7 - Un Bambino Felice

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George era un bambino felice.
Quel giorno aveva preso un buon voto in matematica, a pranzo aveva mangiato più del solito, visto che aveva più soldi degli altri giorni, poi rientrando a casa si era fermato a giocare con i suoi amici e un suo compagno di classe gli aveva pure regalato la sua bicicletta.
Non poteva andargli meglio la serata, o così pensava.

<< Visto che sei un bravo studente... >>

Gli disse sua madre quando mostrò fiero il compito.

<< ... stasera io e papà ti prepariamo una bella torta! >>

George era decisamente un bambino felice.

<< Grazie mamma! Grazie papà! >>

George andò in camera sua, si tolse le scarpe usando i piedi per calciarle via e accese la Switch per giocare, sdraiato sul letto con il cuscino sotto la pancia e una comica espressione concentrata sul volto mentre si dava da fare contro orde di nemici da affrontare con Link per poter arrivare al boss finale.
Era incredibile come la mente di un bambino potesse lasciarsi trasportare tanto da un semplice gioco, certo anche ad alcuni adulti poteva accadere di lasciarsi "rapire" da quelle avventure videoludiche, ma George si stava proprio addentrando in quel mondo come se fosse vero, rapito dalla trama e dagli scenari al punto che il tempo parve passare rapido come un Jolteon e non si accorse di ciò finché non fu il brontolio del suo stomaco a distratlo.
"Ehi! Mamma non m'ha chiamato!"
Forse aveva bussato e lui non l'aveva sentita, ma sua madre non bussava mai senza entrare a chiamarlo quando era ora di cena.
"Magari è presto."
Pensò, ma uno sguardo all'orologio gli fece cambiare idea, doveva indagare.
Scese dal letto e si mosse con passo felpato, come se nella sua piccola testa da bambino di dieci anni stesse venendo trasmesso un film di spionaggio che aveva visto e di cui era divenuto protagonista.
Fu solo quando aprì la porta che avvertì uno strano odore di bruciato e scese le scale rapidamente, magari sua madre aveva lasciato la torta in forno e lui l'avrebbe salvata come un eroe, non si accorse nemmeno di cosa aveva passato in salone, se non quando vide le fiamme.

<< Dra-aaaa... >>

Un ringhio possente giunse alle sue spalle, distraendolo dalla vista sconvolgente che era la cucina avvolta dalle fiamme che parevano bruciare e fondere anche il frigo e le piastrelle del pavimento.
George ci mise un po' a girarsi, era come incantato da quei lucenti colori e quel calore, non aveva mai visto un incendio ed era come paralizzato da un insieme di diverse emozioni, fra queste stupore, meraviglia e paura, quella paura istintiva che lo scuoteva dall'interno pur essendo di fronte ad una novità ed essendo un bambino curioso.
Ma doveva girarsi, i suoi genitori potevano aver bisogno di lui.
Ma anche alle sue spalle c'era il fuoco, che aveva iniziato a divorare il salone a partire dal grande tappeto che sembrava una pelliccia lunga e morbida e crescendo fino a bloccare le scale e la porta d'ingresso, era bloccato lì dentro, senza sapere dov'erano sua madre e suo padre e con qualcuno, o qualcosa, che aveva ringhiato come un mostro.
E un mostro era ciò che sembrava, quella sagoma che si muoveva lenta fra le fiamme, come se queste non potessero ferirla né bruciare il pelo e le piume che George scorse solo quando si trovò faccia a faccia con il Pokémon ed era impressionante. Si stagliava lì al centro della stanza, con il capo che quasi toccava il soffitto nonostante la belva tenesse il collo piegato e con gli occhi luminosi che lo scrutavano fissi, privi di pupille, ma colmi di un'emozione che il bambino parve comprendere subito: rabbia.

<< M-mamma? Papà? >>

Dov'erano i suoi genitori?
Perché non erano giunti a salvarlo dalle fiamme e da quel Pokémon cattivo?
Loro lo proteggevano sempre quando finiva nei guai perché i maestri erano cattivi e gli avevano promesso di non lasciarlo mai solo!

Pokémon - Brevi Storie InquietantiWhere stories live. Discover now