«Al posto di gemere e tirare dei gridolii, perché non ti impegni a soffrire come si deve?» rise colpendomi una terza volta «Non c'è molto gusto così» mise il broncio. Dopodiché alzò la testa e chiuse gli occhi «Papà, lo so che sei dietro la porta. Vuoi andartene definitivamente o entro e ti godi lo spettacolo?» mi guardò e i suoi occhi erano nuovamente cupi. Vuoti. Senza nulla. Non esprimeva nulla. 
Non che fino a quel momento desse segni di essere una persona con dei sentimenti, ma era di nuovo un pozzo senza fondo.

Che fosse l'oblio quello che si leggeva nei suoi occhi?

Sentì la porta aprirsi e dei passi pesanti avanzare.
I ricordi di quello che aveva fatto a Manuel mi piombarono davanti come immagini vivide e troppo forti da ricordare senza avere una sensazione di sconforto.

«Noah, se vuoi che questo moccioso ti risponda, devi usare più forza» gli prese il teaser dalle mani e senza dare spiegazioni, lo schiacciò contro la mia pancia.

In quel momento non capivo più se mi facesse più male il teaser che era premuto con troppa forza o l'elettricità che si scagliava contro la mia pelle.
Sapevo solo che trattenere le mie urla disperate era inutile.

Erano uno più disumano dell'altro, ma alla fine non c'è la feci. Michael non accennava a staccare quel coso da me. Avrebbe continuato finché non avessi parlato e la cosa era abbastanza ovvia.

«Ti prego» dissi tra le urla «Basta!» Supplicai ansimando e sperando che la smettesse, ma lui alleggerì solo la pressione e ghignava.
Non capivo il perché. Aveva vinto. Avevo parlato. L'avevo pregato.

Non era questo che voleva? Non è questo che vogliono i sadici psicopatici?

D'un tratto, si alzò e si avvicinò al muro che notai solo li essere pieno di oggetti di cui non volevo sapere gli utilizzi.

Io, nel mentre, gemevo e ansimavo dolorante. Avevo il respiro così pesante da avere male anche nel respirare. Sembrava una tortura fare anche quello, anche se serve per vivere.

Tornò qualche istante dopo con un frustino per cavalli, o almeno mi sembrava quello.

Iniziò a frustarmi ovunque, soffermandosi di più sui capezzoli e sull'interno coscia.

Fortunatamente non faceva male come quello che avevo provato prima, ma era ugualmente fastidioso e il mio corpo stava cedendo.

Gemevo di dolore ad ogni colpo e strinsi i denti tutto il tempo. Li strinsi così tanto che mi sembrava di essermi ormai rotto ogni dente presente nella mia bocca.
La mia gola, intanto, mi bruciava per lo sforzo e le continue urla.

Potevo scommettere di essere in uno stato pietoso, ma a Michael non sembrava fregare qualcosa, anzi, sembrava piuttosto compiaciuto e felice del suo lavoro.
Tant'è che si dava il cambio tra teaser e frustino.

Era divertito. 
Io non lo ero.
E il viso inespressivo di Noah non mi dava supporto. Non lo capivo e non ci tenevo a capirlo.

«Ti prego...» Ansimai gemendo dal dolore che avevo ovunque «Vedi Noah? Si piegano tutti» diede un colpetto alla spalla di Noah, facendolo risvegliare dal suo stato trans. Mi guardò e annuì semplicemente. 

Proprio mentre pensavo che avesse finalmente finito la sua tortura, mi colpì col frustino. «Basta, ti prego!» urlai piagnucolando.

Mi faceva male ogni centimetro del mio corpo e potrei giurare di sentirmi andare a fuoco. «Sta zitto» si limitò a sputare fuori dalla sua bocca queste semplici parole, colpendomi un'altra volta.

Fino a quel momento non avevo pianto. Avevo ricacciato indietro le lacrime e stretto gli occhi ogni volta che sembrava impossibile trattenere, ma in quel momento stavo cedendo.

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