un grande rumore si levava dai corridoi poco dopo il suo passaggio e tutti avevano qualche storia da raccontare su di lui.
"Stai guardando il ragazzo nuovo anche tu. Che palle, ragazze datevi una svegliata."
Chuck si posizionò accanto a me e si lisciò la barba. Aveva due grossi diamanti alle dita, uno blu e uno verde, esattamente come li aveva suo padre e suo nonno.
Rappresentavano la loro dinastia e il loro lavoro, venditori di diamanti.
"Incuriosisce."
Sussurrai allora sorridendo. Chuck scosse nuovamente la testa e anche Lizzy che si stava avvicinando in quel momento fece lo stesso.
"Negli spogliatoi prima ho sentito due ragazze dire che in realtà è miliardario ma finge di non avere un soldo perché ha deciso di vivere in semplicità."
Alzai gli occhi al cielo.
"Chi farebbe mai questa scelta?"

Chuck scoppiò a ridere. Di sicuro non lui.
"Viene verso di noi." Tuonò Lizzy alzando un po' troppo la voce.
Ash alzò lo sguardo puntando gli occhi su di me. Erano azzurri come il cielo e le ciglia lunghe li facevano apparire sempre sgranati. Gli sorrisi salutandolo con la mano mentre lui tirava diritto ignorandomi.
"Perché diavolo lo saluti ogni giorno?" mi chiese allora Lizzy prendendomi sotto braccio e trascinandomi dall'altra parte della scuola.
"Perché sono educata e gentile."
Le spiegai con calma allungando il passo verso l'aula grande. Le lezioni stavano per iniziare.
"Così educata da andartene senza salutare il tuo amico di vecchia data!"
Urlò Chuck alle nostre spalle facendoci scoppiare a ridere.
"Il tuo ragionamento potrebbe anche essere coerente se per lo meno lui ti rispondesse, qualche volta. Forse è sordo."
La guardai storto. Lei mi sorrise angelica pettinandosi con le dita il caschetto chiaro.
Era la mia migliore amica. Eravamo sempre insieme, ogni giorno da quando avevamo iniziato l'asilo. Lei era sempre felice, sorrideva anche quando le capitava qualcosa di negativo e cercava di vedere sempre il lato positivo della faccenda. Le piaceva divertirsi, vivere in maniera spensierata e godersi la giovinezza senza troppi pensieri.
Io ero sicuramente più riflessiva e pacata. Alle volte mi perdevo nei miei pensieri o mi abbattevo di fronte ad alcune difficoltà e allora lei spuntava con il suo sorriso proponendomi di mangiare chili di cioccolata e ubriacarci risollevandomi di nuovo il morale.
"Non deve essere facile ritrovarsi in un posto come questo, totalmente solo e senza amici. Penso sia opportuno che qualcuno si comporti bene con lui e sia amichevole, al posto di mettere in giro migliaia di voci sul suo conto."
"Si,si Mary santo cielo non cominciare con le tue frasi filosofiche. Lo so, lo so."
Mi zittì camminando davanti a me con i suoi tacchi 12 centimetri firmati Prada.

"Sei di pessimo umore oggi, posso sapere cosa non va?" Mi chiese corrucciando la bocca.
Sbuffai. Ero stata beccata, come sempre. Impossibile nasconderle qualcosa.
"Torna papà oggi. Domani mattina riparte ma vuole che ci sia a cena." Le rivelai con un tuffo al cuore. Erano sempre momenti difficili quelli per me. "E sembra che abbia concluso male il suo super affare che doveva fruttare tutti quei soldi. Sarà una serata di fuoco."

Che forma hanno le nuvoleWhere stories live. Discover now