Una storia come le altre

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Era una giornata come le altre insomma, in cui mi sveglio, mi lavo e vesto, salto la colazione e si fa qualcosa di produttivo. Andai al mare, però solo per poche ore, perché poi avevo un impegno. Da molto tempo fantasticavo e avevo mille idee su qualche storia che avrei potuto scrivere. Il problema é che sono una semplice ragazzina, con poche esperienze di lettura, le uniche cose che mi venivano in mente erano, solo copie su copie di film o fatti storici che purtroppo sono accadute. Per esempio ricordo di aver trovato in una scatola un foglio con una storia iniziata ma non conclusa. Iniziava come quelle storie scrause che si trovano in giro a pochi soldi che l'istruzione in quel "libro" non c'è neanche se lo aggiungi tu; nel 1933 , una bambina di nome Matilde sta  tornando a casa dopo una mattinata faticosa a scuola. I genitori delle sue amiche sono venuti a prendere i figli, ma non per portarle a casa ma per portarle ad Auschwitz. Proseguí la strada pensando al giorno dopo cosa avrebbe fatto. Tornó a casa e i genitori gli dissero che dovevano partire per andare a trovare i nonni. I nonni erano i capi del campo di concentramento, ma Matilde non sapeva cosa era un campo di concentramento. Partirono, arrivano ad Auschwitz (...) ho passato più di mezz'ora a cercare di capire perché quel pezzo di storia non filava, probabilmente per errori grammaticali o altre cazzate del genere. È arrivata l'ora di andare, mi preparo, sistemo tutto, saluto tutti e mi avvio verso la macchina. Nel traggitto, mi metto al telefono per leggere il mio racconto. Stava diventando talmente noioso che decisi di cancellare tutto e rinunciare alla scrittura. Arrivati e usciti dal dentista decidemmo di fermarci li intorno per fare una passeggiata. Andammo al bar, e mi presi un buon cornetto al pistacchio. Mentre uscivamo dal bar, il telefono di mamma squillò. Ci eravamo dimenticati di andare ad una visita medica. Corremmo subito in macchina, ma per strada ci accorgiammo che non avevamo i soldi contati per la visita. Mia madre iniziò ad accelerare. Corsi per le scale, presi i soldi, tornai giù con poco fiato, e mi buttai sul sedile della macchina con il fiatone che manco avessi fatto una maratona. Cominciai a sentire un dolore al petto, come se il mio cuore stesse per scoppiare, come se un pugnale trafiggesse il torace. Alzai lo sguardo verso il cielo, automaticamente sussurrai "lasciati andare, non preoccuparti". Chiusi gli occhi, e una volta riaperti gli occhi sembrava come tutto passato, solo che la strada era diversa e il conducente era alla destra, il mio cuore iniziò ad accelerare come prima, cambiai sedile e nel mentre mi intravidi sullo specchietto interno della macchina. Iniziai ad urlare tanto da far spaventare anche il conducente. Non ero io, ero..chi sono io?

Una storia come le altre Where stories live. Discover now