vino di emergenza

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La cosa che amo ogni volta che busso alla porta di casa tua è che mentre ancora sto aspettando che mi apri già capisco cosa tu stia facendo. Tipo ieri sera che sentivo il rumore dell'aspirapolvere e già sapevo che avrei dovuto aspettare un po' per entrare. Oppure la settimana scorsa già dalle scale sentivo il giradischi suonare il vinile di Brunori che ti ho regalato. Ma la cosa che preferisco è sentire, come stasera, il profumo di qualcosa che ti stai dilettando a cucinare. Litighiamo sempre quando decidi di farlo, perchè di solito io cucino e tu lavi i piatti, ma se trovo già la cena pronta mi sento in colpa e mi metto a riordinare, tu sai che odio farlo e mi dici di stare ferma e io controvoglia ti caccio via dalla cucina. Suono il campanello e sento l'acqua smettere di scorrere dal lavandino, forse stavi lavando l'insalata. Mi apri e come al solito prima che io possa dirti qualunque cosa o almeno rubarti un bacio, scappi via e ritorni alle tue cose, io mi levo la giacca leggera che in realtà metto solo perchè mi piace e non perchè realmente ne ho bisogno, e ti seguo in cucina. Mi siedo al piccolo tavolo aspettando informazioni sul menu con cui hai deciso di deliziarmi oggi. -Chiudi gli occhi- mi dici solo e io ubbidisco. Sento un profumo familiare, che mi porta indietro di un po' di anni, sorrido perchè ho già capito, socchiudo la bocca e assaporo il riso direttamente dal cucchiaio di legno che hai usato per prepararlo. -Molto buono- sentenzio. Ti vedo sorridere soddisfatta prima di girarti e riempire i piatti che con una giravolta metti in tavola. Mi alzo a mia volta per dirigermi verso il mobiletto dove so che conservi il "vino di emergenza" come lo chiami tu, e subito dopo verso il cassetto delle posate da cui prelevo l'apribottiglie. -Dove l'hai trovato il tartufo?- ti chiedo mentre mangio il mio risotto. -L'ho rubato dal tuo pacco da giù, infatti mi sono stupita che non te ne sia accorta- mi rispondi ridendo mentre osservi la mia faccia stupita. -Ti è riuscito veramente bene comunque- non mi stanco mai di ripetertelo perchè ho talmente apprezzato questo gesto che l'avrei trovato buonissimo anche se fosse stato immangiabile. Te l'avrò accennato mezza volta, quasi non me lo ricordo, che eravamo nel letto, nude, abbracciate e soddisfatte, una delle prime sere che abbiamo dormito insieme, che mi hai chiesto una cosa che mi mancava di casa mia. E io ti ho detto che mi mancava il risotto al tartufo di nonna, poi ti ho descritto passo per passo la ricetta mentre tu mi accarezzavi la schiena, ti ho detto che se ci metti la panna normale non viene bene, che ci va quella ai funghi. Questo non te lo sei ricordato, nel risotto la panna ai funghi non c'era, ma ho intravisto nel frigo la bottiglia di vino bianco aperta a posta per sfumarlo e mi ha ricordato che sei una delle cose più preziose che ho. Così apro il vino di emergenza, quello che tieni sempre di scorta nel caso ti invitino improvvisamente a cena, perchè non ti presenti mai a mani vuote. Riempio il primo bicchiere, consapevole che non sarà l'ultimo e che domani dovrò uscire a comprarti un'altra bottiglia perchè non puoi rischiare di rimanere senza. La bottiglia finisce prima del previsto, hai gli occhi lucidi per l'alcool che sta iniziando a entrare in circolo nel sangue, non hai voglia stasera di insistere per lavare i piatti così mi lasci disobbligare senza discussioni. Mi aspetti seduta per terra sul tuo minuscolo balcone, con la schiena poggiata al muro, la testa rivolta verso l'alto e la mia giacca leggera sulle spalle. Ogni tanto mentre ho le mani ancora sporche di sapone, scuoto la testa per spostare le ciocche che mi finiscono davanti agli occhi e inevitabilmente il mio sguardo si ferma su di te, ma poi immediatamente torno a concentrarmi perchè voglio raggiungerti il prima possibile. Prima varcare la soglia della vetrata prendo in borsa le mie camel blu e spero che tu non abbia perso il tuo accendino come ho fatto io. Mi siedo accanto a te e come se mi avessi letto nel pensiero mi passi il tuo clipper verde. Fumiamo insieme in silenzio, entrambe stanche per la giornata e brille per la bottiglia appena finita, il vento leggero di metà maggio rischia di far volare via il bicchiere di plastica che hai adattato a posacenere di fortuna un po' di settimane fa, quando la tua coinquilina ha rotto quello di ceramica che avevi comprato a Porta Portese quel sabato mattina. Amo accompagnarti al mercato perché è il momento in cui il lato di te che permetti a pochi di vedere salta fuori con prepotenza, che ti sorridono gli occhi ogni volta che riesci a strappare una risata a qualche signore un po' anziano che ti vende qualcosa, che sei felice come una bambina quando trovi un maglione che mi possa piacere e mi convinci a prenderlo. -Vorrei restare qua per sempre- mi concedo di dirti. Non capita spesso che mi sbilanci in questo modo, che mi lasci andare a questo tipo di affermazioni, tu lo sai bene. È proprio per questo che ti sento sorridere e avvicinarti ancora un po' finché le nostre spalle arrivano a toccarsi, a sostenersi l'una con l'altra. Tiri fuori dalla tasca il cellulare e con movimenti un po' incerti delle dita fai partire la tua playlist, quella che solitamente metti quando studi, che non c'entra troppo con questo momento, forse non avevi nemmeno intenzione di mettere quella. Ma sei troppo stanca per riaprire gli occhi e cambiarla quando ti accorgi che è quella sbagliata, così la lasci andare, come lasci rilassare completamente ogni muscolo del tuo corpo. -Domani arrivano Gianni e Fra ti ricordi?- te lo chiedo sottovoce, quasi a non volerti disturbare nella tua quiete imperturbabile. Annuisci contro la mia spalla e capisco che non hai voglia di parlare, te lo ricordi ma non hai le forze per rispondermi adesso. In effetti è stata una domanda superflua, tu ricordi sempre tutto, quella distratta sono io. Ma tu lo sai che non lo faccio per disinteresse, è che ho la testa fra le nuvole. Riesco a ricordarmi il giorno esatto in cui tua sorella ha comprato il cane e non quello del tuo esame più importante, mi maledico spesso per questo. E voglio stare con te perché non me ne fai una colpa. Il tempo sembra dilatarsi, ho perso il conto delle canzoni che abbiamo sentito, delle posizioni che abbiamo cambiato perché questo o quell'altra muscolo ci si erano indolenziti, delle sigarette che abbiamo acceso, dei bicchieri di vino che abbiamo mandato giù, delle volte che sono stata costretta ad alzarmi per andare in bagno, dei baci che ti ho rubato, delle carezze che mi hai fatto, delle cose stupide che mi hai detto che mi hanno fatta ridere, delle volte che ti ho zittita perché parlavi troppo forte per quest'ora della notte. Ho perso il conto di quante volte avrei voluto dirti frasi smielate guardandoti negli occhi e mi sono trattenuta perché non è da me, di quante volte avrei voluto chiederti di entrare e spogliarti ma non l'ho fatto perché sentirti parlare del nulla quando sei ubriaca è mille volte meglio del sesso. Vorrei dirti che quando ti ho conosciuta l'ultima cosa che mi aspettavo era ritrovarmi 8 mesi dopo sul tuo balcone una notte e sentirmi la persona più felice della terra, vorrei scusarmi perché per tanto tempo ho creduto che non sarebbe mai stato possibile. Vorrei ringraziarti per averci creduto, per esserti incazzata con me ogni volts che io non l'ho fatto, per non avermela fatta passare liscia mai, per amarmi continuando ad amare di più te stessa. -Mi porti a letto?- mi distrai dai miei pensieri e mi fai sorridere per il tono con cui mi fai questa richiesta. Mi alzo con non poca difficoltà e ti porgo la mano che prontamente afferri e usi come sostegno per tirarti su a tua volta. Barcolli un po' nel tragitto fino a camera tua, ma poi riesci da sola a metterti il pigiama e addirittura a lavarti i denti, mi fai ridere quando ti avvolgi nelle coperte fin sopra ma testa e borbotti qualcosa che non riesco a capire. Sono seduta al bordo del letto e inizio a sentire ora la testa girare più forte, mi balena in mente l'idea di tornare a casa ma non sono in grado di alzarmi e non ne ho nemmeno voglia. Mi riprometto di chiudere gli occhi solo per cinque minuti, il tempo che il mondo smetta di girare, non voglio dormire qui. Non mi levo nemmeno le scarpe, stendo le gambe stando attenta a lasciare i piedi fuori dal letto. Ho sempre avuto paura dei legami forti e lo sai bene, ti ho raccontato nei minimi dettagli la mia storia precedente, la prima volta che mi sono innamorata, anche all'epoca avevo giurato di non farlo ma non sono riuscita a mantenere i miei propositi come spesso succede. Mi lascio trasportare con facilità dalle situazioni che vivo, provo amore verso così poche persone che quando succede non riesco a non donare tutta me stessa agli altri. Così è stato con Martina e così è con te anche se cerco ancora, dopo tutto questo tempo, di mantenere quei pochi centimetri di distanza che il mio amore per te non ha ancora colmato, ma non credo proprio ci riuscirò. Tu ne sei sicura, non mi hai creduto nemmeno un po' quando ti dicevo che non ero pronta per una relazione perché non credi in queste cose, o semplicemente ti sei accorta prima di me che ero già irrimediabilmente cotta di te e non avrei potuto lottare così a lungo e così intensamente contro le cose che provo. Con questi mille pensieri in testa mi addormento nella posizione più scomoda del mondo e quando mi sveglio la mattina dopo mi ritrovo avvolta nelle coperte con le narici pervase da un odore di caffè così buono che per una delle prime volte non sento la necessità di restare ancora nel letto a farmi coccolare dal tepore del piumone che ancora ti ostini a tenere. Ero sicura non ti avrei trovata accanto a me e infatti è così, odi l'idea di perdere tempo a dormire, sei così incuriosita dalla vita che vuoi sfruttare ogni attimo della tua esistenza facendo qualcosa di utile o di piacevole. Io te lo dico sempre che ogni tanto puoi permetterti di dormire un'ora in più, io che faccio del sonno una parte ampia e fondamentale della mia giornata, ma tu mi rispondi sempre come una signora di mezza età che chi dorme non piglia pesci, ma che pesci ci saranno mai da pigliare alle 7 di sabato mattina mi chiedo sempre io. Mi alzo col sorriso stamattina.

vino di emergenzaWhere stories live. Discover now