CAPITOLO 21 - 21.2 Fratelli

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Seppure di malumore, il gruppo obbedì e si mosse in direzione della governante. Tutti tranne Odan.

"Tu non vieni?", si sincerò Sayuri.

"Tornerò più tardi. Devo informare le truppe affinché dispongano i rifugi. E poi ho una faccenda da sbrigare a casa."

La tigre gli sfiorò la mano e lui esitò per la sorpresa: la ragazza cercava una carezza come era solita fare con Namis. Con un sorriso di gratitudine, Odan la accontentò, porgendo il palmo su cui Onore sfregò il muso prima di unirsi agli altri Custodi.

◾◾◾

"Keji, sono tornato. Ma che disordine..."

Odan entrò in casa e dovette orientarsi tra stoviglie accatastate, tuniche abbandonate sulle sedie e pezzi di armatura sparsi tra il pavimento e il tavolo.

"Fratellino, cosa ci fanno in giro le mie vecchie corazze?", domandò ancora affacciandosi alla camera. Ma anche lì non c'era anima viva.

Un rumore metallico all'ingresso gli suggerì di tornare nella stanza principale. La tenda si sollevò e una volta scivolata nella posizione originale, mostrò un giovane che reggeva una pila indistinguibile di oggetti.

"Keji?"

Il ragazzino trasalì e lasciò cadere tutto ciò che trasportava.

"F-fra-fratello! Che ci fai qui? Avevi detto che non saresti rientrato prima di tre giorni."

"Forse è un bene che sia tornato. Cosa stai facendo con le mie vecchie parti di armatura?"

Keji balbettò qualche parola, poi strinse i denti e guardò Odan negli occhi con arroganza.

"Quello che vedi. Da giorni, a Senka, non si parla d'altro che delle Ombre che avanzano. Il cielo oggi ha pure cambiato colore. La guerra è in arrivo e io voglio combattere, con o senza la tua approvazione."

"NO! Ne abbiamo già discusso. Non ammetto che tu mi disobbedisca."

"Ho la stessa età di quando Namis ti ha fatto entrare nell'esercito. Cosa ci sarebbe di diverso tra noi? Io non sono più debole di te."

Odan sospirò, poi afferrò una sacca dal mucchio e iniziò a gettarvi le cose sparse sul tavolo. Ignorando i singulti provenienti dalle proprie spalle, ripensò ai momenti in cui il comandante aveva avuto a che ridire con Kalooy: forse tra fratelli doveva andare così. Tuttavia voleva trovare un modo per spiegarsi, tenendo conto che avrebbe potuto ottenere null'altro che un litigio.

"So che che stai crescendo e che ti senti pronto a seguirmi, ma non è così. Non sono mai stato felice di molte decisioni che ho preso, ho fatto il possibile per entrambi, magari sbagliando, ma ho agito con la consapevolezza che dovevo garantirti un domani migliore. Metterò tutto me stesso nella battaglia che ci travolgerà per proteggere chi amo. Tu, invece, che cosa ti spinge al sacrificio?"

"E cosa mi dici di mamma e papà? Davanti a me fingi che non ti faccia piacere pensare che potrai uccidere il colpevole della loro scomparsa, ma in realtà vuoi prenderti il merito. Anche io voglio veder soffrire quel vigliacco, gliela farò pagare e poi..."

Un sonoro schiaffo rimbombò tra le pareti e liberò le lacrime trattenute fino a quel momento.

"Riporta subito quello che hai preso dove l'hai trovato e preparati ad andare al rifugio. Ti ci porterò io stesso. E fa' in fretta, devo tornare a palazzo."

Aspettò che Keji obbedisse, poi cambiò stanza e si sedette sul letto incapace di trovare un senso a quello che era accaduto. Avrebbe voluto prendere a pugni il muro, si sentiva furibondo, ma desistette. Si massaggiò invece il viso per concentrarsi, non poteva sobbarcarsi altre preoccupazioni: l'indomani sarebbe stato il giorno del giudizio.

Zemlyan: RebirthWhere stories live. Discover now