Se lui respira, io credo di aver smesso da un po': almeno da quando ho sentito il suo respiro caldo sul collo.
«o corp tuij nun ric a stessa cos», afferma, vicino al mio orecchio. Sento le sue labbra sfiorarmi il lobo, e divento fuoco, ovunque, anche in parti che in questo momento avrei voluto fossero fredde come un ghiacciolo.

Mi sposta tutti i capelli nella spalla destra, mettendomeli davanti.
«il corpo vuole sempre baci ma non è detto che la persona lo voglia davvero. Se al tuo posto ci fosse Edoardo proverei le stesse cose.»

Lui sbuffa una risata. «e cosa provi, ora piccerè? Non mentire, rimani leale a ciò che hai detto al nostro primo incontro.» chiudo gli occhi. Dicendogli la verità potrei rendermi conto di cose di cui non vorrei rendermi conto, e probabilmente lui le userà contro di me come ha fatto ieri sera; se non glielo dico, però, sarei un incoerente ed inoltre, dato che non mento mai, si accorgerebbe della bugia e probabilmente la userà contro di me ugualmente. La sua bocca si posa sul mio collo e in un attimo, perdo il controllo. È come un piccolo bacio ammaliante, come ipnotico.
Mi spinge verso di lui.
Continua a baciarmi, a volte mordicchia la mia pelle, a volte la succhia abilmente, cazzo...

Le mie labbra sembrano muoversi spontaneamente. «provo eccitazione, molta eccitazione e vorrei che tu andassi più a fondo. Vorrei averne di più.» fanculo me e la mia sincerità.

Lui mugola mi mordicchia il collo un'altra volta e poi si allontana da me, perché non lo sento più accanto a me, mi giro, stizzita. Infondo volevo davvero che mi desse di più.
«dove vai ora?!»

«al campetto, tesoro
«vaffanculo!»
«oh ma come? Non ne vuoi di più? Se fai la brava forse vieni accontentata.» nonostante ora io voglia prenderlo a schiaffi, lo seguo, perché Beppe potrebbe prolungare il progetto in qualche modo, ed io, voglio che questo progetto finisca al più presto.

«mmh ne vuò davvier e cchiù, eh?» gli do una spintarella.
«statt zitt, strunz.» lui ridacchia.
«guarda che te capisc, so o cchiù bell», alzo gli occhi al cielo anche se credo veramente che sia bello.

«sei troppo narcisista e egocentrico, di dovresti smetterla di avere così fiducia in te stesso», usciamo e arriviamo nel campetto da calcio.
Lui scrolla le spalle.

«nah se teng fiducia in me stesso nu' motivo c'è ed o' motivo è ca' song bellu ra muri'» risponde e si siede sulla panchina vicino agli altri, io invece incrocio le braccia al petto, rimanendo in piedi.

«tu che ne piens Clà?», è la prima volta che parlo con Gaetano, di solito sta semprr zitto e si fa gli affari suoi, oggi è la prina volta che mi fa sapere che sa che esisto. Bene, passi avanti.
«piens che...» fanculo, ho già fatto così tante figure di merda che ormai non ho più dignita, non credo cambierebbe molto se dicessi ciò che penso davvero. Ciro sembra capirmi esattamente e mi fa un sorriso sghembo e fiero. Sospiro. «penso che è bello ma che non è il più bello

Si innalza un coro di "oooh" ed io faccio una smorfia tra infastidita e divertita.
«allora erano vere le voci in cui che eri la puttana di Ciro.» quella frase è pronunciata con così tanta cattiveria che mi si spezza il cuore. È come se il mondo mi crollasse sotto i piedi.
Puttana,
Troia,
Zoccola.
Piano piano mi distacco sempre di più dalla realtà; nella mia testa, tutti gli insulti che mi hanno lanciato, si ripetono. Come le note di una canzone.

Sei una nullità, stronza.
Quando mi sentivo davvero il nulla, e volevo strapparmi la pelle dal corpo.

Vieni anche nel mio letto a fare queste cose, amore?
Quando mi sentivo davvero una puttana.

Me la fai una sega?
Le richieste sporche e cattive che mi facevano i ragazzi a scuola.

Cazzo, eri così bagnata, ti piace proprio essere trattata da prostituta!
Ed infine Angela, la ragazza che ho picchiato e che mi aveva fatto sentire inferiore.

Sento una mano poggiarsi sulla mia spalla.
«Clarissa, cosa è successo?» la voce di Carmine mi riporta alla realtà.
Mi giro di scatto e lo guardo ancora con gli insulti nella mente.
«nulla», la mia voce esce più strozzata di quanto volessi farla sembrare.
«cosa cazzo è successo, Clarissa? Io spacco la faccia a tutti se ti hanno detto o fatto qualcosa di male.» cerco di sorridere e scuoto la testa. «è tutto ok.» stavolta sono credibile, perché mio fratello sembra rilassarsi.

«ok allora, Edoardo, dobbiamo andare per il progetto.» Edoardo annuisce svogliatamente e si alza, seguendo mio fratello.

«ciao», saluta.
Vedo che si dirigono verso Totò e Filippo. Probabilmente svolgeranno il compito tutti assieme.
Ora rimaniamo solo io, Ciro, Gaetano, Milos e Pino.

Vedo Gaetano osservarmi con uno sguardo cattivo. «quindi, erano vere le voci su di te?» lui si alza e viene davanti a me, Ciro che ci osserva guardingo; Pino e Milos pronti a separarci in caso di rissa.

«no che non erano vere, stronzo. Non sono una puttana, non servo nessuno, sono Clarissa Di Salvo ed io le pretendo le cose.
E se nessuno mi accontenta me le prendo da sola, come ora mi prenderò il tuo fottuto rispetto. Senti Gaetano, secondo te perché ti chiamano Pirucchio? Perché sei un cazzo di accollo, ti appicchi alle persone e non te lo dicono per pietà ma stai sicuro che non ti vuole nessuno. Hai capito? E se qualcuno mai ti vorrà è perché gli servi. Quindi fammi il cazzo di piacere, di non chiamarmi più puttana ed io non chiamerò più te, Pirucchio.» le parole mi escono fuori come il veleno più puro.
E mi accorgo che l'espressione sul vuso di Gaetano si è indurita, leggo nei suoi occhi la sofferenza.
E sono consapevole che ho esagerato, forse, ma non lo controllo.
Quando qualcuno mi provoca vado sulla difensiva e sparo parole che sono più potenti di milioni di proiettili. Parole offensive, cattive.

«vaffanculo, stronza di merda», avanzo verso di lui ma Ciro si alza di scatto e mi mette le mani sulle spalle.

«ok, pecchè nun iamm a sistemà e cos pe u club?» mi chiede, proprio lui.

Lui cerca un contatto visivo ma non mi volto, non lo guardo negli occhi.
Poi lui mi prende il viso a coppa e mi constringe a guardarlo. «agg dett na cos, rispon».
I suoi occhi neri mi incantano ed io non riesco a distogliere lo sguardo da quelle due pozze nere bellissime.
«vabbene.»

                               ****

Io e Ciro siamo appena entrati nella sala comune ed è tutta allestita per il mio club.
Ci sono diversi tavoli circolari sparsi per la stanza e tutte le cose che avevo chiesto di spostare da camera mia a qui, ci sono.
È tutto perfetto.

«aiutami a distribuire questi fogli.» gli dico e gli do metà dei fogli che ho in mano.
«ok», quando inizia a distribuirli legge cosa c'è scritto e sorride. «quali sono le vostre passioni? Sul serio? Lo stai chiedendo a dei criminali, ricordatelo.» scuoto la testa, ridendo.
«tutti hanno delle passioni, persino i criminali spietati come te.» rispondo, alziamo lo sguardo nello stesso momento. Ed io, inbarazzata lo riabasso velocemente.

«mi vuoi dire che credi che io ho una passione?»
«sì, tutti le hanno.»
«mmh...»
«quale è la tua?» chiedo.
«lo saprai quando compilerò il foglio, se mai lo farò.»

PISTOLE PUNTATE AL CUORE 🖤Where stories live. Discover now