Sotto il cielo di Roma

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Non mi è mai piaciuta la pioggia,l'ho sempre odiata in realtà.
Fin da piccolo ho sempre creduto che la pioggia fosse simbolo di debolezza,una stupida metafora da paragonare alle lacrime.

Non mi è mai piaciuto piangere,forse per questo ho sempre odiato la pioggia.
L'ho sempre ritenuta una cosa da sfigati,perché mostrare i propri sentimenti se nessuno può risolverli?
Le lacrime per me sono sempre state estremamente affascinanti,quanto distruttive.
Non mentirò,piango molto spesso,mi piace farlo.
Per quanto lo odi,non riesco a farne a meno.
Non lo faccio davanti a nessuno però,l'ho fatto una volta,e non ho intenzione di replicarlo.

Oggi piove a Roma,ormai è da un settimana che va avanti,mi domando se il cielo sia triste.
Lo capirei.

Sono le 6 in punto,come ogni mattina mi alzo prima che suoni la sveglia della mia piccola Samantha.
Amo il fatto che abbia i miei lineamenti,non avrei potuto chiedere di meglio.
Preparo la colazione,faccio una doccia veloce per poi vestirmi.

Prendo la borsa da palestra con tutto il necessario,il fatto che nonostante tutto io sia rimasto ad insegnare latino americano mi fa felice.
Anche se forse quello è l'unico spiraglio di felicità che riesco ad intravedere.
Non fraintendetemi amo la mia vita,ma è come se mi mancasse qualcosa.
Avrei tanto voluto insegnare il latino a Samantha ma lei ha sempre preferito L'hip-hop e non mi pento di averle lasciato fare quello che voleva considerando come le luccicano gli occhi quando balla.

<<Hey Papà>>
Mi accorsi solo dopo della sua presenza.
<<Hey amore>>
La presi in braccio, per poi stamparle un bacio sulla fronte.
<<come stai?>>
<<bene tu?>>
Sorrisi.
<<bene dai>>
<<hai fame?>>
Annui,così la feci sedere, riempiendole la tazza con latte caldo e con dei coco pops,i suoi cereali preferiti.

Erano anche i suoi.

Scacciai quel pensiero,odiavo rimuginare sul passato,non faceva per me.
<<Papà sai che a scuola di ballo c'è un insegnante molto bravo?>>
<<ah si?>>
Mostrai interesse.
<<mh mh,è simpatico e balla anche molto bene>>
Aveva un sorriso dipinto sul volto quando ne parlava.
<<si comporta bene con te?>>
Annui.
<<molto,e poi è bello>>
La vidi arrossire.
<<ma davvero?più del tuo Papà?>>
Non sentendo risposta le rivolsi uno sguardo scioccato e a tratti offeso.
<<Hey!>>
Rise.
<<no, non più di te>>
<<ci mancherebbe>>
<<però è carino...>>
La solita Samantha,a soli 6 anni parlava già di ragazzi,non voglio immaginare quando sarà più grande.
<<e dimmi,come si chiama?>>
Le priorità.
<<si chiama C->>
La suoneria del mio telefono prese a squillare.
Chiara.
Alzai gli occhi al cielo,ci eravamo lasciati già da qualche mese ma nonostante ciò continuava a scrivermi.
Una cozza,ecco cos'era.
Vidi lo sguardo di Samantha rabbuiarsi,cosciente che quella al telefono fosse sua madre.
Il rapporto Madre e figlia tra loro non era spiccato più di tanto negli ultimi anni.
Uno dei motivi per cui lei aveva preferito me,del resto come biasimarla.
Rifiutai la chiamata,ero già frustrato quella mattina,di certo non volevo altre rotture di coglioni.
Vedendo l'orario finì in fretta e furia il mio succo,rigorosamente all'ace.
Dopo essermi assicurato che il pullman stesse arrivando,e che la bimba avesse tutto l'occorrente pronto salutai Samantha con un abbraccio,un innocuo occhiolino per poi prendere la mia giacca e uscire.

Che giornataccia.

A scuola di ballo non era il massimo,i ragazzi non erano dell'umore,in più ci si mettevano anche le bollette a rompere.
Odiavo tutte queste responsabilità.

A volte vorrei tornare quel ragazzino spensierato che non aveva paura di nulla.

Quasi di nulla.

Non dovrei rimpiangere gli anni passati,me ne rendo conto,sono un uomo adulto,con una splendida bambina e con un buon lavoro,il lavoro dei miei sogni.

Allora perché non sono felice?

Sento come se mi mancasse qualcosa,e forse dentro di me so perfettamente cosa sia,solo che non voglio accettarlo.
Non l'ho mai voluto,forse non lo vorrò mai.

Mentre aspetto il prossimo turno,Miriam,una mia collega mi si avvicina.
<<Hey Matti>>
<<Hey>>
<<come sta andando?>>
Non fare domande a cui sai già la risposta.
<<come sempre,perchè?>>
Vai dritta al punto Miriam.
<<niente niente,è solo che ti vedo un pò spento nell'ultimo periodo>>
Ecco lo sapevo.
<<Miriam->>
<<Matti per favore...tutti noi abbiamo capito che c'è qualcosa che non va>>
<<persino Francesco,e sai che lui non spicca di intelligenza>>
Giusto.
<<vorremmo solo aiutarti>>
Nessuno di voi può,nessuno tranne lui.
<<Miriam sul serio,sto bene,sono solo un po' frustrato per le bollette>>
<<siamo quasi al verde e se non riprendiamo al più presto rischiamo di andare in bancarotta>>
Non fiatò,non diceva nulla,ascoltava.
<<in più nell'ultimo periodo Chiara sta continuando a scrivermi>>
<<è assillante,sembra non voler accettare la nostra rottura>>
Ero a conoscenza della rabbia di Chiara,in fondo l'avevo lasciata senza un valido motivo,almeno per lei.
Non l'avevo mai amata,almeno così gli dissi.
Sapevo di essere stato pesante,brutale e senza un minimo di empatia,ma era la cosa giusta da fare,così mi ripetevo.
Ho sempre avuto paura del mio futuro,come lei d'altronde,forse credevo che stando con una come lei,così tanto diversa dal mio tipo ideale,sarei stato bene con me stesso,appunto credevo.
E sapevo che lei la pensasse come me,sapeva anche lei che non eravamo fatti per stare insieme.
Ma non lo accettava,non accettava la realtà.
La realtà dei fatti,un pò come me d'altronde.
Forse quella era l'unica cosa che ci accomunava.
<<mi dispiace molto Matti,vedrai che capirà>>
Si come no.
<<già...lo spero>>
Stessi dispiaceri,motivazioni diverse.
<<ora è meglio che torni dai ragazzi,per qualunque cosa sai che ci sono>>
La ringraziai,Miriam era una delle poche che credeva ancora in me.
Forse l'unica.
Ma a me andava bene così,non ho avuto coraggio,mai nella vita.
E queste erano le conseguenze.

Cazzo.

Spero che almeno a lui stia andando bene.


-A

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