Capitolo 3

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Andrew's POV
Essere o non essere... tutto il resto.

Mi chiamo Andrew e sono un bravo pischello, non ho i genitori perché sono stato adottato, perché i miei sono deceduti. O qual infausto giorno. Scusate le doti poetiche.

Oggi ho preso un banco in faccia, ma tutto per l'amore di... cum cazz se chiam... Hope! Eh, per l'amore di Hope.

Sono andato in infermeria con Hope e la bidella m'ha dato una borsa del ghiaccio e una caramella. Perché non ho pianto mentre mi metteva l'acqua ossigenata in un occhio.

<<omiodio Andrew, ma stai bene?????>> mi chiede Hope, è così preoccupata, infatti già la amo nonostante non ricordi manco il suo cognome... Muler, era proprio Muler.

<<Colui che di banco ferisce di banco perisce>> dicei con la mia grande dote da ablatore, mi dicevano sempre fossi il figlio del cugino del pronipote di Giulio Cesare.

<<Fammi vedere le tue ferite potenzialmente mortali alla testa, ovviamente l'acqua ossigenata ha sistemato tutto,>> dice posandomi le sue leggere dita piccine piccine sulla fronte, dove la mia fronte si è aperta come un cocomero e dove necessiterei di almeno una decina di punti, ma che ne so. Non sono un bidello.

Il viso di Hope era così terribilmente vicino, potevo praticamente sentire cosa avesse mangiato la sera prima, come odorare i fiori di lilla.

Mettei una mano su quella di Hope e ci guardammo negli occhi, potevo perdermi nei suoi occhi color oceano. Le sue labbra rosse e carnose e soprattutto labbrose sembrava mi chiamassero.

Ma non avrei risposto, perché Hope non ricambiava i miei sentimenti, lo sapevo già, ero un tale sfigato, secchione, con la media del 42 su 10 in tutte le materie. E facevo volontariato per aiutare i gattini randagi, insomma chi avrebbe mai voluto uscire con me???

Hope's POV
Andrew è così figo, anche se per colpa del banco in faccia probabilmente ha un trauma cranico.

Lo guardò negli occhi e sento le scintille tra di noi. Ma prima che faccia cose di cui mi pentire faccio una capriola all'indietro e mi fiondo fuori dalla porta dell'infermeria.

Suona la campanella di fine della squola!

Corro a casa, ignoro la mia matrigna e mio padre per catapultarmi sul lattò, per fortuna che sono piccina piccina, altrimenti lo avrei rotto facendolo cadere al primo piano.

La mia vita è così dura. Mi piacciono due ragazzi che ho appena conosciuto. Quale disgrazia che anche loro sembrano ricambiare. E così difficile essere me...

Ricordo che questa storia è ironica, per favore date un'occhiata al mio libro fatto bene se vi piacciono i fantasy con personaggi lgbt

Bacio condito con fumoМесто, где живут истории. Откройте их для себя