«come staije?»

«sinceramente? Di merda. Mi sono baciata con Ciro e da quando è successo mi sento in colpa dato che in pratica mio fratello viene continuamente trattato di merda da lui e i suoi amichetti, ed inoltre sono incazzata perché si sono picchiati e ho dovuto fingere che io e Ciro siamo innamorati per non passare guai, quindi sì, sto di merda.»

Loro rimangono a guardarmi mentre io mi prendo la testa tra le mani e silenziose lacrime iniziano a percorrermi il viso. «non ce la faccio più, io non voglio litigare con mio fratello per una cosa del genere.»
«tesoro sta tranquilla, andrà meglio.»
«lo so, lo so, solo che... Quando? Oggi dovrò comunque stare appiccicata a Ciro per il progetto e dovremmo parlare di ciò che crede la direttrice quindi... Quando andrà meglio, Nad?» lei rimane in silenzio, come Silvia, ed abbassano la testa. «mi dispiace Clà, davvero.» arriccio le labbra in una smorfia.
«non fa niente, ora perfavore lasciatemi mangiare l'intera vachetta di gelato da sola, come una vera depressa ho bisogno di pensare un po', prometto che entro oggi ritornerò la solita rompi coglioni allegra di sempre».

Dopo colazione vedo il diavolo avvicinarsi al tavolo con Pino, Gaetano e Milos, dato che Edoardo e Totò devono fare gruppo con Filippo e Carmine. Mi alzo.

«vedo che hai già capito, andiamo.» dice freddo, distaccato. Alzo gli occhi al cielo ed insieme ci dirigiamo verso la loro cella.

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«avete capito? Dovete agire in fretta e senza farvi vedere dalle guardie, o el piezz e merd se farà parare o' cul da e guardie. Ij vado in infermeria piglij e pasticche e me ne vado, vabbuon?» nonostante i miei sforzi, non riesco a leggere. Ciro ed i suoi stanno parlando di affari ed io non posso fare a meno di ascoltare tutto, per circa venti minuti hanno parlato di come prendere a botte un bastardo ed ora stanno parlando di rubare medicine.
Poi sento Gaetano sussurrare: «lei ce sta sientenn, Cirù, si sicur ca ce potemo fida?».

Ciro si gira verso di me e sbuffa. «abass o libr Clarì, o sap che staije ascultan.» abbasso il libro che tengo in mano e lo chiudo mettendo un segnalibro alla pagina.
«io non mi fido de sta strunz Cirù, m'agg rott popo o cazz de sti Di Salvo.» a questo punto mi alzo di scatto dal letto di Edoardo e mi avvicino al tavolino al centro della stanza. Arrabbiarmi lo farà solo divertire di più, quindi devo optare per l'originalità.
Inizio a girare intorno al tavolo dove Ciro, Pino, Milos e Gaetano sono seduti a giocare a carte. Mi fermo vicino a Ciro che ha le gambe divaricate e sta rollando una canna, metto le mani sulle sue spalle e gliele massaggio per circa qualche secondo poi faccio il giro della sedia e mi metto seduta in mezzo alle sue gambe. Lui alza velocemente lo sguardo e lo posa su di me, non lo guardo troppo a lungo, ma appoggio la testa sul suo petto, il mio sguardo è fisso negli occhi di Gaetano.
«Pirucchio quante cazzo di volte dovrò ripeterti che sei solo un cazzo di ritardato che viene usato e basta? Nessuno vuole essere veramente amico tuo», faccio scorrere la mia mano sulla gamba di Ciro. Nel frattempo Milos e Pino mi guardano cercando di capire cosa sto facendo.
«può bastare, tesoro, ora smettila.»
«oh non mi sono nemmeno iniziata a divertire!» mi alzo e arrivo davanti a Gaetano. Prendo il coltellino che ho nella scarpa destra e poi glielo punto al collo. Guardo fuori e vedo che non c'è nessuno. Fortunatamente, v9rrei aggiungere.
«Clarissa, cazzo, smettila o t'accir.» ribatte Ciro, scomponendosi leggermente.
Io scuoto la testa e faccio un po' di pressione. «vedi, Pirucchio, tu sei fedele come un cagnolino, fai finta di essere uno con le palle e ci riesci bene, ma io... Io sono una fottuta Di Salvo e se provi a fregarmi» spingo di più il coltellino facendo scorrere delle gocce di sangue sul suo collo. «non finisce bene. Ora, ti spiego una cosa che secondo me hai dimenticato: non sono un infame. Non me ne frega un cazzo se progettate piccole rapine di merda o se picchiate qualcuno. Finché non ve la prendete con mio fratello o i miei amici, io sarò giusta, buona e gentile».

Detto questo tolgo il coltellino e lo nascondo nuovamente nella scarpa.
«lasciateci soli», dice Ciro.

«a dopo.» dicono loro in coro. Gaetano mi lancia un ultimo sguardo di sfida prima di uscire dalla cella e lasciarci soli.

Ciro a questo punto si alza dalla sedia e chiude sia le sbarre della cella, che il portone di sicurezza verde. Viene verso di me e mette una mano intorno al mio collo, stringendo leggermente. «senti tesoro non puoi trattare così i miei, Pirucchio mi serve e se tu fai così lo allontani, ho lasciato perdere la scorsa volta perché se lo è meritato ma sta volta... Non posso lasciar perdere, capisci?» spiega, io lo guardo dritto negli occhi e poso le mie mani sulla sua, facendolo stringere ancora di più. «no non capisco, Ciro, e sai perché? Perché io non sono una cazzo di mafiosa di merda. Lo sai perché dico queste cose a Gaetano? Voglio il suo rispetto. Vuoi picchiarmi? Vuoi ammazzarmi? Fa pure, non me ne frega un cazzo. Ti perseguiterò dall'alto dei fottuti cieli.»

Gli occhi di Ciro brillano di una scintilla diversa da tutte le altre: l'ira. Eppure, toglie la mani da intorno al mio collo e stringe i pugni lungo i fianchi. Chiude gli occhi e respira.
Sono stupita, credevo che mi avrebbe trattato di merda, che mi avrebbe preso a pugni. Mi tremano le gambe perché credevo davvero che mi avrebbe picchiato, cazzo, i miei occhi diventano lucidi.
Apre gli occhi e mi guarda così tanto intensamente che il cuore mi batte all'impazzata, per la prima volta ho sperimentato la paura. Vera paura.

Lui si avvicina a me, io indietreggio.
Un lampo di delusione gli trapassa gli occhi.
Sbatto contro il letto a castello e lui prende un gran respiro.
Poi succede l'impossibile.

Con una delicatezza che credevo non gli appartenesse mi poggia le mani sui fianchi e lascia ricadere la testa sulla mia spalla. Sgrano gli occhi, sorpresa.

Poi faccio una cosa ancora più inaspettata, gli butto le braccia intorno al collo.

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Where stories live. Discover now