Il tassello mancante

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- Mangiare ciò che si ama getta le basi per superare il trauma della perdita.

Will cercò di pronunciare quella frase col tono più neutro che gli riuscì, ma il guizzo di trionfo negli occhi di Hannibal Lecter lo ustionò come se fosse brace lanciata sulle sue ferite aperte.

- Esatto, Will. Il cibo ci definisce, contribuendo a costruire oggi ciò che saremo domani. Il Drago ha avuto bisogno di mangiare l'acquerello per accrescere il suo potere. Ora l'essenza dell'opera di Blake sta pascendo la sua forza. 

Anche il mio cervello avrebbe accresciuto la tua?

Will non fece ad alta voce questa domanda, ma aleggiò lo stesso nella stanza.

- Il nutrimento che può darti una cosa morta è limitato nel tempo, per questo la fame è un bisogno costante. La memoria di ciò che è stato si perde, mentre il dolore per la perdita diventa un abisso da cui è impossibile risalire. È il gesto proprio dei disperati.

Will non si rese conto di aver individuato una via d'uscita a quella situazione fino a quando non finì di pronunciare l'ultima parola.

C'era nobiltà, nello sguardo fiero che piantò nel viso di Hannibal, c'era una volontà trasparente e dura come un diamante.

Era lo sguardo di chi segna il confine che lo separa dal resto del mondo e, anzi, lo eleva.

Will non si concedeva quasi mai di essere in quel modo, troppo impegnato a far sì che il complesso sistema di pesi e contrappesi che gli garantiva il minimo necessario in termini di salute mentale non si inceppasse.

La perfetta mucca da latte che l'FBI avrebbe spremuto fino all'ultima goccia.

Hannibal, invece, avrebbe desiderato che fosse sempre così come gli appariva in quel momento, come quel San Michele che aveva visto a Roma dipinto da Guido Reni: era quello, infatti, l'uomo che amava.

Della carcassa di un animale da allevamento non sapeva cosa farsene.

- Hai ragione. - Esitò un istante, indeciso se aggiungere qualcosa o meno. Alla fine optò per una confessione piena e sincera.

Il Will Graham che aveva di fronte in quel preciso momento lo meritava.

- Sono felice di non aver commesso lo stesso errore del drago.

Hannibal lo vide deglutire e sbattere un paio di volte le palpebre.

Anche se si stava sforzando di non darlo a vedere, Will stava tremando.

Se di paura o di rabbia Hannibal non avrebbe saputo dirlo, e temeva che anche chiedendoglielo, Will non glielo avrebbe svelato.

- Devo forse essere rincuorato del fatto che adesso desideri soltanto che muoia per mano di qualcun altro?

Come spesso accadeva quando si trattava di Will, una cosa non escludeva l'altra: la paura che lo aveva paralizzato un istante prima ora stava sublimando in rabbia.

Hannibal e Will si fissarono come due animali feriti che cercano il punto debole da azzannare per abbattere definitivamente l'altro.

Tutto era logoro in loro, non solo la pazienza: il rancore, la frustrazione avevano l'odore degli alimenti in stato di putrefazione.

La situazione tra loro due era in stallo: la speranza che aveva spinto Hannibal a farsi arrestare era quasi del tutto svanita, e Will sapeva fin troppo bene fin dove poteva spingersi il dottore quando si sentiva braccato.

Finché Will Graham fosse stato in vita, Hannibal Lecter avrebbe sperato, ma man mano che passavano gli anni, e vedendolo ancora così refrattario, quella stessa speranza cominciava a rivoltarglisi contro.

E solo al buio delle lunghe notti insonni Will era riuscito a confessare quanto gli procurasse piacere aver ridotto Hannibal il Cannibale in quello stato: una creatura patetica, vittima di un'attrazione che non sarebbe mai stato in grado di esprimere in maniera sana, e che comunque mai sarebbe stata ricambiata.

Nel fondo delle viscere che Hannibal gli aveva quasi strappato si insinuò il seme della pena, ma il ghigno sardonico rivelava ancora una soddisfazione piena.

La cosa più importante che Will Graham aveva appreso dal suo psichiatra - il suo mentore - era che infliggere una ferita emotiva poteva essere eccitante tanto quanto affondare una lama nella carne.

Tuttavia Hannibal Lecter, che si era divertito a fare a lui entrambe le cose, stava organizzando una controffensiva.

- L'unica cosa che desidero è che tu comprenda quanto sia sbagliato continuare a fare la guerra a te stesso. È sempre stato il mio unico obiettivo, come tuo psichiatra e tuo amico.

Per prima cosa tentò di constatare la quantità e la qualità delle armi che aveva a disposizione, che però erano poche e obsolete.

Will gli rise in faccia.

- Questa solfa poteva funzionare agli inizi del nostro rapporto, Hannibal, ma ora le cose sono cambiate. E tu non sei più né il mio psichiatra, né un mio amico.

La crudeltà che accendeva lo sguardo di Will era talmente ammaliante che Hannibal non fece caso all'ennesima offesa.

Se solo potessi vederti in questo momento, Will. Se solo tu non avessi paura della tua stessa forza.

- Sei tu che sei venuto a chiedere il mio aiuto, Will. E io te lo sto offrendo. - Proseguì impassibile Hannibal, che dopo l'iniziale disorientamento aveva riacquistato la volontà di non perdere quel confronto. - Sai che per prendere questo drago hai bisogno di spalancare tutte quelle porte che tu stesso hai sigillato con cura. Io ti sto solo aiutando a non tentennare o, peggio ancora, avere ripensamenti. Non sei in grado di farcela, stavolta: come mi hai detto prima dell'arresto tu non hai il mio appetito. Ti credo. Ma senza una qualsiasi altra forma di appetito molto sangue verrà versato, e tu non potrai farci nulla. E io non ho intenzione di sentirmi in colpa per qualcosa di cui tu, e tu soltanto, sei responsabile.

Il tono di voce di Hannibal era salito gradualmente, e assieme a esso era come se fosse cresciuto lui stesso in statura.

Ora dominava di nuovo la stanza e quella conversazione, e Will si sentì come lo studente indisciplinato e testardo che non era mai stato.

Chiuse gli occhi ed espirò rumorosamente.

Le tempie gli pulsavano per la tensione e l'aria gli sembrò improvvisamente viziata, troppo calda e secca lungo la gola arida.

- Non sono riuscito a vedere l'acquerello prima che lo divorasse. Se ci fossi riuscito, forse sarebbe stato tutto più semplice. Ho visto il Drago, ho letto la sua furia negli occhi, ho testato con mano quanto sia forte fisicamente. Ma è come se tutto questo fosse inutile, come se fossi fisicamente privo di quel qualcosa che mi consentirebbe di connettermi a lui.

Lasciar stare le schermaglie di natura personale e tornare a concentrarsi sul caso lo riportarono al suo naturale stato di insicurezza e mancanza di fiducia in se stesso.

Hannibal aggrottò la fronte: possibile che fosse davvero questo, il problema di Will? Che non fosse paura, o ripicca, ma proprio una mancanza di fondo?

- Non hai bisogno di assorbire la sua forza, Will. Tu hai la tua. Alimentala. Prima ti ho detto di non opporgli resistenza. Adesso, che tu mi ritenga sincero oppure no, ti sto chiedendo di non opporre resistenza a te stesso. Rompi i sigilli e lasciati guidare. Segui la strada, ovunque ti porti.

E se la sua conclusione coinciderà con la mia morte, o la tua, o quella di entrambi non avere paura. È comunque meglio dell'Inferno in cui ci troviamo ora.

Will annuì lentamente. Come ogni volta che terminava un confronto con Hannibal, non era più sicuro di niente.

Ma sapeva che lui aveva ragione. Anche se ciò che provava per Hannibal era una marea dove l'attrazione si ritirava lasciando esposto il rancore, e dove lui altro non era se non una zattera incagliata, Will intravide lo stesso una direzione da seguire.

Sentendo richiudere la porta alle sue spalle, si impose di non tornare più lì fino a quando non avrebbe trovato il tassello mancante.

Due cose gli erano assolutamente chiare: doveva trovarlo in fretta ma, soprattutto, doveva trovarlo da solo.

Per la prima volta da quando era entrato nella sua vita, non era Hannibal Lecter la risposta a una sua domanda.

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⏰ Last updated: Sep 18, 2022 ⏰

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