«comannà voglij parlà in privato cu Di Salvo, vien cu noi. Così ci controlla.» afferma, e Massimo annuisce.
Ciro mi riprende il polso e mi trascina fuori dalla mensa e mi porta nel corridoio.

«m'agg scassat e' pall che tu me tratt accussi, mi dev purtà rispiett».

Gli dò una spintarella. «e ij m'agg scassat e' pall ca tu me provochi, vabbuon?» lui scuote la testa mentre emette una risatina.

«ij so il Re ca dentr, nun po' arriva tu, che me sconvolg tutto quant.»

«invece si, pcchè ij sconvolg tutt e' cos.»

«nu devi fa però, sennò mi faije incazzà, Clarì.»

Gli tocco la patta dei pantaloni, e ka stringo forte tanto che lui si immobilizza, mi ci avvicini tanto da essere a qualche centimetro dal suo viso. Sento Massimo ridacchiare e sorrido. «io sconvolgo tutt e' cos.» ripeto, e sento qualcosa pulsare contro la mia mano.

Lui capisce che mi sono accorta che sta avendo un erezione e mi mette una mano dietro al collo, non so se per avvicinarmi o allontanarmi.
«me ne so accort, ma comunq nun me va bien.» mi sussurra.

«nun te va bien? Staije avenn n'erezione pecchè te lo prienn in man, no o creer che nun te va bien, anzi, creer ca si pur cuntent»

                        POV'S CIRO

L'unica parola che riesci a sentire nella mente al momento è cazzo.

Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.

Mi sta toccando l'uccello e sto avendo un erezione dopo così tanto tempo che potrei venire nei pantaloni se solo mi parlasse ancora in quel modo così sensuale.

Santo Dio, ma cosa ho fatto per meritarmi Clarissa Di Salvo come rottura di coglioni?

Leva la mano dal mio cazzo e inizio di nuovo a respirare.
Mi dà un altro schiaffo in viso, questa volta meno forte del primo, ma comunque mi giro verso sinistra. La mia mano destra che era rimasta sul suo collo ora sala fino alla sua guancia, che stringo molto forte per trattenere il mio amico là sotto.

«nun me toccà!»

«puoi anche smetterla di sforzarti di parlare in napoletano, me lo fai venire duro lo stesso: anche se parli normalmente. Ma devo ammettere che quando parli in napoletano hai il tuo charm», spiego e lei sorride, come non mi sorrideva da tempo, ormai.
Mi volto verso Massimo, che ha una mano davanti alla bocca per non ridere, probabilmente si è accorto del ringofiamento nei pantaloni.
Me lo rinfaccerà a vita, già lo so.

Questo perché nessuna ragazza mi ha mai dominato in questo modo, nessuna.
Sono io quello che le faceva eccitare, quello che prendeva in mano la situazione: che aveva le redini del gioco.

Con Clarissa in qualche modo mi sentivo sempre sottomesso, anche se non sempre era così.
Anche se non voleva farlo, anche se lei voleva solo tenermi testa.

Quando prima l'ho chiamata zoccola, mi sono accorto che quel nome, non gli piaceva affatto, che gli avevo fatto male, tanto da spingerla a parlare in napoletano.

Lei non aveva mai parlato così, no lei preferiva parlare diversamente, non parlava mai dialetto, invece oggi, per la prima volta l'ho sentita parlare in dialetto con un tono così arrogante e sensuale che... Fanculo, mi devo trattenere.

Non scopo da decisamente troppo tempo se sono così arrapato.

«sì che te lo faccio venire duro me ne sono accorta, Ricci.» il ringofiamento si nota sempre di più. «sta' zitta, cazzo.» dico con i denti stretti, anche se dentro sto sorridendo.

«perché? Ti metto in difficoltà, tesoro?» mi sembra di avere un flashback dei primi giorni in cui ci conoscevamo, cazzo se ero preso da lei. Forse il fatto che diceva sempre quello che pensava senza filtri, anche se sapeva chi ero. Cazzo se parlava a manetta.

La sua sincerità mi colpiva in faccia ogni volta che pensavo di riuscire ad indurla a mentire.
Come quella volta in cui ha amesso che io fossi attraente. Pensavo che sarebbe durata poco la cosa del “dico sempre quello che penso, sono sempre sincera” e che quando gli avessi sbattuto in faccia che mi stava guardando come se mi volesse mangiare, avrebbe mentito. Inveve non era stato così, no, lei aveva detto che mi trovava bello e attraente.

In realtà è sincera tutt'ora solo che prima ci stuzzicavamo per scherzo, ora lo facciamo per guerra.

Da quando gli ho detto di starmi lontana, è come se si fosse fatta rodere il culo, infatti lo ha fatto davvero. Mi ha evitato, mi ha insultato e mi è stata lontana.

Lo ha fatto senza alcun problema quando invece io mi sono sforzato fin troppo e alla fine non ci sono nemmeno riuscito.

Ha persino cambiato banco, si è messa vicina a Cardio e cazzo, gli avrei spaccato anche la faccia se solo non fosse che fa parte della mia banda. Anche se lui se ne sta di più per i fatti suoi, certo, quando gli chiedo qualcosa obbedisce all'istante ma per il resto del tempo... Si fa i cazzo suoi, effettivamente è molto intelligente a stare lontano da me.

Il figlio del Diavolo.

«o forse io lo faccio con te, tesoro

«parla quello col cazzo duro.»

«parla quella che sicuramente ha le mutandine così bagnate che divrebbe cambiarsele», lei arrosisce di poco e capisco che ho centrato, cazzo.

«ne sei sicuro? Forse è solo la tua fervida immaginazione.» afferma, ma il rossore che ha sulle guancie smentisce tutto quello che dice.

«mi vuoi far controllare?» diventa ancora più rossa e ridacchio.
«tu sei stronza ma io lo sono più di te, piccerè.»

«oh non lo metterei mai in dubbio, sta' tranquillo» la avvicino di più a me, con la mano ancora stretta sulla sua guancia.

Lei si accocola e poi quando abbasso un po' la guardia, la toglie di scatto.
Provo a riposizionarla, per avere un contatto che mi era mancato, se devo essere sincero ma lei mi scansa la mano. Ci provo e ci riprovo una terza volta.
Ma lei non molla, è così testarda!

«sei così rompicoglioni!» glielo quasi urlo in faccia, ma lei sembra non smuoversi.

«e tu così-»

«vabbuò, nnamurat rientrate ca nun voglij vedè comm chiavate.» io e Clarissa ci lanciamo uni sguardo, e poi seguiamo il comandante.
«noi non stiamo insieme» spiega Clarissa, con una nota di fastidio nella voce «e non siamo nemmeno innamorati», aggiungo io.

«almeno su una cosa siete d'accordo».

«stronzo.» mi sussurra lei.

«stronza.» sussurro io.

«m'avete scassat e' pall, tutt e due!» il comandante risulta esasperato ma so che è divertito dal tono di voce che usa e dalla piccola risatina che sbuffa poi.

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